ASCOLI PICENO – Non sono state trovate tracce di Dna sui resti del corpo di Rossella Goffo, la funzionaria veneta della Prefettura di Ancona scomparsa nel maggio del 2010 e trovata sepolta otto mesi dopo nei pressi del Bosco dell’impero, nella strada tra colle San Marco e Colle San Giacomo.

Gli esami autoptici e istologici sono stati resi difficili per via del troppo tempo durante cui i resti della povera donna sono rimasti sottoterra.

La perizia medico legale sull’omicidio di Rossella Goffo verrà comunque consegnata definitivamente nel giro di due settimane agli inquirenti, che ieri ad Ancona si sono riuniti in un vertice a cui hanno partecipato  il sostituto procuratore Irene Bilotta, i pm ascolani Carmine Pirozzoli e Ettore Picardi, i dirigenti delle Squadre mobili di Ancona e Ascoli e il medico legale Adriano Tagliabracci. Bocche cucite all’uscita dalla riunione, durata circa due ore.

Per il sequestro della funzionaria e per il suo omicidio è stato fin da subito inserito nel registro della Procura come unico indagato il tecnico della Questura di Ascoli Alvaro Binni, con il quale la donna aveva una relazione. Una relazione diventata ormai troppo ingombrante, scomoda, ancor più per l’atteggiamento ossessivo di Rossella che immaginava un futuro sempre più accanto ad Alvaro, sposato e padre di quattro figli.

Sulla base di questo movente la Procura di Ancona indagò Binni, ma l’uomo, difeso dall’avvocato Nazario Agostini, si è da sempre dichiarato innocente. “Il movente cade perchè la famiglia  Binni era consapevole della relazione di Alvaro con Rossella. -spiega il legale – Anzi, sapevano perfino del carattere della Goffo, al punto da provare preoccupazione per le sue ossessioni”.

Mancano prove dell’omicidio, come l’arma del delitto. Ma ci sono dei riscontri telefonici che farebbero pensare che i due si trovassero insieme il giorno della scomparsa.


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