ASCOLI PICENO – Dopo 15 giorni di lettura dei faldoni dell’inchiesta il Gip di Teramo riscrive in 185 pagine il delitto di Melania Rea, confermando in gran parte le accuse mosse dalla Procura di Ascoli ma aggiungendo importanti particolari.

Nell’ordinanza di custodia-bis per Salvatore Parolisi decretata ieri, il gip Giovanni Cirillo accoglie la richiesta della Procura abruzzese (procuratore Gabriele Ferretti, sostituti Greta Aloisi e Davide Rosati) che aggiunge ai capi di accusa di omicidio volontario aggravato da vincoli di parentela  l’aggravante di aver “profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa”.

Ma è nell’individuazione del movente che l’accusa della Procura di Teramo, secondo indiscrezioni riportate da alcuni organidi stampa, si differenzia da quella ascolana.

Pur ribadendo la completa responsablità di Salvatore Parolisi nell’omicidio di Melania, infatti, secondo l’ordinanza del Gip le ipotesi di movente possono andare oltre il semplice rapporto extraconiugale con la soldatessa Ludovica.

“Melania  – scrive il gip – potrebbe aver scoperto un segreto inconfessabile del marito che va ricercato in caserma. Non sono da escludere neanche le altre relazioni extraconiugali di Parolisi”. E ancora: “Può essere ipotizzato che la moglie avesse scoperto qualcosa di assai più grave del tradimento, o anche solo di torbido. Occorrerebbe approfondire i rapporti interni alla caserma, gli eventuali giri di droga, le altre relazioni extraconiugali…”.

Si cerca di far ulteriore chiarezza anche sui momenti successivi all’omicidio. Si ipotizzano complici nella fase di “deturpazione” di cadavere.

Intanto i legali di Parolisi Biscotti e Gentile approfittano della nebulosa sul movente giocando al contrattacco. ”L’accusa sismonta da sola” – affermano secondo quanto riportato dall’Ansa. “In solo 15 giorni – spiegano – il movente passionale cardine dell’inchiesta si sgretola. Il gip di Teramo, infatti, boccia clamorosamente il cuore dell’indagine di Ascoli, decretandone il definitivo naufragio. Neanche lo sforzo del Gip di Teramo è però riuscito a colmare il grave vulnus intorno al movente, rifugiandosi in mere ipotesi, congetture arbitrarie prive di aderenza a fatti e atti dell’indagine”.

“Il realtà il giudice di Teramo – afferma invece l’avvocato della famiglia Rea Mauro Gionni – conferma in toto quanto sostenuto dalla Procura ascolana, ma aggiunge altri moventi possibili, aggravando ancor di più la posizione di Parolisi”.


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