ASCOLI PICENO – Prima giornata del campionato di serie A stagione 1986/87,  l’Ascoli di Costantino Rozzi, guidato dall’allenatore Aldo Sensibile batte per una rete a zero il Milan di Nils Liedholm, alla prima di Silvio Berlusconi da Presidente dei rossoneri, con uno spettacolare gol di Barbuti.

Aldo Sensibile all’epoca era l’allenatore dei bianconeri viene ricordato da tutti come un grande allenatore e anche come ottimo talent scout. Proprio lui infatti portò il centravanti Barbuti nel Piceno, questo e non solo ci racconta in un’esclusiva intervista per Piceno Oggi. ” Sono arrivato con Brenna allenatore, rimasto con Bosckov e ritornato con Sonetti come Direttore Sportivo – cosi riassume i suoi anni ascolani –  5 anni ad Ascoli ma anche Civitanovese, Sambenedettese e Vis Pesaro, ho lasciato il cuore nelle Marche e ho molti amici qui.”

Sensibile arriva ad Ascoli nel 1976 insieme a  mister Renna, come vice, nella stagione che porta i bianconeri nella massima serie, rimanendo fino al 1979. Torna ad Ascoli nel 1985 , i bianconeri militano in serie B, il direttore tecnico è  Vujadin Boskov, il  tecnico jugoslavo aveva già allenato il Real Madrid prima di approdare in Italia:” Fui contattato da Rozzi che voleva che io tornassi ad Ascoli – racconta Sensibile –  mi portò al ristorante i Tre Archi di Porto Sant’Elpidio e mi disse che dovevamo pranzare con Boskov,  lo conoscevo perchè avevo preso lezioni da lui a Coverciano, facemmo questo pranzo dove c’erano anche Regoli e Panichi eravamo 4 dirigenti. Era l’anno della retrocessione  e Rozzi voleva subito risalire con Boskov, io conoscevo bene la serie B e i giocatori. Inizialmente non andammo d’accordo,  Boskov aveva in mente Fontana di Arezzo come collaboratore ma Rozzi disse: “No l’uomo di fiducia è Sensibile”. Piano piano lo conquistai nel ritiro e dopo 20 giorni che lavoravamo insieme diventammo grandi amici.”

La grande amicizia con Vujadin Boskov: “Dopo questa conoscenza che facemmo, stilammo la lista di chi dopo una retrocessione dolorosa, potesse andare via e chi invece potesse rimanere, lui voleva tenere Dirceu e io ero titubante, mise nella lista degli acquisti Ciccio Graziani e altri giocatori che conosceva. Nel frattempo, Rozzi lo fece partire, Vujadin aveva una grande villa in Armeria in Spagna e andò in vacanza lì, dopo alcuni giorni nei quali ci sentivamo spesso mi chiese di questi giocatori che aveva messo in lista, io dissi come stavano fisicamente e che Graziani non poteva venire e gli dissi ho preso Barbuti, Destro e Incocciati e feci tornare Pasinato. Lui voleva Maldini, ma era al Milan e non potevamo permettercelo, mi  diceva “ma chi sono questi che hai preso!” ed era nervoso per lui erano degli sconosciuti e invece cominciammo a lavorare e vincemmo il campionato e li fu consacrata la nostra amicizia.”

Gli anni successivi: ” Dopo quella stagione, lui andò alla Sampdoria e disse a Rozzi che poteva tenermi ad allenare in serie A , che potevo essere l’allenatore dell’Ascoli. Vincemmo la prima con gol di Barbuti al Milan di Berlusconi. Poi siamo diventati grandi amici, l’ho seguito a Roma e Napoli da allenatore, dove lui era Direttore Tecnico,  ed è stata un esperienza bellissima, un uomo molto colto con tre lauree, conosceva cinque lingue, mi ha lasciato un grande ricordo e delle sensazioni bellissime.”

