ROMA – Pesa anche l’effetto terremoto, che ha colpito un territorio rurale, sul calo congiunturale fatto registrare dall’agricoltura, in controtendenza con gli altri settori e all’andamento generale.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la stima provvisoria del Pil nell’ultimo trimestre del 2016 divulgata dall’Istat. Sono migliaia le aziende agricole nei territori terremotati dei comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo dove c’è una significativa presenza di allevamenti con oltre 100mila animali tra mucche, pecore e maiali, secondo una stima della Coldiretti che sottolinea anche la presenza di un fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo.

“Il crollo di stalle, fienili, caseifici e la strage di animali hanno limitato l’attività produttiva nelle campagne mentre lo spopolamento ha ridotte le opportunità di mercato per i prodotti che si sono salvati dalle scosse che continuano a stressare peraltro – precisa la Coldiretti – anche gli animali con le mucche e le pecore che hanno ridotto di almeno il 30% la produzione di latte e si moltiplicano gli aborti anche perché spesso sono costrette a vivere in molti casi all’aperto dal crollo delle stalle”.

“Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento” ha precisato Moncalvo nel sottolineare l’esigenza che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”.


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