ACCUOMOLI – Inchiesta sul crollo del campanile di Accumoli a causa del sisma di agosto 2016. Perse la vita un’intera famiglia: Andrea e Graziella Tuccio, con i due piccoli figli Stefano e Riccardo. La Procura di Rieti ha iscritto nel registro degli indagati 15 persone fra cui il vescovo e il sindaco (per omicidio colposo e disastro colposo).

Il sindaco di Accumoli, a Rai News, però afferma: “Ad oggi non è arrivato nessun atto, abbiamo appreso la notizia dalla stampa. Non risulta neanche quello che riporterebbe una lettera del Monsignor Delio Lucarelli, Vescovo di Rieti nel 2010”.

Il primo cittadino fa riferimento a una lettera (risalente a marzo 2010) scritta dal Vescovo dell’epoca, Monsignor Delio Lucarelli riportata da ‘la Repubblica’. Una lettera indirizzata al sindaco Stefano Petrucci e all’allora Commissario delegato del sisma post 97, in cui annunciava che erano stati effettuati dei lavori alla Chiesa a seguito forte sisma dell’Aquila: “Abbiamo dato corso a interventi di messa in sicurezza per l’eliminazione del pericolo – si legge – e atti a dare fruibilità al complesso parrocchiale”.

Secondo i Carabinieri del Nucleo Investigativo e i Finanzieri della Tributaria, gli interventi in questione erano del tutto inutili. Avevano semplicemente applicato due staffe di ferro su una pietra che si stava staccando, senza neanche aver presentato un progetti approvato dal Genio Civile e senza le autorizzazioni edilizie necessarie. Ma grazie alle pressioni del vescovo la chiesa riaprì ai fedeli.

Infatti dopo il sisma, che colpì il capoluogo abruzzese, era stata emessa un’ordinanza di sgombero della struttura. La relazione del Genio Civile (redatta dopo due sopralluoghi) parlava chiaro: c’erano segni di cedimento. Il primo cittadino revocò quell’ordinanza di sgombero – proprio a seguito della lettera – senza nemmeno verificare cosa fosse stato fatto al campanile. Gli investigatori, in base alla prima sintesi di indagine, che ha preso in esame anche la missiva dell’alto prelato, stanno indagando su 15 persone: anche sui tecnici che hanno lavorato sui progetti di miglioramento sismico finanziati con fondi pubblici, un impresario e un ingegnere. Qualcuno dovrà rispondere pure di truffa ai danni dello stato.


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