FOLIGNANO – “Giustizia per Domenico“: lo chiedono i familiari del giovane di Folignano morto a causa di un incidente stradale il 30 luglio 2010, sul Grande Raccordo Anulare di Roma, dove Domenico, ingegnere di 34 anni, lavorava.

I familiari, però, tornano a chiedere giustizia per la morte di Domenico Razzè. Di seguito pubblichiamo il comunicato apparso sulla pagina Facebook del giovane.

Quel giorno Domenico tornava a casa in moto dopo aver trascorso una serata con gli amici: oggi ad un anno e mezzo da quella tragedia la famiglia dell’ingegnere di Folignano (che aveva 34 anni all’epoca dell’incidente) chiede giustizia.

IInfatti, secondo le dichiarazioni dei testimoni e la prima ricostruzione effettuata dalla Polstrada di Roma l’incidente sarebbe stato provocato da una Bmw che ha superato a destra una C3 che, spostandosi sulla corsia di sorpasso, ha provocato l’impatto con la moto di Razz che sopraggiungeva. La stessa C3 avrebbe poi investito e travolto il corpo dello sfortunato ingegnere di Folignano.

Ma la perizia del consulente tecnico nominato dal pm ha ribaltato la dinamica dell’incidente, concludendo che Domenico sarebbe caduto da solo con la moto. Sulla base di questa perizia il pm ha chiesto l’archiviazione del caso e il prossimo 15 febbraio sarà il gip a decidere se accogliere la richiesta del pm che è fortemente contestata dalla famiglia di Razzè.

“La perizia del consulente tecnico del pm – afferma Laura Razzè, sorella di Domenico – ha ribaltato totalmente la dinamica dell’accaduto ignorando di netto la relazione della polizia, modificando la trascrizione di una testimonianza e ignorando molte delle prove sulla vettura e sulla moto. Questo significa che tutta la colpa è stata data al solo Domenico (unica parte lesa nell’incidente), che il pm ha chiesto l’archiviazione del caso, nonostante le nostre opposizioni all’archiviazione, e che all’automobilista non è stata fatta una multa nè gli è stata sospesa la patente. Il 15 febbraio il gip deciderà se archiviare o meno il procedimento nei confronti dell’automobilista ma, essendo così convinta la richiesta d’archiviazione da parte del pm, ci sono elevatissime probabilità che il gip sostenga le richieste del pm senza quasi leggere gli atti del processo e quindi le perizie da noi consegnate che smontano totalmente le convinzioni del consulente tecnico nominato dal pm”.

“Noi non sappiamo più cosa fare – continua – ci sentiamo totalmente impotenti. Per questo abbiamo deciso di rendere nota la situazione per ricordare come sono andate realmente le cose, nella speranza che il gip non disponga immediatamente l’archiviazione ma legga il fascicolo e richieda un supplemento di indagini e perizie”.

La sorella e i familiari di Domenico Razzè ci tengono a sottolineare che a muoverli non c’è certo il desiderio di vendetta o la possibilità di chidere un risarcimento danni ma solamente il desiderio di giustizia e la necessità che si faccia chiarezza sulla tragica fine di Domenico


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