ASCOLI PICENO – A Colle San Marco, teatro quest’anno, prima ancora che di scampagnate e di commemorazioni storiche, di scenari da film horror con i ritrovamenti dei corpi dei cadaveri di Rossella Goffo a gennaio e di Melania Rea pochi giorni fa, si è tornato a  parlare della festività del 25 aprile e del valore che questa deve avere oggi per gli italiani, a 66 anni da quel giorno del 1945 divenuto simbolo della resistenza partigiana e della liberazione dal nazifascismo.

Per un momento dunque San Marco è tornato quello di sempre, con il sacrario dei Partigiani al centro dell’attenzione per  ciò per cui è stato costruito, e non perché potrebbe essere stato un luogo di passaggio della povera Melania prima di essere trascinata verso una brutale morte.

Sullo sfondo dei molti giovani che non hanno rinunciato alla tradizionale  giornata all’aria aperta nonostante il tempo molto incerto, si è alimentata una polemica politica che in fondo non è mai stata sopita del tutto. Da una parte una destra che fatica sempre un pò più del dovuto a riconoscere quello che è stato il 25 aprile (ricordiamo ad esempio quanto tempo ci volle per far menzionare la dicitura “per attività partigiana” accanto alla scritta che riconosce al Comune di Ascoli la la medaglia d’oro), dall’altra una sinistra che non manca di ribadire differenze e ruoli di allora. Stavolta è stato l’assessore regionale Antonio Canzian a tornare sull’argomento, riprendendo le parole del Prefetto Minunni, che lo scorso anno parlò del 25 aprile come della “festa di tutti”: “Non credo sia storicamente corretto dire che combattevamo tutti per un ideale e quindi alla fine eravamo tutti uguali” ha affermato Canzian.


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