ROMA – Praticamente dimezzato il miele negli alveari, addio ad una bottiglia di vino su quattro e calo dell’11% della produzione di olio di oliva rispetto alla media dell’ultimo decennio ma crolla del 23% anche il raccolto di mele e funghi e tartufi sono praticamente introvabili nei boschi per effetto del clima impazzito che ha colpito tutti i simboli dell’autunno italiano. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in occasione dell’11 novembre che con la Giornata del ringraziamento chiude tradizionalmente il bilancio dall’annata agraria che quest’anno è stata sconvolta dalle diffuse gelate primaverili a cui ha fatto seguito il caldo e la siccità per la mancanza di acqua ed i violenti temporali con pesanti effetti sulla spesa degli italiani.

La riduzione dei raccolti nazionali non comporta solo danni economici per gli agricoltori ma anche il rischio per i consumatori che prodotti di importazione siano spacciati per italiani finiscano nel carrello. La Coldiretti raccomanda attenzione alle etichette con l’origine dei prodotti, consiglia gli acquisti diretti dagli agricoltori soprattutto per prodotti facilmente conservabili in casa come olio, vino e miele e chiede alle istituzioni preposte di incrementare i controlli per prevenire eventuali frodi.

Per le mele si stima un calo medio del 23% rispetto a quella della scorsa stagione con punte del 60% in Trentino secondo la Coldiretti che evidenzia un calo praticamente per tutte le varietà dalle Red Delicious (-20%) alle Renetta del Canada (-80%) ed un produzione nazionale totale di 1,76 milioni di tonnellate sulla base dei dati Prognosfruit per effetto di gelate primaverili e siccità.

“La produzione di miele Made in Italy – continua la Coldiretti – è piu’ che dimezzata rispetto alla media, per un totale attorno alle 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori da almeno 35 anni nei 1,2 milioni gli alveari sparsi nelle campagne italiane che impegnano 45 mila apicoltori tra hobbisti e professionali”.

Il crollo dei raccolti nazionali apre le porte alle importazioni di miele di minore qualità con gli arrivi dall’estero che hanno già raggiunto quasi 12000 tonnellate nei primi sette mesi del 2017 secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat e se il trend sarà confermato sugli scaffali due barattoli su tre saranno stranieri.

Il miele prodotto sul territorio nazionale è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.

“La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione miscela di mieli originari della CE: se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta miscela di mieli non originari della CE, mentre se si tratta di un mix va scritto miscela di mieli originari e non originari della CE”.

Sui livelli minimi è stata quest’anno la produzione di olio di oliva stimata attorno ai 320 milioni di chili in calo dell’11% rispetto alla media produttiva dell’ultimo decennio. “Con la carenza di olio nostrano aumentano i rischi di frode ed inganni in una situazione in cui – sottolinea la Coldiretti – l’Italia si classifica come il maggior importatore mondiale per un quantitativo di 326 milioni di chili nei primi sette mesi del 2017 in aumento del 9% rispetto allo scorso anno”.

Sotto accusa è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.

“Anche la vendemmia 2017 si è classifica tra le più scarse del dopoguerra con un taglio della produzione del 26% rispetto allo scorso anno, che anche se l’Italia mantiene comunque il primato mondiale tra i produttori con circa 40 milioni di ettolitri di produzione Made in Italy destinata – sottolinea la Coldiretti – per oltre il 40 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola”.

Un quantitativo che resta piu’ che sufficiente per soddisfare i consumi nazionali che fanno registrare uno storico ritorno del vino sulle tavole degli italiani con un aumento record degli acquisti delle famiglie trainato dai vini Doc (+5%), dalle Igt (+4%) e degli spumanti (+6%), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea del primo semestre.

“Per effetto del clima la stagione è stata avara anche per agli appassionati di porcini, finferli, trombette, chiodini e le altre numerose specialità che nascono negli oltre 10 milioni di ettari di bosco che – riferisce la Coldiretti – coprono un terzo del territorio nazionale mentre i prezzi del tartufo hanno raggiunto il record di 600 euro all’etto al borsino del tartufo di Alba, punto di riferimento a livello nazionale. Adesso per il pregiato il Tuber magnatum Pico – conclude la Coldiretti – si spera nella pioggia per la seconda parte della stagione con i terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione per garantire buoni raccolti”.

La novità di quest’anno è il fatto che funghi o tartufi venduti freschi devono riportare obbligatoriamente in etichetta o su appositi cartellini il luogo di raccolta o coltivazione, per evitare che prodotti stranieri vengano spacciati per italiani come purtroppo spesso è avvenuto fino ad ora, secondo quanto previsto dalla risposta ufficiale della Commissione Europea ad un quesito sollecitato della Coldiretti per smascherare pericolose furbizie nel commercio di prodotti simbolo del Made in Italy


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