ASCOLI PICENO – Il Sindaco di Ascoli, Guido Castelli, ha ricevuto nella giornata di ieri, 20 marzo, una lettera “molto preoccupata” di alcuni residenti di Porta Cappuccina che lamentano la dislocazione in un appartamento di via Spontini di un contingente di richiedenti asilo (si stima  persone) gestito dall’associazione La Misericordia.

Questa la dichiarazione del primo cittadino: “L’appello del condominio di via Spontini nel quartiere di Borgo Solestà non va ignorato e merita approfondimenti che il Comune di Ascoli Piceno ha il dovere di chiedere alla Prefettura. Quali sono gli appartamenti che i vari “organizzatori” dell’accoglienza propongono alla Prefettura in occasione dei bandi? Hanno tutti i requisiti di legge per ospitare i richiedenti asilo e con quale sistematicità vengono controllati gli spostamenti tra le varie strutture riconducibili alla medesima organizzazione?”

“Purtroppo i comuni non vengono messi in condizione di conoscere anticipatamente gli spostamenti di richiedenti asilo che avvengono in città – aggiunge il sindaco – Solo un soggetto tra gli esercenti del servizio operanti ad Ascoli (non la Misericordia) ha la premura di informare direttamente il sindaco, primo responsabile della sicurezza della comunità, in merito ai vari movimenti di richiedenti asilo. Generalmente, il Sindaco si trova nella condizione di prendere atto di quanto accade nei vari immobili cittadini. Non possiamo sottovalutare le implicazioni del fenomeno migratorio – conclude Castelli – Tra l’altro le notizie che abbiamo appreso dalla stampa, di indagini della Magistratura sull’adeguatezza di un immobile sito nel cuore della città e gestito proprio dall’associazione Misericordia, destano preoccupazioni che meritano approfondimenti”.

Il primo cittadino di Ascoli aggiunge: “Ho scritto una lettera alla Prefettura per ottenere i chiarimenti necessari per affrontare la vicenda di via Spontini e, più in generale, per sollecitare un flusso di informazioni più preciso e costante sul fenomeno migratorio. È curioso che i comuni debbano sostenere oneri cospicui per garantire la sicurezza di processioni o di manifestazioni di carnevale mentre poi vengono tenuti all’oscuro degli spostamenti di soggetti che, a tutti gli effetti fino al riconoscimento dello status di rifugiato, sono da considerarsi clandestini – dichiara – Ovviamente la Prefettura applica le leggi dello Stato ma così l’Italia non può andare avanti”.


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