ASCOLI PICENO – Di seguito riportiamo l’intervento dell’onorevole del Movimento Cinque Stelle Rachele Silvestri, ascolana, alla Camera dei Deputati in merito al tema della Sanità nella Regione Marche.

 

È arrivato il momento di porre un freno alle continue ingerenze politiche nella gestione sanitaria delle Marche.

Ad oggi, in nome di scellerate decisioni politiche, coesistono più modelli aziendali sanitari all’interno di un territorio che conta poco più di un milione e cinquecentomila abitanti e questa è una delle principali cause di squilibrio nella pianificazione e nella destinazione dei fondi statali.

Il piano sanitario è fermo attuativamente al 2014 e intanto si sta portando avanti un depauperamento della Sanità, soprattutto periferica, a favore di una discutibile centralizzazione anche di natura convenzionale-privatistica.

Eppure il fine ultimo della legge Balduzzi è quello di ottimizzare le risorse esistenti, nonché garantire un sistema sanitario che sia alla portata di tutti cittadini e dei professionisti sanitari e che non sia subordinato ad assurde decisioni politiche prive di studi, analisi e soprattutto di confronti con i portatori reali d’interessi: i cittadini. Se si persegue su questa strada, quello che si contrae è il diritto alla prevenzione e alla salute, ma soprattutto si crea una sperequazione nell’essere trattati in maniera equa in termini di servizi sanitari.

La Regione Marche oggi, priva di un nuovo piano, vuole mettere in atto il più grande investimento economico della storia sanitaria marchigiana con la riconversione di un già contestabile sistema sanitario in uno alternativo che prevede la costruzione di ben sei nuovi ospedali, senza prendere in considerazione l’elaborazione di altre possibili soluzioni come il potenziamento dell’esistente, laddove funziona. Il tutto con l’ombra del parternariato privatistico in Sanità, un modello già dichiarato più volte fallimentare delle Corti dei Conti.

È necessario che il Governo, e soprattutto il Ministero competente, si adoperino il prima possibile affinché venga tracciato un percorso ben preciso in cui le Regioni possano sì muoversi nel rispetto delle funzioni costituzionali attribuite, ma evitando che un certo modo di fare politica, in alcune regioni, possano tradursi, di fatto, in uno smantellamento della Sanità pubblica e nel portare avanti più modelli sanitari nello stesso territorio regionale, nel proliferare di strutture private che colmano i disservizi pubblici e soprattutto nel creare cittadini di serie A e cittadini di serie B su un tema fondamentale come il diritto alla salute”.


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