ASCOLI PICENO – Sono passati quasi due anni da quel giorno di maggio in cui la funzionaria della Prefettura di Ancona Rossella Goffo scomparve. Otto mesi dopo venne ritrovato il suo cadavere al Bosco dell’Impero, in piena montagna, tra San Giacomo e Colle San Marco.

LA RELAZIONE Per la scomparsa, poi per l’accertato omicidio, l’unico indagato fin da subito fu il tecnico della Questura di Ascoli Piceno Alvaro Binni, con il quale la donna da tempo aveva una relazione segreta. I due erano infatti entrambi sposati e genitori di quattro figli. Ma mentre per Rossella, originaria di Rovigo dove tutt’ora vive la sua famiglia, quella relazione era una storia travolgente, per Alvaro rappresentava una situazione troppo ingombrante e pesante, da interrompere a tutti i costi. Da questa divergenza erano nati numerosi contrasti, con continui allontanamenti e riappacificazioni,  che avevano addirittura spinto Binni a sporgere una denuncia per stalking nei confronti della donna.

L’ARRESTO Ieri il poliziotto ascolano, dopo oltre un anno di indagini, è stato tratto in arresto dalla squadra mobile di Ascoli. Nessun dubbio per gli inquirenti: “Binni ha strangolato la donna e poi ha sepolto il corpo”. Le prove inconfutabili sarebbero le celle telefoniche agganciate dai telefonini della coppia il 5 maggio, giorno in cui fu denunciata la scomparsa della donna, che li collocano entrambi all’altezza del Bosco dell’Impero. Binni, assistito dall’avvocato Nazario Agostini, si è sempre proclamato innocente e si è dimostrato finora collaborativo con le procure che hanno indagato sul caso. Tuttora la sua famiglia lo difende e non crede alla sua colpevolezza.

IL BLOG In tutti questi mesi Binni ha parlato, ha argomentato, ha manifestato la propria inquetitudine, il proprio dolore nel sentirsi unico indagato per la vicenda. Ha scritto della sua situazione, del giallo che lo vede coinvolto, ma anche di casi simili e vicini anche geograficamente, come quello di Melania Rea o del piccolo Jason. Lo ha fatto in un blog, una sorta di diario on-line. Sentiva insomma il bisogno di scrivere e di sfogarsi di fronte ad un ‘suo’ pubblico. Alcuni messaggi rappresentano una sorta di cronaca giornalistica dei principali avvenimenti; perfino il suo caso veniva talvolta trattato in terza persona, al punto da far sorgere dei dubbi sull’autenticità dell’autore. In altri casi però egli afferma esplicitamente di essere Alvaro Binni, l’ unico indagato della vicenda Goffo. Come nel primo post, quello del 22 giugno. “Mi pongo questa domanda: dov’é Goffo Rossella? Sono passati 13 mesi e mezzo da quando scomparve da Ancona. Dopo alcuni giorni dalla scomparsa viene indagato per omicidio Binni Alvaro, colui che sta scrivendo, in quanto sembrerebbe l’ultima persona con cui abbia parlato la Goffo. (…) Oggi nuove perizie si affacciano all’orizzonte. Benvengano. Come dice il Principe della risata Antonio De Curtis “E io pago!!!”. Ma quanto dovremmo aspettare per sapere come è morta quella persona?”.

IL PRESAGIO L’ultimo post appena tre giorni fa, nel quale manifesta quasi una sorta di presagio riferendosi ad un apparente periodo di stasi delle indagini. “La quiete prima della tempesta?”, si domanda nelle circa dieci righe nelle quali esprime anche un ringraziamento verso chi in questi mesi, attraverso le pagine del blog, ha condiviso la sua esperienza. “10 mila letture non sono tante, potete pensare, ma per me, un piccolo borghese di provincia, sconosciuto al mondo sino a 21 mesi fa, è un dato importante. Sono stato offeso, deriso, violentato psicologicamente, descritto come un mostro, come un assassino senza pietà, sono stato giudicato prima ancora che mi facessero un processo, che, ora, potrebbe non svolgersi. Una quiete prima della tempesta? Un silenzio omertoso per far scemare l’attenzione mediatica e far passare in sordina il caso? Ancora nulla si può dire con certezza. A presto e grazie”.

SU ROSSELLA E IL MARITO In mezzo, numerosissimi post, dai quali si capisce come Binni sia particolarmente attento ad ogni minima novità in fatto di cronaca giudiziaria. Parla di Salvatore Parolisi, della sua amante Ludovica, dei genitori del piccolo Jason, e pubblica continui aggiornamenti sull’evolversi delle indagini. In alcuni casi critica i magistrati, poi in un post datato 3 luglio, rivolge anche un’accusa a Rossella, definendola  “una persona che sulle falsità costituite con estrema astuzia e diabolico disegno ha costruito la sua vita e la sua carriera da funzionario statale”. Infine, per Binni, il marito di Rossella “sapeva che la sua amata moglie voleva lasciarlo per correre dietro a un sogno, perché negarlo? Perché non prendersi cura dell’amata moglie che soffriva di problemi psichici? Nel contempo viene denigrato colui che è stato accusato del suo assassinio, non lasciandogli possibilità di potersi difendere”.

 

 

 


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