Boskov viene ricordato anche per delle frasi storiche come “Rigore è quando arbitro fischia: “Ricordo le sue famose frasi quando eravamo  in Olanda, in un centro tecnico e andammo col Napoli a fare il ritiro lui era conosciutissimo era pieno di giornalisti intorno e una mattina mentre facevamo allenamento scoppiò una lite tra Agostini, attaccante e Colonnese, difensore,  io volevo dividerli e lui mi disse falli sfogare e mentre andavamo nelle spogliatoio li  multò di 5 milioni di lire e disse una delle sue tante frasi lapidarie: “Colonesse tu hai testa solo per portare cappello”

Anneddoti ascolani e i metodi di allenamento: ” Vujadin non faceva ritiro ci trovavamo allo stadio e con il pullman andavamo li a fare allenamento, poi pranzo tutti insieme pranziamo e nel pomeriggio tornavamo ad Ascoli. I giocatori devono essere liberi diceva, gli dava fiducia e loro erano molto più contenti. Tanto un professionista deve sapersi curare e quando eravamo in Hotel a Villa Pigna, e i giocatori andavano via noi rimanevamo li a parlare, e poi cenavamo insieme a Teramo o San Benedetto eravamo sempre assieme ho dei bellissimi ricordi. Purtroppo poi cominciò a stare male lui abitava a Ginevra con la sua famiglia e io andavo a trovarlo, un uomo con una forza incredibile.”

Il ritorno ad Ascoli con Sonetti, stagione 1990/91, l’Ascoli è in serie B:  “Era estate mi chiamò Rozzi a mezzanotte da Roma e mi disse Aldo non ti preoccupare ho preso l’allenatore uno bravo è Ciccio Graziani. Cominciammo il ritiro, non aveva esperienza e quell’anno con noi c’era gente del calibro di Walter Casagrande Bruno Giordano e Cvetkovic, lui non insegnava la disciplina aveva ancora la mentalità da giocatore e le cose non andavamo come volevo. Dopo il ritiro diedi le mie dimissioni perché  non era l’allenatore che ci poteva far vincere il campionato perdemmo 5 a 0 un’amichevole col Pesaro, non mi piacque il ritiro e lui non riusciva a tenere la disciplina, addirittura giocava anche le partitelle con loro. Lo esonerai e Rozzi mi disse che avrei dovuto trovare l’allenatore nuovo entro mezzogiorno del giorno dopo, partiì subito per Bergamo e parlai con Nedo Sonetti che firmò subito per l’Ascoli, vincemmo il campionato e tornammo in serie A.”

Sensibile come talent scout: Partiamo da Giancarlo Pasinato che arrivò ad Ascoli nella stagione 1977/78 per poi giocare nell’Inter e nel Milan, il mediano che correva come un ala: “Pasinato lo vidi la prima volta quando andavo a Coverciano a guardare le partite dei giovani, c’erano dirigenti di Juve, Milan ed Inter e non potevo certo competere allora io guardavo i meno bravi, quelli che potenzialmente potevano diventare buoni giocatori, in qualità di tecnico dovevo  intravedere chi potesse diventare bravo e Pasinato era lento e macchinoso ma pensai che se si fosse lavorato bene con lui sarebbe potuto diventare devastante. Rozzi non lo conosceva, all’epoca giocava nel Treviso e il prezzo del cartellino era di  120 milioni. Rozzi parlò con il conte Foscolo e dopo mezz’ora era nostro. All’inizio fu preso con scetticismo poi con lui e Roccotelli davanti, che tagliava il campo e con Moro in cabina di regia, insieme a Greco, Perico, Ambu, Zambuli e Quadri, venne fuori l’Ascoli dei miracoli. Dopo quella stagione lo volle l’Inter ce lo  pagò 1 miliardo di lire ma non si inserì molto bene e l’anno dopo glielo chiesi in prestito e con noi fece un campionato eccellente rivincendo il campionato. Poi quella stagione ricordo anche la scoperta di Greco, Ambu e  Bellotto, ho lasciato il cuore qui e ho ancora molti amici.”


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