ARQUATA DEL TRONTO – Nella giornata di domenica 14 maggio, i giovani arquatani di Chiedi alla polvere/Ask the Dust hanno organizzato sapientemente un picnic a Forca di Presta, nelle terre d’origine martoriate dal sisma di agosto e di ottobre.

L’evento ha coinvolto molti partecipanti, sia originari del luogo sia provenienti dalle città limitrofe.

L’intenzione dei giovani blogger era quella di ritornare nei territori d’appartenenza, promuovere quel senso di rinascita che dopo nove mesi dal sisma comincia a diventare un’esigenza.

Recentemente si è tenuta una riunione in veste di campagna di comunicazione per la ricostruzione post-sisma.

Si sono susseguiti e alternati gli interventi di Immacolata Postiglione, direttrice dell’Ufficio emergenze della Protezione Civile, David Piccinini direttore del dipartimento Protezione civile Marche, di Cesare Spuri, direttore dell’ufficio speciale per la ricostruzione e della vicepresidente della Regione Marche, Anna Casini.

All’incontro era presente buona parte della popolazione arquatana, intenzionata a ricevere risposte concrete e date precise sugli obbiettivi da raggiungere.

Nel sito della Protezione civile nazionale sono riportati i dati di inizio lavori nelle aree di insediamento delle SAE.

Nello specifico, nel territorio di Arquata del Tronto, non risultano ancora rientri effettivi.

Le aree destinate all’urbanizzazione per il montaggio per le casette sono otto.

LAVORI SAE: A Pescara i lavori d’urbanizzazione sono terminati il 12 marzo e il montaggio delle casette si sta praticamente ultimando. Le 26 casette dovrebbero essere consegnate entro la fine del mese di maggio, gli abitanti si augurano di non incorrere in ulteriori ritardi.

A Pretare e Piedilama i lavori sono iniziati a fine marzo, rispettivamente contano 26 e 16 Sae, non è ancora previsto il termine ultimo dei lavori d’urbanizzazione.

Per Borgo, nell’area 1 sono state confermate 54 casette i cui lavori hanno avuto inizio il 9 marzo, nell’area Borgo 2, che sarà occupata maggiormente dalla popolazione di Capodacqua, che prevede 31 casette, i lavori non sono ancora iniziati.

Le aree di Faete 1 e 2, che contano rispettivamente 8 e 6, i cui lavori sono iniziati il 3 maggio.

A Spelonga, sono previste 33 Sae, che includono anche alcune famiglie della frazione Colle, per cui i lavori sono iniziati il 30 aprile.

VIABILITA’ L’Anas ha approvato recentemente la messa in sicurezza della viabilità per Colle e per raggiungere le abitazioni agibili del paese di Arquata. Sebbene queste due proposte rappresentassero la priorità, soltanto ora si intravede la possibilità di dare inizio ai lavori.

Se la messa in sicurezza per Colle avvenisse in tempi rapidi, le persone con un’abitazione agibile, senza pericolo di crolli nelle vicinanze, potrebbero far rientro. In questo modo, l’evacuazione totale a cui ormai la popolazione di Arquata è costretta dal 30 ottobre, potrebbe cominciare a ridursi.

Da sottolineare anche la difficoltà di raggiungere Capodacqua e Tufo, sarà necessario ripristinare la viabilità per scongiurare una problematicità superiore al momento della ricostruzione delle abitazioni.

GESTIONE MACERIE: la gestione dello smaltimento delle macerie è un tema delicato e come tale deve essere trattato. Chiaramente l’ingente quantità di macerie causate dal terremoto, non permette di smaltirle in tempi rapidi. È opportuno considerare anche la possibile presenza di amianto o qualsiasi materiale pericoloso. A tale proposito, la popolazione auspica la maggiore trasparenza possibile per come viene gestito lo smaltimento. Sarebbe necessario comunicare, in maniera ineccepibile, la relazione degli esperti sulla salubrità dell’aria d’ora in poi.

La quantità delle macerie smaltite raggiunge le 8000 tonnellate , secondo i dati forniti da Piccinini nel corso dell’incontro tenutosi alla Piceno Consid, ma è evidentemente ancora troppo esigua rispetto a quello che ogni giorno chi torna ad Arquata è costretto ad avere sotto gli occhi.

La maggior parte delle aree nelle quali saranno montate le Sae sono a ridosso delle macerie, quindi sarebbe appropriato tenere costantemente aggiornata la popolazione che dovrà abitare quei territori.

