Da Riviera Oggi in edicola N. 899
Binari morti. A sentire i problemi che sta attraversando l’Italia mi vien da ridire (o meglio piangere) se penso alla fine che ha fatto la nostra provincia dopo gli accadimenti degli ultimi anni. A parte il Sud che ha problemi radicati negli anni e nomi e cognomi di chi ne ha impedito un minimo di progresso rispetto al resto dell’Italia, credo che uno sviluppo al rovescio che ha caratterizzato il territorio piceno negli ultimi due decenni non ha paragoni.
E’ successo di tutto, a partire dall’assurda divisione della provincia, prima piccola ora due piccolissime e insignificanti. L’ambizione assurda di andare… sulle targhe delle auto da parte dei fermani ha sconvolto e confuso cittadini e istituzioni con il risultato che si è fermato quasi tutto. Siamo diventati talmente piccini che nessuno ci pensa più.
In questo numero di Riviera Oggi trattiamo l’argomento ferrovia perché sono sempre meno i treni che si fermano nel Piceno. La stazione di San Benedetto del Tronto una volta piccolo crocevia del centro Italia, specialmente d’estate e perché collegava la costa ad Ascoli Piceno, sede della provincia, ora si vede dividere le fermate con Porto San Giorgio-Fermo perché quest’ultima vanta diritti simili. Insomma ci siamo fatti male da soli. Colmo dei colmi, dopo meno di un lustro dall’assurda provincia di Fermo, le tanto desiderate province stanno per essere abolite, almeno spero.
Ecco un breve riepilogo di quanto è accaduto nel Piceno e di quanto stava e sta per accadere.
a-Frazionamento della Provincia, che è forse l’origine di tutti i mali;
b-San Benedetto, gioiello turistico del Piceno e delle Marche, presa in considerazione per la realizzazione in zona Sentina di una centrale nucleare, in zona Agraria di una Centrale per il gas con il suo nome accostato a paesi sconosciuti della nostra penisola;
c-nessuna ipotesi di un collegamento serio (per l’autostrada dobbiamo ringraziare l’Abruzzo) tra il Piceno e la capitale nonostante che in linea d’aria Roma sia vicinissima al nostro mare e alla città di Ascoli. Altrimenti i romani non avrebbero “costruito” la Salaria per venire a prendere il sale da noi. Di una linea ferroviaria neanche a parlarne, che siamo matti!
d-la maggiore distanza dall’aeroporto abruzzese e da quello marchigiano oltre alle difficoltà per raggiungerli. Se qualcuno osa dire: facciamo uno scalo a Monteprandone viene preso per matto
e-sulla statale 16 ci sono due passaggi a livelli, uno è nostro;
f-l’autostrada A14 ha tre corsie da Milano fino all’inizio del territorio piceno
g-fra le pochissime città che non hanno la bretella per evitare la SS 16, una è il tratto piceno
Insomma ultimi siamo e ultimi resteremo. Un posto che, visto l’andazzo, andremo ad occupare anche nel turismo dove 30 anni fa eravamo tra i primi in Italia, ora ancora per poco primi della sola regione Marche, dove si stanno impegnando molto per farci retrocedere regalandoci casse di colmata, centrali, binari morti e altro che ancora non si sa. Per non parlare dei diversi rimborsi chilometrici che all’interno del giornale sono ben specificati.
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Concordo con quanto scritto nel suo articolo e se ne deduce una cosa sola: che la causa pricipale del malessere che ha colpito il nostro territorio è la Regione! A questo punto anziché abolire le province sarebbe opportuno (forse più semplice), eliminare le regioni per l’appunto. Li ritengo enti troppo lontani dai territori e che per tale motivo diventano più facilmente “accentratori”; come del resto sta facendo spudoratamente il nostro capoluogo. Si dice che il nord della regione non risente di questo trattamento eppure proprio da lì è partita la secessione! Lei che ne pensa Direttore di spostare il mirino dalle province alle regioni?
Io toglierei tutto e farei tante aree metropolitane simili tra loro. Un’area che vada da Fermo ad Alba Adriatica: 1500 kmq per circa 600 mila abitanti. Un sindaco, quattro assessori 6 consiglieri comunali. Chiedo la luna?
Lei non chiede la Luna, ma bensì …..Marte! Direttore facciamo un discorso un pò più realistico, la sua per il momento è un idea quantomeno utopistica. Tornando a noi e restando con i piedi a terra eliminare le Regioni, come più d’uno, in ambito politico, vociferava, a mio modo di vedere sarebbe di giovamento sia per limitare le “inutili” ed “enormi” spese della politica e sia per i territori che avendo un Ente, la Provincia, a cui far riferimento “vicino” sia come modo di pensare nel gestire il territorio e sia chilometricamente parlando (quest’ultimo è stato il cavallo di battaglia dei fermani per staccarsi dal Piceno, beati loro!), potrebbero rapportarsi con lo stesso più facilmente.
Marte non mi sembra più un pianeta irrangiungibile. Lei ragiona “per il momento”, io “per il futuro”.
Per raggiungere il futuro bisogna però superare il momento. In questo caso, il suo “momento” è già “futuro”. Comunque Lei continua a non rispondermi circa la sua opinione nell’eventuale abolizione delle Regioni anziché le Province; da parte sua vendo un chiaro comportamento evasivo sul nocciolo del mio quesito. A me va bene, come risposta, anche un “si” o un “no”, semplice, semplice. Grazie.
Legga con attenzione. Io abolirei sia le Province che le Regioni e in più accorperei tantissimi comuni. Quando scrivo di aree metropolitane questo intendo.