ROMA – ​Sono quasi 600mila le imprese italiane condotte da under 35 che dinanzi alla crisi si sono messi in proprio e hanno raggiunto l’autonomia, tanto da garantire all’Italia la leadership in Europa per numero di attività imprenditoriali condotte da giovani nel 2016. Ad affermarlo è un’analisi Coldiretti in merito allo studio della Fondazione Visentini secondo il quale per diventare autonomi i giovani italiani ci mettono sempre di più con l’età del distacco da casa oggi salito a 38 anni ma che potrebbe arrivare nel 2020 addirittura a 50.

“Di fronte a questa situazione di disagio nel 2016 – sottolinea la Coldiretti – si registra un saldo positivo con la nascita di circa 90mila nuove imprese giovani a fronte delle quasi 40mila che, nello stesso periodo, hanno chiuso i battenti, sulla base dei dati Movimprese relativi ai primi nove mesi”.

“In altre parole i giovani italiani sono stati i più intraprendenti dell’Unione Europea grazie all’apertura di circa 325 imprese al giorno con il risultato che – continua la Coldiretti – quasi una nuova impresa su tre (31,1%) è stata aperta da giovani nel primi nove mesi del 2016.  E’ significativo peraltro il fatto che dal punto di vista territoriale, in questo periodo, il maggior numero di nuove imprese giovanili – precisa la Coldiretti – sia nato nel mezzogiorno (34.334) seguito dal nord ovest (21.611), dal centro (18.064) e dal nord est (13.937)”.

“La presenza dei giovani – sottolinea la Coldiretti – si concentra nelle piccole medie imprese (PMI) che peraltro rappresentano il 99,9% del totale delle imprese in Italia e il 99,8% del totale delle imprese nell’Unione Europea. In Italia i giovani i sotto i 40 anni ne guidano 1.155.000 imprese, il maggior numero in Europa davanti al Regno Unito con 990.100, alla Polonia (988.200), la Romania (902.200), la Spagna (691.100), la Francia (568.900) e la Germania (511.400) su un totale di 24.889.700 presenti nell’Unione Europea per una incidenza del 30%. In Italia dunque i giovani alla guida di imprese – conclude la Coldiretti – sono il doppio che in Germania”.


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