ANCONA – “Siamo molto preoccupati per l’assenza, nel decreto-legge su Genova e Ischia, di una norma che proroghi la struttura commissariale predisposta per affrontare la ricostruzione nei territori colpiti dal sisma. A norme vigenti, infatti, la Struttura commissariale del terremoto decade il 31 dicembre 2018. Una scadenza decisamente ravvicinata, che lascia in un clima di totale incertezza le strutture e i cittadini impegnati nella ricostruzione post-sisma, ed è per questo che chiediamo che venga immediatamente prorogata”.

Questo il commento di Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche, riguardo il Decreto-legge su Genova, approvato dal Governo il 28 settembre scorso e che il Parlamento dovrebbe convertire in legge entro 60 giorni.

Il Governo ha ipotizzato di inserire la proroga a fine anno, nella Legge di bilancio. Ciò, di fatto, impedirebbe di programmare fino a quella data qualsiasi ulteriore attività onerosa e soprattutto determinerebbe una grande incertezza per le risorse umane impegnate negli enti locali, negli Uffici Speciali per la Ricostruzione Regionali (i cui contratti scadono tutti a fine 2018), per la stessa Struttura Commissariale e per le strutture preposte al controllo e vigilanza, come per esempio la Struttura di Missione per il sisma presso il Ministero dell’Interno. A solo titolo di esempio, la mancanza di risorse impedisce di avviare la gara per la gestione della piattaforma informatica Mude (alla base di tutte le procedure per la ricostruzione) che dal 1° gennaio molto probabilmente non potrà più essere gestita grazie al supporto finora offerto dalla Regione Piemonte.

Inoltre è bene tener presente che, nonostante le norme introdotte con la legge 89 del 24 luglio 2018 che ha convertito il decreto-legge 55/2018, la presentazione dei progetti per la ricostruzione continua troppo a rilento. Come previsto e denunciato da Legambiente, Anci, Confartigianato Marche, CNA Marche, Confindustria Macerata, Symbola Fondazione per le qualità italiane, l’apertura dei termini del condono edilizio del 2003 fino alla vigilia del sisma ha rappresentato solo un pasticcio normativo e un segnale pericoloso per il Paese, senza fornire una risposta efficace per sbloccare la ricostruzione. La proposta condivisa, invece, prevedeva di allargare la casistica delle difformità edilizie da sanare, a condizione che avessero rispettato tutte le norme urbanistiche, edilizie e antisismiche vigenti. Questo avrebbe permesso di rispondere efficacemente alla maggioranza dei casi sbloccando realmente la ricostruzione, senza riaprire i termini del condono del 2003.

“Auspichiamo che venga al più presto riaperta una discussione sulle misure necessarie per rimuovere gli ostacoli normativi e accelerare la presentazione dei progetti di ricostruzione. Il rischio di un ulteriore abbandono dei comuni, delle terre, delle imprese è diventato purtroppo concreto. Non possiamo permetterci il lusso di accumulare altri ritardi” conclude Pulcini.


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