ANCONA – Dopo le scosse, una bomba: ovviamente figurativa, ma l’audio del Commissario Straordinario per la Ricostruzione, Vasco Errani, pubblicato da Panorama (clicca qui) rappresenta davvero uno spartiacque nella (non) ricostruzione seguente al terremoto. Parole, quelle di Errani, pronunciate in una riunione coi sindaci, ad Ancona lo scorso 15 febbraio, alla presenza del presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli.
Dichiarazioni che in qualche modo confermano i nostri dubbi anche riguardo le parole pronunciate dal responsabile dell’Ufficio per la Ricostruzione delle Marche, Cesare Spuri (leggi qui “Il terremoto dell’austerità” e qui intervista a Spuri: “La Regione Marche acquisterà appartamenti. Casette in ritardo? Ci vuole tempo“).
Di seguito il testo dell’audio pubblicato da Panorama.
“E perché da questo punto di vista rischiamo di fare solo caos, e contro caos. Bisogna darsi una governance totalmente differente, che è un punto all’ordine del giorno di questa riunione perché forse andava messo al primo punto, giustamente. Perché non c’è dubbio che abbiamo avuto quattro terremoti, la dimensione è stratosferica, tutto ciò, tuttavia, che è vero, e che è fondamentale, non risolve il fatto che non riusciamo ad andare avanti su alcune cose.
Macerie, stalle, casette: questa non è ricostruzione, non è ricostruzione. Questa è la gestione dell’emergenza.
Bisogna cambiare. Cambiare. E bisogna dare e fare un’altra governance, sennò non ce la faremo. Non mi interessano le polemiche sui giornali e tutto il resto, non mi interessa niente. Ma non esiste il fatto che per cominciare a fare le casette, che non è ciò che devo fare io, si attenda di avere il fabbisogno definitivo di tutte le casette. Non esiste che per fare le stalle bisogna metterci tutto questo tempo, non esiste.
Ora, nel decreto, ci sono alcune cose che rispondono anche a questo problema. Anche i sindaci possono diventare stazione appaltante per il provvisorio, per le casette, per il commercio. Ma bisogna darsi un’organizzazione, e a livello provinciale, e nelle unioni montane. Decidiamo, decidetelo. A me va bene a, b e c: l’importante è che sia efficace ed efficiente.
L’importante è che tutte le volte che da adesso in avanti va fatta un’ordinanza, prima si riesca in questi luoghi a parlarne. Non sto dando la colpa a nessuno, qui ragazzi sto dicendo che c’è un problema, sto… qui ragazzi non giochiamo a ping pong. Qui bisogna che ci diamo un’organizzazione, s’era deciso a Civitanova Marche noi l’abbiamo fatta, sennò non riusciamo a rispondere ai problemi.
Avevate detto che erano riunioni montane, perché non esiste la centralizzazione della ricostruzione, si ricostruisce solo nel territorio. Tutto l’impianto, e adesso vorrei che parlasse anche la Protezione Civile e anche il Presidente della Regione, tutto l’impianto non è centralizzato, già da ora non è centralizzato, non è centralizzato.
Non è che ci fossero dei chiarimenti da questo punto di vista, dobbiamo darci dei luoghi dove in un gruppo si riesce a discutere e a risolvere i problemi, questa è l’unica soluzione che abbiamo per andare oltre a questo livello di discussione”.
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E questo è il Commissario straordinario per il post-terremoto!!!
Ma chi ti ci ha messo? Sei stato fallimentare come commissario straordinario del post-terremoto dell’Emilia dove moltissimi sono ancora nei container e la ricostruzione ancora non si vede, e ti hanno premiato con il nuovo incarico!!
A sei mesi dal primo terremoto il sig. Errani si è accorto che non si fa nulla.
E’ già un primo passo…
Dando spazio di azione alle amministrazioni, alle imprese locali (ferme anche loro da sei mesi) ed ai professionisti che passano il tempo a rincorrere regole e decreti (quelli sì oggetto di attività febbrile) si potevano almeno avviare le opere relative agli edifici danneggiati ma che mantengono le caratteristiche originarie.
Bastava una documentazione fotografica, un computo metrico secondo il prezzario già adottato ed il progetto adeguato alla normativa antisismica nel rispetto alle solite normative edilizie ed alle responsabilità dei professionisti.
L’irriguardoso distacco fra l’amministrare un evento ed il viverlo personalmente si è subito notato. Non si trattano le persone a colpi di ordinanze e decreti legge come fossero bambini inetti mentre invece sono uomini e donne con cultura, competenze professionali ed esperienze sul territorio maturate in vite di lavoro spesso faticoso. Non le si è volute coinvolgere nè ascoltare nemmeno quando chiedevano solo un minimo di rispetto. Eppure avevano ragione.
Ora ci si chiede se, al ritmo attuale, non si faceva prima a costruire case in muratura coinvolgendo uomini, mezzi e materiali locali anziché stare ad aspettare delle “casette” che non paiono concorrenziali nemmeno sotto il profilo prezzi.
Infine: A chi spetta ritirare le zone rosse e quando si pensa che ciò possa avvenire? E’ di lì che parte (forse) la ricostruzione.
Michele Trave