ASCOLI PICENO – Non erano certamente campati in aria i numeri diffusi prima di Natale dall’assessore al Turismo regionale, Moreno Pieroni, e dal presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli. L’aumento delle presenze marchigiane, nel periodo gennaio-ottobre 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017, è stato davvero dello 0,6%, 0,59% per la precisione, e le presenze totali si sono avvicinate a quei 10 milioni definiti come “sfiorati”. In realtà 9.627.941, per cui a fine anno, probabilmente, si arriverà alla cifra tonda.

Avevano, i due componenti della giunta regionale, sbagliato certamente gli aggettivi, parlando con troppa enfasi quando il quadro regionale, confermato dai dati forniti a RivieraOggi e PicenoOggi dall’Osservatorio Regionale sul Turismo, era ben lungi dai risultati di pochi anni prima. Prima, cioè, che l’evento drammatico del terremoto cambiasse radicalmente la percezione della Regione Marche nell’immaginario italiano e internazionale.

Turismo 2018, un terremoto per le Marche: -21% sul 2015, -47% sul 2013

Ma se poi si vanno a vedere i dati regionali suddivisi per provincia, il quadro diventa ancora più complicato da decifrare. Praticamente soltanto la provincia di Ancona mostra segnali positivi, sia per quel che riguarda il settore alberghiero che quello extralberghiero, con crescite a doppia cifra e anche superiori al 20%.

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Macerata sembra reggere grazie all’aumento di presenze degli Esercizi Complementari ma con una grande contrattura delle presenze negli alberghi, per quasi il 14%. Non c’è da sorridere sia considerando la maggiore attendibilità dei dati alberghieri sia le entrate superiori medie degli alberghi rispetto alle altre strutture.

Se anche Pesaro è in sofferenza, la provincia di Fermo paga in maniera molto profonda le conseguenze del sisma (-19% di presenze negli alberghi), anche se in termini assoluti è quella con il minor flusso turistico.

Ad Ascoli si ravvisa una contrazione sia negli alberghi che nelle altre strutture. Dinamica un po’ a macchia di leopardo, perché ce ne siamo occupati negli ultimi tempi, anche se complessivamente non positiva perché si ravvisa una difficoltà a riportarsi sui livelli pre-terremoto dopo la crisi del 2017.

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I dati definiscono un quadro regionale con molte ombre tanto più per le forti differenze che notiamo. Il che, invece dei toni trionfali usati da Pieroni e Ceriscioli, dovrebbe condurre ad uno studio accurato per comprenderne le cause e quindi i rimedi. Per restare ai soli dati alberghieri, ad Ancona le presenze sono state pari, nel periodo gennaio-ottobre 2018, a 1.400.655; ad Ascoli 1.020.012; a Fermo 250.493; a Macerata 399.318; a Pesaro 1.736.697, per complessive 4.807.175.


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