ASCOLI PICENO – Non ci facciamo illusioni circa la fine delle illusioni, perchè quelle di cui parliamo sono state dinamiche grandi che esulano dall’ambito locale.
Eppure notiamo l’inizio di una tendenza positiva e di un pensiero differente. Su cosa? Sul fatto che si sta finalmente cominciando a comprendere quanto sia stata deleteria una certa visione dell’Università “Fai da te”, della Laurea come corso di studio su “ciò che piace”, su ciò che “suona bene”, “suona nuovo”, promette mari e monti e innovatività e lavoro sicuro “perchè quella Laurea lì, beh, non ce l’ha nessuno o ce l’hanno in pochi”.

Lauree light, lauree strane, lauree che in fin dei conti servono solo agli Atenei e ben poco agli studenti. Corsi improbabili, rassegne di studi anche interessanti se prese nella loro essenza, ma con pochi se non nulli sbocchi lavorativi. Nella migliore delle ipotesi, perchè i mercati del lavoro non erano pronti a ricevere i laureati “light”. Nella  peggiore delle ipotesi, perchè i Corsi in sé erano proprio poca roba, concepiti male, assemblati peggio, effettuati e dispiegati peggio ancora.

Perchè non ci facciamo illusioni, però? Perchè per riparare agli innegabili danni che una visione “light” dell’università ha fatto sul mondo del lavoro e sui giovani, creando figure professionali indefinibili e quindi precarie, e creando incertezza nelle imprese che non trovano le figure di cui hanno bisogno, beh per riparare a tutto questo ce ne vorrà di tempo. Ci vogliono modifiche strutturali, di mentalità, nei futuri studenti, nelle loro famiglie, negli atenei, nel ministero. Non è cosa da poco.

Perchè però potremmo trovarci davanti a un vero inizio della fine delle illusioni? Perchè si cominciano a vedere segnali di una nuova percezione, la voglia di un ritorno all’Università vera e tosta, formativa davvero, finalizzata al mondo del lavoro, alla pratica, all’economia reale e non a quella sognata o immaginata. Segnali che si vedono nei dibattiti televisivi che registrano e creano opinione pubblica, si vedono nei giovani, si vedono persino nei politici, che a sprazzi lanciano messaggi circa la fine delle “vacche grasse” e l’intento di far partire una nuova era di concretezza in un ambito che, non dimentichiamolo, riguarda anche la spesa pubblica degli enti locali.

Tutto questo viene in mente dando notizia di “Going”, le giornate di orientamento e di formazione allo Studio e al Lavoro che si terranno ad Ascoli il 31 marzo e il primo aprile (clicca qui per saperne di più).

Assistendo alla presentazione, si sono fatti molti accenni alla necessità di una scelta dell’università sempre più consapevole e matura ed efficace. Per lo meno, ci sembra che i nostri politici stanno iniziando a comprendere come l’università in provincia, per essere competitiva e formativa, deve essere basata su uno studio serio delle necessità economiche del territorio, invece che su orgogli di campanile o vacue vanità.
Presto per dire se e come la nuova consapevolezza si tradurrà nelle azioni conseguenti.
Per dare riferimenti di cronaca a queste riflessioni, riportiamo un’affermazione dell’assessore provinciale alla Cultura, Andrea Maria Antonini: “Questa iniziativa delle giornate GOing ci fa ben sperare dal punto di vista della filiera fra studio e lavoro. E’ organizzata in modo da ricevere informazioni dal territorio, trasmetterle ai giovani e far capire loro di cosa questo territorio ha bisogno, di quali professionalità, di quali corsi di studi. Questo nell’ottica di non ripetere gli errori del passato, le facoltà che hanno vissuto momenti di moda e afflusso senza poi fornire lavoro a chi ci ha investito tempo e soldi. Penso a corsi di laurea molto di moda, e molto diffusi anche in piccoli centri, come quelli sui Beni Culturali. Beh, molti di quei laureati oggi stanno a spasso. Ascoli è stata meritoria, perchè è riuscita a dare lavoro a questi giovani nei propri musei. Ma non è stato così dappertutto”.

Che sia la volta buona? Ne attendiamo sempre più, di questi segnali e di queste riflessioni, da parte della politica e dei giovani.


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