ROMA – In occasione dell’incontro coordinato dal gruppo parlamentare Federazione della Libertà, nell’aula del Senato la cittadina arquatana Maria Luisa Fiori ha espresso il suo pensiero in merito alla gestione post- terremoto.
Il suo intervento ha sviscerato i dubbi dell’intera popolazione, mantenendo viva l’attenzione su alcuni dei problemi che Arquata sta vivendo.
Assistenza psicologica: “Da dieci mesi siamo nel terremoto, in questa galera perchè il terremoto è come una prigione” ha esordito Maria Luisa Fiori nel suo discorso, evidenziando la mancanza di un progetto di assistenza psicologica.
“E’ una ferita immane, siamo stati sbattuti via e abbandonati. Siamo andati dall’Asur a febbraio, abbiamo chiesto (perché ancora c’è qualcuno che riesce a parlare, a fare richieste) di fare un programma di assistenza psicologica e invece nulla, chiediamo vestiti e ci dicono che non abbiamo bisogno di niente. Ma cosa dicono? Io non ho più nulla, ho tutto a casa dove non posso rientrare, è in zona rossa, non posso neppure andare a recuperare qualcosa se non la mettono in sicurezza, mi sono fatta prestare la camicia per venire a Roma”.
Molti abitanti colpiti dal sisma, in particolar modo gli anziani, sono costretti a ricorrere a psicofarmaci, per nascondere il disagio di vivere in albergo da dieci mesi.
Macerie: Nell’intervento viene sottolineata la mancata informazione sullo smaltimento dell’amianto, sulla rimozione delle macerie che ad Arquata capoluogo continuano a giacere, da mesi. L’area di Borgo è sottostante le macerie di Arquata.
“Non è stato raccolto un sasso di macerie ad Arquata capoluogo che sta a 30 metri in linea d’aria dal campo dove sorgeranno le casette, non è stato mosso nulla. Vi devo dire la parola amianto? Non l’ha pronunciata e non vuole pronunciarla nessuno, sono 8-9 mesi che le macerie sono stratificate lì, ci sono stati 2 metri di neve che è stata assunta dagli amministratori come scusa”.
Ricostruzione: La microzonazione di primo e secondo livello è stata effettuata, quella di terzo livello sarà necessaria esclusivamente per le aree definite critiche. Le indagini, che per alcune zone di Arquata erano state intensificate, secondo i comunicati dell’Ispra, avrebbero dovuto chiarire le zone nelle quali si poteva cominciare a trattare il progetto di ricostruzione.
Nello specifico, Maria Luisa Fiori riporta la sua testimonianza, che rispecchia quella di tanti altri.
“Qui si susseguono i decreti illeggibili, 26-27 emendamenti, ma presentati da chi? Vogliamo fare la ricostruzione? Benissimo, ma ne dovreste parlare con noi. Io ringrazio tutti per l’attenzione, ma santo cielo la mia vita vorrei deciderla io. In mano a chi dovrei mettermi? Ho 60 anni, dopo un anno forse mi danno una casetta di emergenza ma io non mi ci vedo, a 60 anni non posso aspettarmi di fare una fine vita così. Non sono stati in grado di fare neppure l’emergenza, figuriamoci la ricostruzione. E’ una situazione tremenda, io mi sento cacciata di casa, anche se non poi non mi sento di non voler tornare, non mi mettono in condizione di poter tornare. Ormai c’è il modello baracca-miniera, arriva Della Valle e fa la fabbrica e siamo a posto. Potremmo avere altre esigenze. Ormai, però, si accetta tutto per disperazione”,
La disperazione, mista a coraggio e dolore, si legge negli occhi di tutti quelli che hanno perso tutto a causa del terremoto, si chiede maggiore responsabilità e ascolto per chi dovrà vivere una situazione che assume ancora contorni dell’emergenza.
Maria Luisa Fiori ha concluso il suo intervento al Senato, lanciando un appello preciso: “E’ una situazione tragica, tenetelo presente perché siamo agli sgoccioli, dovete saperle le cose, tenetevi in contatto con chi ancora riesce a parlare”.
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