ASCOLI PICENO – Non solo danni, con il maltempo di novembre è svolta nei boschi per il tartufo bianco con improvviso aumento delle nascite ed un calo tra il 15% ed il 25% dei prezzi che avevano raggiunto ad inizio del mese il massimo storico di sempre toccando i 6000 euro al chilo al borsino del tartufo di Alba, punto di riferimento a livello nazionale. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti della perturbazione che ha sferzato l’Italia dopo una siccità record ha fatto registrare un aumento delle precipitazioni del 38% rispetto alla media nella prima decade di novembre secondo l’Ucea.

“Quando le speranze di buongustai e cercatori sembravano svanire, con il pregiato tubero che risultava introvabile, si è verificato un deciso cambiamento che – sottolinea la Coldiretti – ha favorito la crescita e le raccolte con immediati effetti sul prezzo del tartufo che è sceso in media sotto i 5000 euro al chilo su quotazioni non lontane da quelle degli ultimi anni come i 5000 euro nel 2012 o i 4500 euro al chilo del 2007 per pezzature medie attorno ai 20 grammi. Il Tuber magnatum Pico infatti – precisa la Coldiretti – si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione”.

“Il ridimensionamento delle quotazioni riguarda tutte le mostre, le sagre e le manifestazioni dedicate al tartufo ancora in corso lungo tutto lo stivale che – precisa la Coldiretti – coinvolgono in Italia circa 200.000 raccoglitori ufficiali che riforniscono negozi e ristoranti, per un business stimato attorno al mezzo miliardo di euro, tra fresco e trasformato. Si tratta di appuntamenti che rappresentano una ottima occasione per acquistare o assaggiarlo nelle migliori condizioni e ai prezzi più convenienti ma anche per difendersi dal rischio dell’inganno con la vendita di importazioni low cost spacciate per italiane”.

Dal Piemonte alla Marche, dalla Toscana all’Umbria, dall’Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio e in Calabria sono numerosi i territori battuti dai ricercatori rinfrancati dalle nuove opportunità che si presentano. “La ricerca dei tartufi praticata già dai Sumeri – riferisce la Coldiretti – svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore. Il tartufo – riferisce la Coldiretti – è un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi”.

“Nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come il pino, il leccio, la sughera e la quercia – spiega la Coldiretti – il tartufo, deve le sue caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) proprio dal tipo di albero presso il quale si è sviluppato. La forma, invece dipende dal tipo di terreno: se soffice il tartufo si presenterà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio. I tartufi sono noti per il loro forte potere afrodisiaco e in cucina il bianco – conclude la Coldiretti – va rigorosamente gustato a crudo su noti cibi come la fonduta, i tajarin al burro e i risotti”.


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