POLIAMBULATORIO E SCUOLA: Sono due le strutture che verranno realizzate grazie alle donazioni di fondazioni e aziende private.

Il poliambulatorio sarà realizzato con l’aiuto della Pfizer e l’Avis di Ascoli Piceno che hanno donato rispettivamente 250 e 220mila euro.

Il progetto rientra nelle intenzioni di riportare la popolazione a vivere il territorio arquatano.

Il medico curante della zona, Italo Paolini, figura centrale nel progetto del centro polivalente sociosanitario, ha evidenziato come sia diventato strategico e essenziale la presenza di un poliambulatorio, specialmente per i più anziani che accusano maggiori problemi di salute e necessitano di prestazioni specialistiche.

La donazione per la scuola, invece, è arrivata dalla Fondazione La Stampa – lo specchio dei tempi, che ha scelto di realizzare la struttura scolastica definitiva per agevolare il rientro degli alunni per il prossimo anno scolastico, a settembre. La Fondazione è costantemente presente per controllare i lavori da eseguire.

Si stanno ultimando, inoltre, i lavori per il Centro Polivalente donato dalla Curia, che permetterà di usufruire di pernottamenti, al fine di far tornare nel territorio arquatano anche i non residenti che possedevano una seconda casa ad Arquata.

ATTIVITA’ ECONOMICHE: Nessuna attività commerciale o artigianale è ripartita nel territorio arquatano. Tra le difficoltà di delocalizzazione e di portare avanti i lavori di recupero, non è stata avviata alcuna attività. Con il valido strumento della Zona franca Urbana, si potrebbe ovviare ai numerosi problemi causati dal terremoto e riportare nel territorio quegli imprenditori che con fatica tentano di riavviare le proprie attività.

COMUNICAZIONE: Quanto è necessario e stimolante il dialogo tra cittadini e Amministrazioni di vario livello? La popolazione richiede da tempo un aggiornamento continuo di tutti gli step portati avanti sia dall’amministrazione comunale, dalla Regione Marche e dalla Protezione Civile.

Le riunioni e gli incontri sono le uniche occasioni che i cittadini posseggono per chiarire i dubbi e le incertezze, che in questo periodo dilagano.

Il dialogo deve essere costruttivo, le domande devono ricevere risposte concrete. La popolazione di Arquata è consapevole dell’enorme raggio d’azione che coinvolge tutti i territori colpiti dal sisma, ma dopo quasi nove mesi almeno una parte degli abitanti doveva avere la possibilità e il diritto di far rientro nei propri paesi.

Ora che le strutture alberghiere vanno incontro alla stagione estiva, la realizzazione delle Sae doveva aver raggiunto risultati più soddisfacenti.

Inoltre, alcuni tecnici professionisti, anche nel corso dell’ultima riunione, hanno lamentato un ritardo di risposta rispetto ai progetti presentati per l’avvio di lavori per danni lievi. Postiglione, della Protezione civile, ha ribadito che i progetti possono essere presentati ma evidentemente c’è una mancanza di coordinamento efficace al fine di accellerare i tempi e riportare a casa le persone con abitazioni non agibili B.

Sebbene i tecnici della Regione Marche e della Protezione civile premono nel ribadire che tutto viene eseguito e realizzato in base ai tempi stabiliti e necessari, considerando le difficoltà dell’emergenza, appare chiaro come molti cittadini sono ancora sprovvisti delle schede AeDES, che certifica la situazione della propria abitazione. In questo modo, si realizza un rallentamento dell’avvio di progetti e relativi lavori di ripristino.

Si è trattato l’argomento della microzonazione. Le zone in cui dovrebbe avvenire la ricostruzione dovranno essere sottoposte a controlli per stabilire quali territori siano stabili, quali suscettibili e quali invece, purtroppo, potrebbero essere dichiarati completamente instabili.

Questo tipo di accertamento e di studio dovrà essere concluso in termini relativamente brevi, proprio per favorire elementi validi ai professionisti che si occuperanno della ricostruzione degli edifici ora completamente agibili e da demolire.

Il terremoto non si può prevedere, l’emergenza è complicata da gestire ma, dopo nove mesi, i comuni colpiti per ben tre volte, hanno diritto di ricevere soluzioni concrete.

Non servono magliette gialle, servono connessioni dirette con chi vuole tornare nei propri territori, in montagna, e non intende più ascoltare scuse.


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