OFFIDA – “Fenomeni” di nome, fenomeno di fatto. Maurizio Crozza incanta Offida ed una Piazza del Popolo stracolma con due ore e un quarto di spettacolo no-stop, in cui il comico genovese non risparmia proprio nessuno.

Sul palco c’è il nuovo e vecchio Crozza, in tutti i sensi. Quello storico delle imitazioni irresistibili e riuscitissime; e quello monologheggiante, visto già nelle copertine di “Ballarò” o a “Crozza Italia” e “Italialand”.

Ecco quindi rispolverate le frecciate più celebri. Sulla tv (“La Rai rinuncia a Santoro e tiene Paragone. Come se i Beatles avessero fatto fuori John Lennon per Pupo”), sulla Tav (“Vogliono costruire un tunnel che ti porti a Lione in solo un’ora e mezzo. Ma che va a fare uno a Lione?”), su Ruby (“Berlusconi dice di aver telefonato in Questura perché pensava che fosse la nipote di Mubarak e voleva evitare un incidente diplomatico. Chi può credere a questa storia? Trecento parlamentari ci han creduto…”). E non manca nemmeno il riferimento alla famigerata strada provinciale Bonifica, che tanto fece discutere ed infuriare i sambenedettesi per la confusione geografica compiuta dall’artista. Che stavolta però non si sbaglia: “In Abruzzo le prostitute si appartano con i clienti nel bosco. Per stroncare la prostituzione la giunta regionale ha proposto di demolire il bosco. Altro che Disneyland, non paghereste il biglietto per assistere ad un dibattito della giunta abruzzese?”.

Crozza – perseguitato dagli insetti – è un fiume in piena. Si fa predicatore, massacra la Casta (“mandiamola a casa”) e soprattutto la Lega, suo bersaglio ideale: “Sono in una piazza medievale piena di gente dell’oggi. Il contrario di ciò che accade in Padania, paese dell’oggi con gente medievale”. Ancora: “Il loro atteggiamento? Un modo per segnare il territorio. I gatti fan pipì in giro, i leghisti fan cagate”). Ce n’è pure per Rutelli, che ammise di aver fondato il Nuovo Polo perché un italiano su due gliel’aveva chiesto: “Perché io incontro sempre l’altro italiano?”.

Tuttavia, ad Italialand il protagonista resta sempre lui, “la manna per noi comici”, ovviamente Berlusconi: “Siamo vittime di un esperimento scientifico. Vogliono vedere fino a quanto riusciamo a sopportare. Barzellette, barzellette con bestemmia, bunga bunga, processi, cucù alla Merkel. Ma noi sopportiamo tutto. Incredibile!”.

Infine le trasformazioni, col supporto di semplici parrucche. Perché a Crozza basta la voce. Dipinge la supponenza di Brunetta (rigorosamente in ginocchio), l’ossessione di Marchionne (la Fiom), il disagio di Napolitano, le metafore di Bersani (ammettendo di aver creato un mostro). C’è addirittura Ratzinger, rispolverato a cinque anni dallo strappo col Vaticano, che non gradì affatto.

La chiusura spetta a Roberto Giacobbo. “Voyager” diventa “Kazzenger”. Il motivo è facilmente intuibile: “Fondendo Tiziano Ferro con Franca Rame si ottiene Piero Ottone?”, “E’ nato prima il vento o i fagioli?”. Per il bis spazio ad Antonino Zichichi, invocato dalla stessa platea tra cui spicca un ospite d’eccezione: Giobbe Covatta.


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