Le recensioni di Gianluigi Ferretti

FIRST MAN, IL PRIMO UOMO È il racconto della prima missione della navicella Apollo che portò il primo uomo sul suolo lunare nel 1969. Neil Armstrong, ingegnere aeronautico e aviatore pur facendo bene il proprio lavoro, si isola spesso per proteggere la propria privacy e quella della sua famiglia per difendere e proteggere sua figlia malata di un male incurabile. Alla morte della figlia, e, su suggerimento della moglie, che lo vede sempre più afflitto, partecipa alla selezione per i primi voli del progetto Gemini e poi per quelli della navicella Apollo. Dopo vari esperimenti, dove vede morire molti dei suoi compagni, e delle prime missioni non riuscite si tenta ancora una volta, anche con la netta opposizione del mondo politico, di mandare una navicella spaziale sulla luna. Il primo a farlo e riuscirci fu proprio Neil Armstrong. La regia di Damien Chazelle è attenta, puntigliosa e descrittiva nel raccontarci i vari esperimenti e missioni fini all’atterraggio sulla luna, mentre diventa, intima, sofferente e drammatica nel descriverci lo stato d’animo del pilota con le sue angoscia e il suo dramma. Gli attori Ryan Goslin ci offre una ulteriore buona interpretazione, così come è efficace l’interpretazione di Claire Foy nel ruolo di sua moglie gli altri attori sono nella parte. Il regista Damien Chazelle dopo il grande successo di La La Land ci regala un altro buon film. Film, a mio modesto avviso, che potrà essere in odoro di Oscar. FILM DA NON PERDERE

DISOBEDIANCE Una affermata fotografa che vive e lavora a New York, dopo una telefonata in cui le si annuncia la morte del padre, rabbino ortodosso della comunità ebraica di Londra, torna nella sua città natale per il lutto e viene accolta in modo gelido ed indifferente dai parenti. Accolta in casa da un cugino, discepolo del padre, viene a sapere che si è sposato con la sua amica di un tempo, con la quale aveva avuto una relazione ed è il motivo per la quale era stata allontanata da Londra. Con il passare dei giorni, tra le ostilità dei parenti, le due donne riallacciano la vecchia relazione, che susciterà scandalo e incomprensione in tutta la comunità ebraica, tradizionalista chiusa e rigida. La regia di Sebastian Lelio mette l’accento sui contrasti generazionali e sul mondo femminile di queste comunità di qualunque religione, che non accettano la modernità e le trasgressioni dei loro valori e fanno si che le persone si allontanino da queste tradizioni e dogmi. Gli attori Rachel Weisz, Rachel McAdams e Alessandro Nicola sono molto bravi. Buoni i dialoghi pungenti e reali, buona la scenografia. FILM DA NON PERDERE.

NUREYEV Solo per due giorni, e, in occasione del 25mo anniversario della sua morte, hanno programmato questo docu-film sulla vita del grande ballerino Rudolf Nureyev. Si inizia dalla fine della Rivoluzione Russa, quando, i burocrati del Partito Comunista volevano chiudere ed abolire le scuole di balletto perché considerato arte ad appannaggio esclusivo dei ricchi e dei borghesi. Però alcuni di loro, lungimiranti, riuscirono a far passare la tesi che il balletto e la danza russa potevano essere un traino per far conoscere le tradizioni e la cultura russa in Occidente. Nureyev nasce nel 1938 di origine tartara, durante un viaggio in Transiberiana che sua mamma insieme alle tre sorelle face per raggiungere suo marito . Durante la sua infanzia il ballerino si interessò fin da subito alla danza, però, era ostacolato dal padre che non vedeva di buon occhio questa arte. Ad undici anni fu notato ed aiutato da una maestra di danza che, lo spinse con tutte le difficoltà che incontrò ad andare a Leningrado dove entrò in una vera compagnia di ballo. Era il 1961, quando, il regime comunista, organizzò forse a scopo politico, una turne’ per far conoscere il balletto russo tra Parigi e Londra. Nella prima lunga tappa di Parigi, Nureyev fu notato da tutti per la sua bravura e cominciò a frequentare il bel mondo. Gli agenti del KGB messi a scorta della compagnia cercarono di farlo rientrare in Patria a tutti i costi, ma lui con uno stratagemma riuscì a chiedere asilo ai francesi. A Parigi conobbe il famoso ballerino danese Bruhn, affermatosi in tutto il mondo che ne affinò i modi di ballare e muoversi sul palco e con il quale ebbe per molti anni una relazione. Sempre a Parigi inizia la sua vera fama mondiale del ballerino e conobbe inoltre la famosa ballerina Fonteyn con cui ebbe un sodalizio artistico per moltissimi anni. Negli ultimi anni della sua vita Nureyev fu nominato direttore dell’Opera di Parigi. Film molto interessante e bello per la regia di Jaqui Morris e David Morris con interviste e filmati di repertorio, con alcuni filmati che si sovrappongono per creare un effetto molto emozionante. FILM DA VEDERE.


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