ASCOLI PICENO – Fino ad ora è stato un gioco da bambini, per tutti. Come se un padre comprensivo avesse regalato un ovetto con sorpresa ai suoi figli, a cui ha concesso con magnanimità una lunga discussione soltanto per decidere, alla fine, chi avrà più tempo per tenere vicina a sé la sorpresa. Da mesi, o anni, ci si accapiglia per decidere dove dovrà sorgere l’Ospedale Unico Piceno, diventato, nelle intenzioni di molti sindaci almeno della costa, un Nuovo Ospedale di Primo Livello al quale affiancarne uno di base nel luogo in cui si trova l’attuale Mazzoni di Ascoli.

Interessante notare come, dietro la vetrina del Dove, a parte pochi riferimenti al Quando, non ci si sia mai soffermati sul Come. E per Come, intendiamo innanzitutto quale tipo di finanziamenti e quindi servizi. Ci si addentrerà, dunque, in uno spazio fatto di riferimenti finanziari e più tecnici e all’apparenza meno appassionante e chiaro del Risiko prodotto da algoritmi, ubicazioni, campanilismi. Meno appassionante, ma tutt’altro che secondario.

Peccato che a partire dall’origine delle informazioni e delle decisioni, la Regione Marche, ci si possa appigliare ad una sola dichiarazione del Presidente Luca Ceriscioli, rilasciata pubblicamente lo scorso 21 settembre a Colli del Tronto. “L’ospedale costerà 200 milioni e 120 milioni arriveranno dai privati, disse Ceriscioli.

CONCENTRIAMOCI SUI 120 MILIONI Una cifra enorme (ovviamente sempre in termini relativi) che richiederà rientri finanziari adeguati. Probabilmente non equivalenti a quelli avvenuti al capostipite degli ospedali italiani costruiti con Project Financing, quello di Mestre: si guardi qui la puntata di Report “La Finanza e il Progetto” del 2 dicembre 2012. O il sunto del Sole 24 Ore (una fonte fuori discussione in questo campo)

Ospedale di Mestre che comunque ci consente anche di sottolineare un cortocircuito della politica nazionale. In Veneto il consigliere regionale Franco Bonfante del Partito Democratico afferma: “La scelta fino ad oggi è stata di fare ospedali costosi e ospedali con la Finanza di Progetto (o project financing, ndr) inserendoci dentro cordate di privati che per 20 o 30 anni si sono sistemati perché questi qua hanno utili tra il 7 e il 10% quasi certo, quasi sicuro, garantiti“. Chissà cosa direbbe Bonfante di quanto si prevede nelle Marche, regione a guida Pd.

ESEMPIO: IL PROJECT DI PESARO Il Nuovo Ospedale di Muraglia sarà realizzato attraverso il Project Financing, strumento che prevede una compartecipazione dei privati all’investimento in cambio di una successiva remunerazione dell’investimento capitale e di pagamento per i servizi connessi. Cosa avverrà – il bando ancora non è stato pubblicato – lo si deduce da una intervista del Carlino di Pesaro a Giovanni Gasparini, presidente della Renco SpA, azienda pesarese alla guida dell’associazione di imprese che realizzerà Muraglia. Gasparini spiega come saranno ripartiti i ricavi dell’Associazione di Imprese che oltre a Renco al 49% vede partecipare Siram del 34,8%, Papalini al 7,3% e Linea Sterile all’8.9%.

Tramite un articolo del Corriere Adriatico (clicca quidi Pesaro apprendiamo invece i dati relativi all’ipotesi di costruzione del nuovo ospedale pesarese di Fosso Sejore (poi superato dal nuovo progetto di Muraglia). Il progetto redatto dalla Inso di Firenze prevedeva: contributo iniziale della Regione Marche di 20 milioni (quindi una tantum), canoni per l’Azienda Ospedaliera Marche Nord di 24,3 milioni (di cui 14,4 per l’opera e 9,9 per i servizi) da pagare per 22 anni, quindi un totale di 615 milioni di cui 316,8 per l’investimento e 217,8 milioni per i servizi. Il tutto a fronte di un costo iniziale per l’opera di 150 milioni. Quindi il 106,6% in più del costo iniziale. 

L’ospedale di Muraglia, invece, avrà un dimensionamento simile a quello previsto nel Piceno, 200 milioni di euro. Ma, come ha detto Ceriscioli, l’investimento privato dovrebbe essere di 120 milioni. Attenderemo di avere dati più certi per capire anche la possibile evoluzione pensata da Ceriscioli e dalla Regione Marche per il Piceno. 

CONVIENE O NO? Bisognerebbe per prima cosa confrontare i costi del rimborso del Project Financing con quelli che si avrebbero attingendo ad un classico mutuo. Prendendo il caso di Fosso Sejore e replicandolo per il Nuovo Ospedale Piceno (o per tutte le opere pubbliche): rivolgendosi ad un istituto bancario che anticipa 150 milioni di euro, dopo 22 anni restituiremmo, per la sola quota dell’investimento, 316,8 milioni (più 217,8 per servizi)?

Altrimenti il ricorso al Project rischierebbe di diventare un sistema per non far figurare, nel bilancio dell’ente, il debito nei fatti contratto ma che contabilmente non verrà rilevato se non come uscita di cassa, anno per anno, al pagamento delle rate.

Certo, un Nuovo Ospedale non va valutato soltanto in termini di costi, ma principalmente in fatto di qualità dei servizi erogati e anche di risparmi: sia di manutenzione di strutture edilizie sia in termini di servizi, consumi energetici, idrici, alimentari. E come qualsiasi investimento il risparmio sulla spesa corrente potrebbe bilanciare il costo in investimento capitale. Senza dimenticare i nuovi introiti perché un Nuovo Ospedale Piceno dovrebbe fungere da elemento attrattivo di mobilità attiva dall’Abruzzo e “ripagare” già così parte dell’investimento.

Ma queste sono considerazioni generali: prima sarebbe opportuno capire – e questo lo possono e lo devono spiegare, il prima possibile, Ceriscioli e i funzionari regionali – perché il Project Financing sarebbe più conveniente, efficiente e flessibile (pensiamo alla possibilità di indire nuovi bandi per i servizi) di un banale e vecchio mutuo bancario.

 

 


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