L’unione fa la forza non è solo un proverbio, diventa emblematico in questo momento storico che stanno vivendo i comuni colpiti dal sisma.

Arquata, Accumoli e Amatrice vivono le stesse difficoltà, gli stessi intoppi burocratici, le stesse paure e incertezze del futuro.

Immaginare un collegamento tra questi comuni di montagna è imprescindibile. Ripartire insieme, potrebbe significare ripartire meglio.

Quali sono le peculiarità di questi paesi?

Come poter agevolare una stretta correlazione?

Come creare un progetto che dia la possibilità di esprimere le potenzialità e far conoscere tutto quello che caratterizza questi luoghi?

I paesi di montagna vivono uno spopolamento a causa di diversi fattori. Dopo un evento tragico come quello del terremoto, occorre pensare a lungo termine.

Non basterà garantire le casette di legno, non serviranno dormitori, se intorno non c’è più relazione sociale, se si sono persi quei punti di riferimento forse banali, ma legati alla vita del paese.

La promessa di centri di aggregazione e di intrattenimento deve dar luogo ad attività reali, concrete, che diano slancio al territorio.

Le peculiarità di Arquata sono diverse e completamente in simbiosi con la storia dei suoi paesi.

Ora, che la maggior parte delle frazioni è stata danneggiata, ferita, distrutta dimenticare cosa le distingueva e le raccontava sarebbe come compiere un atroce delitto.

La storia di un comune rappresenta decenni di sacrifici, di impegno, di esperimenti. Arquata aveva dentro di sé un’anima, snaturarla potrebbe voler dire mettere fine alla sua rinascita.

 

AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO

Quei castagneti immensi passati da generazione a generazione, l’agricoltura e l’allevamento che rappresentano ancora un punto cardine dello sviluppo economico di Arquata.

La tradizione enogastronomica di Arquata ha radici ben salde e prodotti di elevata qualità.

Le castagne, le patate, la lenticchia, i fagioli, sono alcune delle produzioni di eccellenza, e stavano cominciando ad emergere le prime realtà di miele e di vino Pecorino, che ritrova la sua origine proprio nel cuore di Arquata.

L’allevamento di mucche e pecore esiste da tempo immemorabile e si sposa perfettamente nell’ambiente naturale di pascoli rigogliosi che danno vita a un formaggio pecorino eccezionale.

 

LEGGENDE E RIEVOCAZIONI

Tutte le rievocazioni, le leggende, le storie, devono confluire in un grande progetto.

Si dovrebbe partire dalle scuole, coinvolgendo i più piccoli in un grande processo di riconoscimento identitario.

Sono tradizioni locali che non devono perdersi tra le macerie, ma prendere maggiore forza estendendosi a un pubblico ancora più vasto.

Ogni paese di Arquata propone da sempre una storia, un vero spettacolo a cielo aperto, un libro di tante pagine, che fa sognare.

 

PROGETTI SOCIALI

La cultura e le bellezze storico-artistiche di Arquata sono necessarie per la ripartenza della valorizzazione del territorio.

Nei centri di aggregazione proposti, sarebbe interessante riconoscere un servizio fruibile per chiunque voglia conoscere la storia di Arquata.

In questo modo, si potrebbero intrecciare relazioni sociali e scambi culturali al fine di promuovere quello che del territorio di Arquata si conosceva, o di quello che non si conosceva affatto.

 

NATURA

La bellezza naturalistica e paesaggistica di Arquata deve essere alimentata da un progetto di reale rivalutazione.

Organizzare passeggiate ecologiche sui vari sentieri, permettendo anche ai turisti di percorrerli a piedi oppure in bicicletta.

Utilizzare le guide naturalistiche del luogo, per offrire una maggiore consapevolezza del territorio, che siano in grado di fornire informazioni sulla vegetazione che si incontra lungo la passeggiata.

 

Sarebbe opportuno che rimanga ad Arquata e agli arquatani la decisione di come gestire il territorio dove si è deciso di rimanere, credo così come per Amatrice e Accumoli.

Sarà difficile, ma sarà come dovrà essere. Perché è solo in ogni abitante di quei territori che si cela la storia di decenni, solo chi l’ha vissuta in prima persona e attraverso le parole e gli sguardi di chi li ha preceduti può arrogarsi il diritto di capire quale sia la cosa giusta.

Gli aiuti esterni, le decisioni che spettano a chi ne ha la facoltà sono indispensabili per coordinare questo immenso lavoro, ma la voce di chi ha scelto di ritornare ad Arquata, ad Accumoli, ad Amatrice deve diventare così forte da sentirne l’eco.

Potrebbe essere arrivato il riscatto per questi territori e a dettare le linee guida saranno quei “montanari tosti”.

 

 


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