ASCOLI PICENO – Una lanterna magica attraverso cui osservare, vivere e, perché no, ripensare al “posto delle fragole”. O per giocare a scacchi con la morte. Magari ballando nella Hollywood di Mia e Sebastian o nel quadro in cui Mary Poppins canta con lo spazzacamino Bert. Sempre nel segno di Bergman e Fellini.

Non solo un teatro Ventidio Basso gremito, ma anche e soprattutto un pieno di emozioni, visioni, scosse per l’animo è la dote che ha portato con sé il varo della seconda edizione “Cinesophia, estetica e filosofia del cinema” avvenuto oggi pomeriggio nel Massimo ascolano. L’organizzazione targata Comune e associazione culturale Popsophia, in collaborazione con l’Ufficio Provinciale Scolastico, ha fatto di nuovo centro. Non solo a livello numerico, ma anche e soprattutto di qualità. Ed è pronta a concedere il bis anche domani.

«Siamo felici di tornare su questo splendido palco, ove la sfida di provare a fare qualcosa di diverso e sperimentale, ovvero di farci interrogare dal cinema, di farci trasportare dalla macchina dell’illusione alla scoperta del senso di mistero che accompagna l’arte, ha trovato pieno compimento» ha detto il direttore artistico Lucrezia Ercoli in avvio, prima di cedere la parola al sindaco Guido Castelli, pronto ad entrare nel mood citando un capolavoro non solo letterario, vale a dire “Le cronache di Narnia”: «Lucy vedeva un mondo incantato nel fondo di un armadio ma, al contrario di quello che credevano i fratelli, non era pazza, come d’altronde suggeriva il professor Kirke. Cinesophia è fondamentale anche e soprattutto per i ragazzi, poiché li aiuta ad esercitare spirito critico, a non dare nulla per scontato, a prendere parte all’alternanza “scuola-pensiero”».

«Il tema dell’edizione 2018, realismo magico, invita a riflettere sullo spiraglio di magia che può e deve affacciarsi nella nostra routine. -ha aggiunto il vicesindaco Donatella Ferretti– Invito tutti i partecipanti a godersi questa due giorni lasciandosi rapire dalla gioia profonda dell’arte dei due grandi maestri protagonisti del dibattito, vale a dire Ingmar Bergman e Federico Fellini».

Un Ventidio Basso gremito, si diceva, soprattutto di studenti e professori, vista la collaborazione con il Provveditorato che fa sì che il festival valga come corso di formazione riconosciuto a livello ministeriale. «Un’esperienza esaltante, un’occasione per riflettere e crescere. Mi auguro che i ragazzi ne sappiano cogliere l’essenza con l’avidità positiva di chi guarda al futuro buttando il cuore oltre il muro» è invece la sintesi di quanto espresso dal dirigente Carla Sagretti, accompagnata dal braccio destro Luca Pasqualini.

Tutti di notevole estro gli interventi del pomeriggio dedicati alla cinematografia di Bergman. Domani invece sarà la volta di Fellini. Il primo a salire sul palcoscenico è stato il giornalista Andrea Panzavolta; a lui il compito probabilmente più difficile, ovvero quello di rompere il ghiaccio presentando al pubblico una sintesi dell’opera del maestro svedese. Missione compiuta grazie ad uno dei suoi capolavori, Fanny e Alexander, alla biografia “Lanterna Magica” e ad una disamina che è arrivata sino all’inedito, per certi versi, racconto di quando la Rai propose al mito uno sceneggiato basato sulla passione di Gesù. Era la metà degli anni Settanta e la tv pubblica si dileguò dopo che Bergman presentò un progetto rivoluzionario: parlare delle ultime 48 ore di vita di Gesù solo attraverso le vite dei comprimari e quindi senza…Gesù.

A seguire il filosofo Cesare Catà, che con la consueta spigliatezza ha tracciato un cerchio dove “Il posto delle fragole” (1957) si è unito idealmente al recente “La La Land” (2016), Jung, Shakespeare, Walt Disney e Julie Andrews: ad unirli, il filo conduttore del sogno, dell’inconscio, dell’ancoraggio spietato alla realtà che impregna la vita di nostalgia.     

Chiusura di pomeriggio appannaggio del professor Adriano Fabris, che si è incentrato su un altro pezzo di storia, il film “Il settimo sigillo”, argomento “ardito” per una platea giovane poiché al centro del dibattere vi è la morte ed una delle scene entrate nell’immaginario collettivo, ovvero la partita a scacchi tra il giovane Max Von Sydow e la personificazione della signora con la falce. Ardito sì, ma mai così coinvolgente senza essere grottesco e didascalico. Proprio come il film di Bergman.

Dopo una partenza così, l’attesa per il “philoshow” odierno, che inizierà alle 21,30  è davvero alta.


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