ACCUMOLI – Una famiglia distrutta. Quel tragico 24 agosto, alle ore 3:36. La terra trema, sussulta sulle due sponde dell’Appennino. Quasi per una macabra fatalità, la montagna falcia vite in tre paesi che iniziano tutti con la stessa lettera, quella A che sta anche per inizio di una sequenza sismica che proseguirà nei mesi successivi. Quasi 300 morti tra Amatrice e Accumoli, nel Lazio, e Arquata, nelle Marche.

Ad Accumoli, epicentro del terremoto, le frazioni subiscono danni e registrano numerose vittime. Sembra salvarsi il capoluogo cittadino, dove le abitazioni riportano dei danni ma non si registrano crolli distruttivi. Con una eccezione: il campanile della Chiesa di San Francesco. Che viene giù, violentemente. E si schianta contro la camera da letto dove dormivano, quella sera, Andrea Tuccio, 34 anni, lavoratore nel settore dell’edilizia, Graziella Torroni, sua moglie, casalinga, e due bambini, Stefano, di 8 anni, e Riccardo, di appena 8 mesi. Per loro, purtroppo, l’impatto è mortale.

Sono le uniche vittime di Accumoli capoluogo.

Perché solo quel campanile è crollato? Si apre immediatamente una inchiesta giudiziaria (clicca qui il Corriere.it del 28 agosto 2016): è stato il caso avverso, o c’è dell’altro? Perché vi era stata, negli anni precedenti, una elargizione di fondi a favore della ristrutturazione proprio del campanile. Sky Tg24 scrive: “Aperto un fascicolo sul campanile di Accumoli: i soldi stanziati per consolidarlo sarebbero stati usati per migliorie alla chiesa”. Migliorie?

Di questo si preoccupa adesso la famiglia Tuccio, e precisamente la sorella, Catia, e il fratello Massimiliano. Catia vive ad Ascoli e il lutto del 24 agosto è incancellabile, tanto più se provocato da eventuali negligenze che devono essere ancora dimostrate: “Non veniamo informati di nulla. Sappiamo che è stato aperto un fascicolo d’inchiesta e che ci sarebbero 15 indagati, ma non sappiamo neppure se ci sono stati degli avvisi di garanzia” spiega a PicenoOggi.it.

Vorremmo sapere se i lavori di messa a norma del campanile sono stati eseguiti come dovevano oppure no” dice Catia Tuccio, “quel campanile aveva molte lesioni già prima del terremoto”. Una ferita insanabile, quella che è costata la vita a quattro persone di cui due bimbi innocenti. Una ferita però che rischia di essere aggravata dal rischio dell’oblio: “Dalla Diocesi di Rieti non abbiamo avuto nessun contatto, nessuno ci ha nemmeno parlato dopo la tragedia” continua Catia, “ho una mamma malata di tumore da sei anni e non abbiamo ricevuto accoglienza da nessuno, l’abbiamo dovuta trasferire in una Casa di Accoglienza a Rieti”. Per contro la famiglia Tuccio ringrazia “il sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci, che per qualcuno sarebbe tra gli indagati per il crollo del campanile ma che con noi è sempre stato gentilissimo e premuroso”.


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