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ASCOLI PICENO – Continua la polemica nata dal commento del primo cittadino di Ascoli Castelli, in merito all’eccessiva occupazione con tavoli e sedie di Piazza del Popolo, da parte di alcuni esercenti del centro storico. Il Lorenz Cafè, locale indirettamente colpito dalle accuse del sindaco, ha già replicato con la voce di uno dei soci dell’esercizio, Enzo Accorsi, il quale si è giustificato per l’accaduto testimoniando il regolare versamento delle quote previste dall’amministrazione per l’occupazione del suolo pubblico, lamentando invece irregolarità nei pagamenti, per conto di locali concorrenti.

Abbiamo intervistato altri due titolari di locali del centro storico, Laura Ferretti, proprietaria e gestrice del Caffè Ferretti, situato all’estremo nord della piazza, e Stefano Cinciripini, titolare del bar “63 cento”, sito in corso Trento e Trieste.

“63 cento” è stato inaugurato la scorsa primavera. Da circa un mese, a ridosso del marciapiede che costeggia il complesso Di Sabatino, sono spuntate una pedana, qualche tavolo e delle sedie.

Avete ottenuto un permesso per posizionare dei tavoli in questo punto?

“Certo, anche se sono molto contrariato rispetto alla gestione di tali autorizzazioni da parte dell’ufficio municipale che si adopera per l’occupazione dello spazio pubblico: la mia richiesta, per usufruire di uno spazio relativamente ristretto, ha subito dei giri burocratici e una serie infinita di blocchi e rilievi, che hanno ritardato la possibilità di usufruire del classico “tavolo all’aperto”, lasciandomi la possibilità di trarre profitto da questo investimento, solo a fine stagione, quando probabilmente non aveva più molto senso. Non solo: l’attuale regolamento va molto a svantaggio di chi, come me, si è trovato ad aprire una nuova attività, in quanto prevede degli standard di arredamento, delle limitazioni nell’uso dei colori, che non vi siano cartelli di plastica per l’esposizione promozionale del menù o dell’evento, a dispetto invece di quelli che sono i locali già esistenti, che fanno un po’ come vogliono”.

In che senso?

“L’amministrazione ha dato il limite del 2013 per far sì che anche gli esercizi già esistenti si adeguino a tali standard, che servono a tutelare la bellezza del luogo e ad evitare che in una piazza come la nostra, dove ci sono più di dieci bar, ognuno arredi a proprio gusto, ma attualmente è un far west”.

Della stessa opinione è Laura Ferretti: “L’amministrazione comunale sa benissimo come stanno le cose perché spesso loro stessi sono clienti dei bar del centro, quindi sono anche a conoscenza se determinati spazi sono pagati o meno. A mio parere se le leggi permettono di occupare a pagamento un luogo, e questo pagamento viene rispettato, non vedo cosa ci sia di male. La cosa che invece mi infastidisce è che io stessa ho subito multe per non essere rientrata di trenta centimetri nel perimetro predisposto, magari semplicemente perché un tavolo era stato spostato per fare largo, o un cliente aveva allontanato un’aiuola”.

Quindi intendi dire che se la legge lo permette, nessuno può contestare?

“In pratica sì. L’amministrazione è già abbastanza rigida su quelli che sono i protocolli da seguire, sia sugli spazi che sull’arredamento. Però non ci incentiva, perché l’unico sconto che ci viene fatto, per adeguarci agli standard di mobilia previsti, è solo quello del meno trenta per cento del costo stagionale per l’occupazione del suolo. In pratica è come se si scontasse di 300 euro una spesa di 10 mila”.


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