RAVENNA – Dalle Marche al Trentino, dalla Romagna al Veneto, esperienze a confronto per raccontare la “Disabilità in una comunità che si cura”. Lavoro, cura della persona e dei suoi bisogni sono stati al centro di un seminario promosso dai comuni di Ravenna, Cervia e Russi come “occasione di incontro, riflessione comune e creatività verso qualcosa che ci accomuna, una città dove ognuno possa stare bene, dove ogni cittadino abbia un luogo dove essere a casa e dove tutti possano fare l’esperienza di sentirsi accolti”.

Un incontro che ha raccolto intorno a un tavolo, davanti a più di 300 persone, esperti e operatori di diversa provenienza ma uniti dallo stesso obiettivo: ripensare servizi e professionalità.

E tre le esperienze in primo piano, il progetto Locanda del Terzo Settore “Centimetro Zero” che dalle Marche si sta affermando a livello nazionale. Sul palco dei relatori anche la bioFattoria sociale “Conca d’Oro”, che a Bassano del Grappa (Vi) propone anche la comunità alloggio, la bottega, il ristorante e un camper stop. E “Casa Sebastiano”, centro residenziale diurno di Mezzolombardo (Tn) per persone con disturbi dello spettro autistico, “luogo di accoglienza non per curare una malattia ma per vivere percorsi di crescita educativi e riabilitativi”.

“Il progetto che ha visto nascere nelle Marche la Locanda “Centimetro Zero” – ha spiegato Emidio Mandozzi, cooperativa Ucof, responsabile della Locanda – è partito circa 3 anni fa proprio dall’idea che dovesse essere il territorio a prendersi cura dei suoi ospiti. Territorio inteso come terra, orti, prodotti, animali. Ma anche, e soprattutto, come comunità di persone che ci vivono. Un territorio capace di restituire quel calore e quell’attenzione che un tempo arrivavano dalle famiglie, in un sistema di gestione dei bisogni che oggi non esiste più. E che tutto il percorso che stavamo avviando facesse perno sul lavoro come momento centrale e di realizzazione personale. La Locanda Centimetro Zero l’abbiamo pensata per questo: per annullare ogni distanza con l’orto che produce gli ingredienti dei nostri piatti, per avvicinare i ragazzi del centro diurno ad una realtà che difficilmente avrebbero avuto l’opportunità di conoscere. Per dare, a chi ha sempre vissuto lontano dai disagi legati alla disabilità, l’occasione di vedere e capire. Non ultimo, per promuovere una cucina sana e di qualità a costi contenuti”.

Il progetto è realizzato insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, che ha investito nell’iniziativa già a partire dal 2015, e attualmente offre lavoro a 12 giovani, 9 ragazzi e 3 ragazze. Età media 30 anni, tutti con disabilità mentali, provengono per la maggior parte dal centro diurno di Spinetoli, ma negli ultimi mesi si sono aggregati anche ragazzi di altre città. C’è chi lavora in cucina, chi si occupa dell’orto, chi della sala, chi riesce a coprire più incarichi contemporaneamente e molti giovani sono anche soci della cooperativa che gestisce la struttura.

“I ragazzi sono impegnati per 20 ore settimanali – ha sottolineato Mandozzi –  e i risultati di questa attività emergono chiaramente. Maggiori capacità di relazione, concentrazione sia nelle ore dedicate allo studio che nel corso dell’attività di ristorazione, migliori rapporti con le famiglie e una crescita esponenziale in fatto di autonomia e di autostima sono tra gli obiettivi che siamo riusciti a centrare in tempi brevi”.

Mandozzi ha parlato anche di “Professione Centimetro Zero”, serie di corsi di formazione professionale, preceduti da un’ora di meditazione, avviati per offrire una specializzazione professionale da utilizzare anche sul mercato del lavoro: “Grazie al lavoro ognuno di noi costruisce la propria identità: ma quando parliamo di lavoro e disabilità tiriamo in ballo meccanismi molto più complessi, perché attraverso un’occupazione le persone disabili riescono a guadagnare spazi impensabili sul terreno che rappresenta per loro la sfida più grande: quello dell’autonomia”.


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