MACERATA – Strategia dell’abbandono. Non sono in pochi oramai ad adoperare questa definizione per indicare cosa sta avvenendo nell’Appennino Centrale a seguito delle scosse di terremoto iniziate lo scorso 24 agosto. Un abbandono che avviene in parte per volontà, in parte per necessità. A tal proposito proponiamo di seguito un passaggio audio di Wu Ming 1, pseudonimo dello scrittore Roberto Bui, il quale, venerdì 3 febbraio, al centro sociale “Sisma” di Macerata, ha presentato il suo libro “Un viaggio che non promettiamo breve“, incentrato sulle vicende della Val Susa e del movimento No Tav.

Durante l’incontro, ovviamente, si è anche parlato della questione del terremoto, e riteniamo molto interessanti le parole di Wu Ming 1 in merito alla cosiddetta “strategia dell’abbandono“, che secondo Wu Ming 1 “va ben oltre la politica delle grandi opere e della cementificazione: se si fa di tutto affinché un territorio venga abbandonato, vuol dire che di quel territorio avrai mano libera per fare quel che si vuole, ad esempio farci passare strutture impattanti, di fare qualunque cosa: imporre un modello di sviluppo che non è quello desiderato dagli attuali abitanti”.

“La strategia dell’abbandono è declinata con la stessa strategia del dire che un territorio è perso. Cambia la premessa, qui non si sta dicendo che il territorio è stato talmente tanto aggredito da averlo perso, ma passano discorsi più subdoli. Si dice: Ricostruire lì è un casino. Il terremoto diventa la scusa per far passare il tipo di discorso che altrove vanno usando per realizzare pesanti infrastrutture nel territorio, ma il risultato è lo stesso” ha continuato.

“Anche non volendo – perché non è questione di volontà del singolo politico – ma questo è il funzionamento automatico del sistema, che fa dire: Ma perché volete rimanere ad abitare da quelle parti lì, in questi villaggetti… vi facciamo andare ad abitare da un’altra parte e lì non ci dobbiamo preoccupare di garantire i servizi per due montanari con tre vacche. A quel punto quel territorio diventa preda di qualsiasi speculazione e aggressione. Per questo le grandi opere che hanno aggredito le montagne in questi decenni di pseudo sviluppo, lo hanno fatto dove in precedenza si era avuto un allentamento del presidio degli abitanti, perché zone di emigrazione e spopolate. In una zona già indebolita dallo spopolamento e dall’invecchiamento è più difficile che si sviluppino resistenze a un’aggressione. La strategia dell’abbandono diventa una premessa sistemica a nuove aggressioni del territorio” ha concluso Wu Ming 1.

Di seguito la registrazione audio che parte in automatico dal momento in cui si parla di “strategia dell’abbandono”.


Copyright © 2024 Riviera Oggi, riproduzione riservata.