ASCOLI PICENO – In questi giorni un’artista del nostro territorio è stata, giustamente, al centro dell’attenzione nazionale.

Giorgia Spurio, scrittrice ascolana, ha partecipato al Salone di Torino, in veste di giurata e di scrittrice, premiata tra i finalisti dei racconti partecipanti al programma di Radio 1 Rai. Tra le sue opere letterarie più recenti, il romanzo L’inverno in giardino Edizioni Montag e il libro di fiabe I Bambini Ciliegio e altre storie, Macabor Editore.

A Piceno Oggi rilascia le sue impressioni sull’atmosfera che ha respirato al Salone del Libro, nell’incontro tra scrittori, lettori ed editori.

La partecipazione al Salone del Libro di Torino per una scrittrice è un traguardo molto importante. Cosa ha significato farne parte?

‘Probabilmente il Salone del Libro di Torino è il paradiso immaginato da lettori innamorati di libri ma anche da scrittori che cercano un appiglio, uno spiraglio, il respiro magico delle parole. Il Salone del Libro di Torino è di sé la grande opportunità di immergersi nel mondo dei libri, di poter ascoltare o incontrare i propri scrittori preferiti, ma diviene allo stesso tempo anche la grande possibilità di una vetrina. L’esperienza al Salone è stata magica quest’anno come l’anno scorso, è bello parteciparvi così come api in cerca di polline, così divoratori di libri in cerca di nuovi titoli, di stimoli, di autori che sappiano trascinare nel vortice delle pagine scritte. Allora il lettore si fa largo, tra i tanti cavalieri del verso e del verbo, verso lo stendardo, il nome degli Editori che spicca dall’alto dei tanti stand. Altrettanto bello è godere il Salone come protagonisti con l’opportunità di conoscere e di stringere la mano a chi ha molta più esperienza in ambito di scrittura. Se l’anno scorso ho avuto modo di conversare con Mauro Corona, quest’anno ho conosciuto Marco Buticchi, maestro di libri storici e d’avventura. Partecipare al Salone è una grande emozione. Si respira cultura, si respira condivisione, si respira arte e si respira l’atto della riflessione, in ogni sala, ad ogni incontro’

Grazie al Premio Inedito Colline di Torino in cui sei risultata vincitrice, sarà pubblicato il tuo romanzo Gli occhi degli orologi. Qual è il tema affrontato nell’opera?

‘Il romanzo “Gli Occhi degli Orologi” è un romanzo dove affronto il tema dell’amore nel rapporto genitore-figli, l’amore di e per la famiglia, ma in un scenario distopico e con attenzione ad aspetti e risvolti psicologici, oltre che a temi sociali, con interessanti spunti di riflessione sullo stato attuale delle cose e sul loro futuro. Il romanzo ha trovato ispirazione dal presente. I problemi attuali, che spaziano dall’ecologico al sociale, ha portato in me la riflessione su un domani però distorto. Ho immaginato quale conseguenza potrebbe avere sulla società futura un asfissiante controllo per porre rimedio agli effetti devastanti di disastri ecologici o delle guerre di oggi.Al centro di tutto c’è comunque l’Amore, l’amore come riscatto e l’amore come ricatto. La protagonista è ossessionata dal suo desiderio materno, ma allo stesso tempo è perseguitata dagli incubi del passato e dal rapporto contraddittorio e febbrile instaurato con il padre’.

Premiata tra i finalisti dei racconti partecipanti al programma di Radio 1 Rai, Radio1PlotMachine, sei salita sul palco Rai. Il tema dell’Alzheimer è delicato, come sei arrivata a scegliere di raccontarlo e affrontarlo attraverso il rapporto padre-figlia?

‘La partecipazione al concorso di Radio1PlotMachine è nata come sfida. Si partecipa inviando 1500 caratteri: in poche parole bisogna saper attirare l’attenzione del lettore, saper descrivere e saper mandare un messaggio. Il tema era “L’Automobile” così come un flash mi è venuto in mente un aneddoto raccontato dai miei genitori: mio padre da giovane aveva l’auto Alfa Romeo Giulia con la quale ha conosciuto mia madre. Il riflettere sul fatto stesso che fosse un ricordo mi ha portato a pensare alla terribile malattia dell’Alzheimer. Il fatto di collaborare con associazioni sociali che affrontano anche questo tema in convegni mi ha portato a riflettere quanto sia importante la nostra memoria. La memoria racchiude in sé il nostro essere, il nostro io, i nostri affetti, i nostri cari, i nostri sogni. Inoltre ho pensato che le malattie, questa dell’Alzheimer come altre, non si possano affrontare nella solitudine, e che quindi sia molto importante avere i propri cari attorno. Così ho ideato un tratto di storia dove dialogano padre e figlia, dove traspare l’amore di una figlia che soffre per una malattia che le sta rubando il padre’.

Hai partecipato anche in veste di giurata. É difficile giudicare le opere, conoscendo personalmente le emozioni e le attese di uno scrittore?

‘L’esperienza in giuria è molto bella, inoltre ero in una giuria presieduta dal poeta Davide Rondoni con tanti altri giurati di spicco, che fa piacere conoscere poi di persona. Quando mi sono arrivati i manoscritti dei finalisti, ero molto curiosa di leggerli. Non mi sono permessa di giudicarli in veste di scrittrice, cioè pensando a come li avrei scritti io così da non peccare di presunzione, piuttosto in veste da lettrice. Quindi ho lasciato che le storie e gli stili mi travolgessero. Li ho letti come una lettrice prossima a dover consigliarne uno. Ho letto uno per uno valutando la trama, i personaggi, il genere, lo stile. Così ho goduto della buona lettura di bei romanzi per poi dare un voto ad ogni aspetto, ma perché si è costretti per stilare una classifica. Anche perché poi la vera giuria sono i tanti lettori che si soffermano in libreria in cerca d’ispirazione, lettori in cerca di consigli, lettori critici ed esigenti, lettori che amano un buon libro da sfogliare. Non dimentichiamoci mai del grande potere che ha un libro, il potere della parola e del pensiero.Si spera così di fare il meglio, il meglio per la cultura, il meglio per noi stessi, il meglio per le future generazioni’.


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