ASCOLI PICENO – L’acqua è un bene comune: non pubblico o privato, ma collettivo. Da anni, invece, sarebbe in atto una progressiva trasformazione di questo bene vitale in una merce. Questo processo potrebbe giungere a compimento in virtù del Decreto Ronchi, approvato nel 2009, in base al quale dal 2012 la privatizzazione del servizio idrico non sarà più una facoltà, ma un obbligo per tutti i comuni che non vi abbiano ancora provveduto.

Se ne è parlato sabato 26 febbraio alla Libreria Rinascita nel corso della conferenza stampa indetta dalle 14 associazioni riunite nel comitato referendario provinciale “2 Sì per l’acqua bene comune”, per presentare i dettagli della campagna informativa a sostegno del referendum già approvato dalla Corte Costituzionale.

La data della consultazione non è stata ancora fissata, ma ci auguriamo che il voto sia accorpato alle elezioni amministrative di maggio-giugno, in modo da agevolare gli elettori ed evitare una spesa doppia”, dice Mario Carini, dell’associazione Ciochesipuò.

Il referendum prevede due quesiti. Il primo chiede l’abrogazione dell’articolo 23 bis della Legge 133 del 2008, modificato nel 2009 dal Decreto Ronchi (numero. 135 del 2009), che impone ai Comuni di tutta Italia di privatizzare il servizio idrico. In attesa dell’esito referendario, nella provincia di Ascoli sono già 19 i Comuni che hanno modificato il proprio statuto introducendo il divieto alla mercificazione dell’acqua e molti altri si apprestano a fare altrettanto.

Il secondo quesito chiede l’abrogazione dell’articolo 154 del Codice dell’ambiente (Decreto legislativo 152 del 2006) per la parte che sancisce come criterio di determinazione della tariffa del servizio idrico l’adeguata “remunerazione del capitale investito”: in pratica, il diritto dei privati di fare profitti sull’acqua.

La prospettiva di vedersi riconoscere per legge il diritto a un utile “adeguato” pari al 7% inevitabilmente fa gola a molti. In caso di vittoria del No al referendum, alla fine di quest’anno verrebbe indetta una gara di appalto per assegnare la gestione del servizio idrico a una società privata, che agirebbe in regime di monopolio per un periodo variabile da un minimo di 20 a un massimo di 30 anni, un periodo congruo per ottenere un effettivo ritorno sull’investimento effettuato.

Attualmente, nella provincia di Ascoli l’acqua viene erogata da Ciip SpA (Cicli Integrati Impianti Primari), una società locale pubblica che garantisce una gestione efficiente e costi contenuti per gli utenti. “Nel 2008 la nostra tariffa era la più bassa delle Marche e dovrebbe essere ancora così”, riferisce Gianfranco Marinelli, rappresentante sindacale dei dipendenti Ciip, che ha espresso anche la preoccupazione dei lavoratori.

Massimo Rossi, presente come rappresentante dell’associazione Luoghi comuni, ha fornito qualche cifra: “Nei 59 Comuni dell’Ato 5 (Ambito territoriale ottimale del servizio idrico integrato per le Marche meridionali) il fatturato annuo è di 35 milioni di euro, mentre il piano di investimento per i prossimi vent’anni prevede una spesa di 380 milioni di euro in aggiornamento degli impianti, potenziamento della depurazione e altri interventi. Trasferire la gestione di un bene indispensabile e sempre più scarso come l’acqua a entità che per natura perseguono la massimizzazione degli utili implica rischi enormi per i privati cittadini e per le imprese del territorio. Per esempio, nell’Ato di Pesaro, l’unica delle Marche in cui la gestione dell’acqua è già in parte privatizzata, le tariffe sono più alte di circa il 20%.

La campagna referendaria appena lanciata si distingue anche per alcuni elementi decisamente innovativi. Lo spiega Mario Carini: “Innanzitutto, è la prima volta che a fare da traino non ci sono partiti politici ma associazioni di cittadini, che sono state in grado di raccogliere 1.400.000 firme a sostegno del referendum. E poi la campagna è totalmente autofinanziata, a ulteriore garanzia di autonomia e trasparenza. I cittadini possono sostenere l’azione dei comitati tramite il sito www.referendumacqua.it con una donazione libera o una sottoscrizione di almeno 50 euro che, in caso di raggiungimento del quorum al referendum, sarà restituita attingendo ai fondi del rimborso elettorale”.

Il delegato provinciale del movimento nazionale, Roberto Orsini, ha specificato che la campagna si articolerà attraverso eventi locali e nazionali, con la partecipazione di artisti, cene per raccolte di fondi, banchetti informativi e per le donazioni e adesioni e altre iniziative analoghe volte a coinvolgere quanto più possibile la popolazione.

Chiunque desideri ottenere informazioni o aderire al comitato referendario provinciale può scrivere all’indirizzo [email protected], chiamare il numero 3345246292 o mettersi in contatto con una delle associazioni elencate di seguito.

Ascoliequosolidale – Ascoli Piceno
Babazuf – Castel di Lama
Blob – Castorano
Ciochesipuò – Monsampolo del Tronto
Comitato Piceno Riviera

Ermo Colle – Colli del Tronto
Gas Gasper – Provincia di Ascoli Piceno
I Care – San Benedetto del Tronto

Legambiente – Ascoli Piceno
Legambiente – San Benedetto del Tronto
Luoghi Comuni – Provincia di Ascoli Piceno
Meteorivierapicena – San Benedetto del Tronto
Rsu della Ciip – Ascoli Piceno
SOS Missionario – San Benedetto del Tronto


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