«La propaganda non deve indagare la verità oggettiva e, nella misura in cui essa sia favorevole verso l’altro lato presentarla secondo le regole teoriche di giustizia, ma deve presentare solo un aspetto della verità, che è favorevole al proprio scopo. (…) il potere ricettivo delle masse è molto limitato e la loro comprensione è debole. D’altra parte, se ne dimenticano in fretta. Stando così le cose, ogni propaganda efficace deve limitarsi a poche cose essenziali e quelle devono essere espresse per quanto possibile in formule stereotipate. Questi slogan devono essere ripetuti con insistenza fino a che anche l’ultimo individuo venga a cogliere l’idea che gli è stata messa davanti. (…) Ogni modifica apportata nel soggetto di un messaggio propagandistico deve sottolineare sempre la stessa conclusione. lo slogan principale deve naturalmente essere illustrato in molti modi e da diverse angolazioni, ma alla fine bisogna sempre ritornare all’affermazione della stessa formula.»

Questo è il Mein Kampf. D’accordo, la citazione è a effetto, ma dopo aver letto quel che ho letto in questi giorni su terremoto e migranti, scelgo di usarla. Non che altre propagande, di diverso segno politico e di altri governi – chiariamolo subito – siano state migliori dell’attuale. Chi ha la pazienza di seguire questo blog sa che negli ultimi due anni e mezzo è stato in gran parte dedicato alla situazione post-terremoto nelle Marche, e in Umbria. Dunque conosce la spaventosa criticità, anzi, parliamo apertamente di tragedia, di incuria, di disinteresse, di abbandono con cui è stata gestita l’emergenza e con cui viene ancora gestita, perché l’emergenza non è finita.
Facciamo un breve riassunto.

Uno. Nell’immediato, e siamo all’autunno del 2016, i terremotati non sono stati provvisti di container nei loro territori, cosa che avrebbe impedito la disgregazione delle comunità, ma sono stati deportati in alberghi sulle coste. Il costo in termini di demografia (molti se ne sono andati altrove), di depressione (consumo di psicofarmaci alle stelle) e di vita (suicidio) è stato ed è altissimo.

Due. Le Sae sono state consegnate con enormi ritardi: in alcuni casi, come a Tolentino, non ci sono proprio, in molti altri sono state giocoforza abbandonate perché disastrose (muffa, funghi, eccetera). E non parliamo della situazione degli allevatori, cui sono state consegnate, sempre in ritardo, stalle provvisorie inadeguate, per usare un eufemismo.

Tre. In molti paesi non ci sono medici (quello di Pieve Torina è andato in pensione da poco e verrà sostituito solo in primavera) e in alcuni casi non ci sono farmacie (né bancomat). Una cittadina ricca di storia e bellezza come Camerino è stata di fatto sostituita dal villaggio “provvisorio”: peraltro alcuni edifici pubblici, come il teatro comunale o il Palazzo della musica hanno subito danni lievissimi, mentre quelli pesanti sono dovuti a incuria e abbandono post-sisma (qui la petizione lanciata da Giovanni Marucci).  Per la cronaca, non va meglio neanche alle chiese, a differenza di quanto è avvenuto nel 1997.

Quattro. La ricostruzione? E quando mai? Non solo le pratiche sono un’infinità ma in virtù di una dimenticanza del governo attuale, il 7 gennaio, quando gli Uffici marchigiani hanno riaperto, dietro le scrivanie c’erano solo 75 impiegati su 180, come potete leggere qui.

Conclusioni provvisorie. La gestione del post terremoto è stata disastrosa sotto i governi precedenti ed è disastrosa sotto quello attuale, che pure ha fatto campagna elettorale in quei territori promettendo quello che non ha minimamente mantenuto. Nei fatti, quello che sta avvenendo è che ancora una volta si usano i terremotati in contrapposizione ai migranti, anche mettendo in circolazione fotografie che non vengono neppure dall’Italia, come spiega molto bene Matteo Pascoletti su Valigia blu, che parla giustamente di “trolling” sulla pelle dei terremotati.

Non fosse ancora chiaro, chi vive in quelle zone è stato usato prima, come spot elettorale a colpi di ciauscolo, e viene usato adesso. Sapendo perfettamente che, alla fin della fiera, di un territorio così poco conosciuto dagli stessi governatori della regione, importa pochissimo alla maggioranza degli italiani stessi, velocissimi a usarlo come meme da indignati, velocissimi a dimenticare. Quasi tutti, almeno.


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