ANCONA – Dopo 23 anni, i tentativi di riconoscimento della qualità dell’olio prodotto nelle Marche, attraverso una prestigiosa certificazione, raggiungono il traguardo atteso: il 17 dicembre la Commissione europea ha pubblicato sulla Gazzetta Ue la richiesta del Consorzio Marche Extravergine per ottenere il marchio Igp Olio “Marche”.

Entro tre mesi, se non perverranno opposizioni da parte di altri Stati membri o Paesi terzi, verrà definitivamente adottato il regolamento di iscrizione dell’Igp nel registro europeo delle indicazioni geografiche. L’olio “Marche” verrà riconosciuto come un’eccellenza agricola e alimentare europea.

Con lo 0,4% di acidità massima e la presenza di polifenoli nella misura di 200 mg/kg, si pone al top tra i 45 oli italiani già registrati: 42 Dop (Denominazione d’origine protetta) e 3 Igp (Indicazione geografica protetta).

Il punto è stato fatto nel corso di una conferenza stampa, in Regione, alla quale hanno partecipato l’assessore all’Agricoltura Anna Casini, i rappresentanti del Consorzio e numerosi produttori oleicoli. “Chiudiamo l’anno con la tragedia del terremoto, ripartiamo con la speranza per il futuro – ha commentato l’assessore Casini – Una cosa grandissima che si aspettava da tempo, è arrivata anche in un momento particolare per la nostra regione”. Si puntava alla registrazione di più Dop, ma l’ipotesi è stata subito accantonata in quanto le Marche rappresentano appena lo 0,5-0,7% della produzione oleicola nazionale. Non possono affrontare le sfide del mercato globale presentandosi divise in tanti piccoli marchi, per cui si è scelta la via dell’Igp, “che non va vista come un ripiego, ma come una scelta consapevole, in quanto strumento più adatto alla nostra realtà produttiva. Ogni varietà di oliva (cultivar) potrà esaltare le proprie particolari specificità”, ha detto l’assessore.

“L’Igp è un prodotto valido per le Marche perché abbiamo circa 24 cultivar; era fatica assemblare il tutto in una Dop – ha sottolineato Antonio Di Maio, presidente del Consorzio – Abbiamo seguito una strategia che guarda avanti. Questo risultato valorizza le Marche perché puntiamo su un prodotto tipico della nostra regione”. Di un punto di partenza per qualificare le Marche agricole a livello internazionale, dove il mercato consuma solo il 3% di olio d’oliva, quindi con possibilità di crescita esponenziali, se si lavora su logiche di filiera, hanno parlato i vari rappresentanti presenti all’incontro. La strada è tracciata, hanno detto, dal riconoscimento che assegna alle Marche la qualifica di regione produttrice di un olio di qualità certificato. L’indicazione Igp “Marche” è riservata all’olio extravergine ottenuto da olive prodotte in una zona che comprende circa il 76% del territorio marchigiano, idoneo a garantire produzioni con le caratteristiche qualitative previste. Di colore “giallo/verde”, è un olio caratterizzato da un fruttato medio, verde, amaro, piccante medio, con piccole oscillazioni verso l’intenso o verso il leggero, legate a parametri agronomici, tecnologici e all’annata. Il fruttato è caratterizzato da note erbacee fresche, accompagnate da un tipico sentore di erba, a sua volta accompagnato o sostituito da sentori di mandorla e/o carciofo, in funzione della componente varietale prevalente.

Le varietà di oliva che concorrono, in maniera predominante, all’Igp “Marche” sono dodici, di cui dieci autoctone (Ascolana tenera, Carboncella, Coroncina, Mignola, Orbetana, Piantone di Falerone, Piantone di Mogliano, Raggia/Raggiola, Rosciola dei Colli Esini e Sargano di Fermo) e due (Frantoio e Leccino) coltivate sul territorio regionale da circa un secolo.

L’olio extravergine “Marche” va commercializzato con, in etichetta, il simbolo europeo Igp. Tutte le fasi di produzione (coltivazione, raccolta e oleificazione) devono avvenire nella zona geografica delimitata. In controtendenza rispetto ad altre colture marchigiane, l’olivo ha conosciuto, negli ultimi 30 anni un’espansione, passando da circa 6.500 ettari dei primi anni ’80 ai 13.515 del 2010 (dati Istat).

Le aziende olivicole marchigiane (ultimo censimento) sono 25.458 – di cui 1.474 biologiche – sulle complessive 44.866. Non tutte le 25mila sono specializzate, ma tutte hanno l’olivo presente nei poderi, connotando in maniera peculiare il paesaggio agrario e rurale delle Marche.

La produzione, in considerazione della forte alternanza che caratterizza questa coltura, oscilla mediamente tra i 250 mila e i 350 mila quintali di olive raccolte e tra i 35 mila e i 50 mila quintali di olio. Significativo anche il numero dei frantoi: 156 (nel 201), pari a circa il 3% del totale nazionale.


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