ASCOLI PICENO – Mercoledì 4 aprile alle ore 17.30 nella Sala Conferenze della Libreria Rinascita ad Ascoli in piazza Roma verrà presentato il libro di Giulia Menzietti, Amabili resti d’architettura. Frammenti e rovine della tarda modernità italiana.

Interverranno alla presentazione oltre l’autrice, Pippo Ciorra e Manuel Orazi. Inserito nella collana Quodlibet Studio, il volume è disponibile presso la Biblioteca della Scuola di Ateneo Architettura e Design “E.Vittoria” di Ascoli Piceno.

Il testo collega gli “amabili resti” ai problemi del nostro tempo, si tratta di un’ indagine su alcune note architetture, realizzate tra i primi anni Sessanta e Ottanta, firmate da autori celebri e oggi ridotte a ruderi, in stato di abbandono o in via di demolizione. Questo paesaggio di rovine diviene un testo attraverso il quale riflettere su alcuni fattori cruciali di quel periodo, come il rapporto tra architettura e politica, il ruolo degli architetti, la contraddizione tipica di quel tempo tra ricerche molto radicali e costruzioni molto tradizionali. La ricerca intreccia diversi livelli di lettura: l’interesse per il waste architettonico, la questione dell’heritage, la preservation applicata al contemporaneo e la gestione della legacy culturale di una generazione di “eroi” finora mai messa seriamente in discussione dal punto di vista dei suoi lasciti materiali.

L’Istituto Marchiondi di Vittoriano Viganò a Milano, il convento dei padri passionisti di Glauco Gresleri a Casalecchio di Reno, la colonia Enel di Giancarlo De Carlo a Riccione, il complesso Marchesi di Luigi Pellegrin a Pisa, il Teatro Popolare di Sciacca di Giuseppe e Alberto Samonà, la Casa dello Studente di Giorgio Grassi e Antonio Monestiroli a Chieti, la chiesa di Ludovico Quaroni a Gibellina, la stazione di San Cristoforo di Aldo Rossi e Gianni Braghieri a Milano, il palasport di Vittorio Gregotti a Cantù – tutte queste realizzazioni non vengono qui osservate soltanto come testimonianze di un passato recente, ma vengono anche reinterpretate come frammenti di una nuova geografia del riuso, facendone forse le uniche «nuove terre» della progettazione architettonica nel nuovo secolo.


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