OFFIDA – Oggi pomeriggio, venerdì 24 febbraio, Offida è teatro del il tradizionale appuntamento di carnevale con “Lu Bov Fint”. Di seguito una descrizione storica dell’evento dal sito del Comune di Offida. Nel pomeriggio foto e video da Piazza del Popolo e dintorni.

A caratterizzare il Carnevale offidano è la manifestazione de “Lu Bov Fint”, consistente in una farsesca caccia ad un bue oggi finto, ieri vero.

Si tratta di una manifestazione che, nonostante l’incalzare dei tempi moderni e l’industrializzazione del divertimento, conserva integra la propria identità, mantenendo una sana impronta di creatività popolare.

Nell’attuale struttura del Carnevale, essa si inserisce tra i veglionissimi d’apertura, il giovedì grasso e i vari carnasciali che terminano con lo spegnersi dell’ultima favilla dei resti dei “Vlurd”.

Il venerdì grasso, fin dalle prime ore del pomeriggio, un finto bove, costituito da intelaiatura in legno e ferro, rivestita di panno, ed è portato da agili uomini che lo conducono per le vie del paese.

Segue una folla di giovani con indosso una veste bianca detta “guazzarò” (una volta, uniforme di campagna).Quella del Bove Finto è una caccia al bove, una sorta di corrida, in cui però l’animale non combatte contro un singolo individuo, ma contro tutti.

 A ritmo serrato, il bove viene istigato da urla e schiamazzi di centinaia di persone sfrenate.
Gli abili portatori guidano i movimenti dell’animale, ampie giravolte, corse e incornate in cui viene espressa la furia dell’animale.

Lo spettacolo è avvincente e non senza momenti di panico provocati dall’ebbrezza del vino che scorre in abbondanza durante la festa.IAll’imbrunire il bove viene simbolicamente ucciso facendo toccare le corna dello stesso sulla colonna del municipio che ancora oggi reca il gancio su cui veniva legato il bue, in passato, quando era vero.

Successivamente viene portato in processione per le vie del paese come trofeo, con il sottofondo musicale di Addio Ninetta Addio (inno ufficiale del carnevale offidano).

Le storie locali dicono poco o nulla sulle origini di questa singolare manifestazione; per alcuni essa è la rievocazione di antiche corride introdotte dagli Spagnoli in occasione della loro dominazione in Italia; per altri si tratta, invece, della rappresentazione di un’antica usanza finalizzata ad allietare le mense dei poveri nell’ultimo giorno di Carnevale, consistente nel mettere a disposizione la carne di un bue precedentemente cacciato e mattato.

– È certo che fino al 1819 il bue era vero come attestato da due note, indirizzate al gonfaloniere di 0ffida da parte della Direzione di Polizia della Delegazione Apostolica di Ascoli Piceno, di cui si riporta il testo.

“S. E. lll.ma Monsignor Delegato Apostolico accorda che costà venga eseguita a seconda della di Lei richiesta la caccia del bue pel solo giorno del 22 o 23 così osservati i soliti regolamenti di sanità e polizia, cioè che debba essere il bue mattato entro lo spazio di due ore finita la caccia e che la brigata dei carabinieri sorvegli sulla pubblica piazza perché non accada inconveniente alcuno. Tanto mi fò sollecito di comunicare a V. 5. lll.ma e con distinta stima porre”. 
Ascoli Piceno, 22 gennaio 1819.
”Ha Sua Eccellenza lll.ma accordato che in codesto Comune entro il Carnevale per una notte abbia luogo la caccia al bue, osservate però le consuete prescrizioni sanitarie e politiche in conformità dell’antecedente concessione e prevenendone a tempo debito il Sig. Governatore locale. Sono con distinta stima”. 
Il Direttore Provinciale – Ascoli Piceno, 12 Febbraio 1819.


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