ASCOLI PICENO – La mafia non è solo quella delle coppole e delle lupare: esiste anche una mafia meno vistosa e rumorosa, che non mette bombe e non uccide per strada, ma si insinua nella vita di tutti i cittadini attraverso l’economia.

Per questo il ruolo di associazioni come Libera è importante non solo nelle regioni tradizionalmente ostaggio di una minoranza criminale, ma anche in quelle illusoriamente definite isole felici, come la Basilicata o le Marche.

È questo il messaggio principale emerso dall’incontro con don Marcello Cozzi, coordinatore di Libera Basilicata e autore del libro Quando la mafia non esiste, presentato ieri, 7 aprile, presso la parrocchia dei SS. Simone e Giuda di Monticelli, alla presenza del vescovo Silvano Montevecchi, del prefetto Pasquale Minunni e della direttrice del carcere di Ascoli, Lucia di Feliciantonio.

Secondo don Cozzi, è in atto una “mafiosizzazione della società: l’asticella della legalità si sta abbassando sempre di più e il confine fra ciò che è legale e ciò che è illegale diventa sempre più labile. Per questo bisognerebbe affermare il principio che il contrario di illegalità non è legalità, ma giustizia”. L’obiettivo di una lotta efficace contro tutte le mafie deve essere quello di garantire a tutti i diritti fondamentali, a partire dal lavoro, e sconfiggere una cultura che costringe i cittadini a chiedere come un favore ciò che spetterebbe loro di diritto.

Il libro di don Cozzi riguarda la Basilicata, ma l’associazione antimafia Libera, fondata da don Luigi Ciotti, esiste anche ad Ascoli. La coordinatrice locale, Paola Senesi, spiega così l’attività di Libera sul nostro territorio.

“Parlare di mafia è più difficile da noi che non nelle regioni in cui la presenza della criminalità organizzata è palese. Nella nostra provincia, Libera svolge soprattutto un’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, in particolare dei giovani, sui temi della giustizia e della legalità. Andiamo a parlare nelle scuole superiori per diffondere la percezione della “mafiosità” di alcuni comportamenti, anche apparentemente banali, e per far capire che tutti, ognuno nel proprio piccolo, possiamo fare qualcosa per riportare l’asticella della legalità un po’ più in alto”.

“Riceviamo raramente segnalazioni di veri e propri reati – continua – ma forse anche perché sono ancora in pochi a conoscere l’associazione. Per quanto riguarda l’usura, abbiamo ricevuto denunce rivelatesi poi infondate: c’è chi confonde una situazione di difficoltà, spesso frutto di condotte incaute, con un reato, ma anche questo conferma l’esigenza di una formazione culturale che aiuti i cittadini a distinguere fra comportamenti leciti e illeciti. Come associazione consideriamo un segnale importante l’impegno del prefetto di Ascoli Minunni per il Protocollo di legalità, varato di recente per garantire una gestione trasparente degli appalti pubblici, e se è stata avvertita questa esigenza un motivo deve esserci”.

Inoltre, è in corso una campagna anticorruzione lanciata da Libera a livello nazionale, con una raccolta di firme per estendere le misure di confisca dei beni, già previste per i mafiosi, anche ai corrotti. I Comuni di San Benedetto e Folignano hanno già aderito, mentre per Ascoli la richiesta di adesione dovrebbe essere esaminata a breve dal Consiglio comunale.


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