OFFIDA – “Vero da l’esse finto. La festa del bove in Offida”. L’evento principe del Carnevale storico diventa una tesi di laurea della dottoressa Lorenza Di Luca, che per il lavoro svolto ottiene la lode dalla commissione. La studentessa truentina ha trascorso un mese nella Città del Merletto proprio per vivere pienamente l’atmosfera carnascialesca, raccogliere le testimonianze, i documenti di quella che è la “festa delle feste” di tutto l’anno. Il Paese dei Balocchi ha stregato l’antropologa, laureatasi col massimo dei voti alla facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, tanto da indurla a tornare quest’anno a Offida per festeggiare insieme a quella che ha definito “la sua città adottiva” il suo primo Carnevale da dottoressa.

Un gradito ritorno per gli amministratori ma anche per tutti gli offidani che tra febbraio e marzo 2011 l’hanno accolta a braccia aperte, offrendo totale disponibilità per aiutarla nel suo faticoso lavoro di ricerca. Lorenza li ha ringraziati festeggiando con loro il Carnevale 2012, ma anche dedicando a tutta la città e ai suoi abitanti il suo prezioso volume.

Come nasce l’idea di una tesi sul “Bove Finto”?

“Sono stata ad Offida durante il Bove Finto quando ero piccola. Sin da allora ho coltivato in me il ricordo di questa manifestazione e del Carnevale Offidano in genere. Vivo a Roma sono di Martinsicuro, ma per metà sono marchigiana e mi piaceva avere come tema della mia tesi di laurea qualcosa che fosse legato alla mia terra. Quando poi ho proposto l’ argomento al mio professore Francesco De Melis lo ha accolto con molto entusiasmo e mi ha spronato anche dopo aver visto i video dell’evento a continuare su questa strada”.

Una strada che le è valsa una lode. Ha pensato di proseguire gli studi e le ricerche sul Carnevale offidano?

“Non nego che mi piacerebbe molto approfondire non soltanto “Lu Bove Fint” ma un po’ tutti gli appuntamenti e i protagonisti del Carnevale di Offida. Penso alle congreghe, alla loro storia, agli statuti che le caratterizzano, alla cerimonia di consegna delle chiavi della città il giovedì grasso, alla suggestiva atmosfera de “Li Vlurd”.

Potremmo aspettarci quindi qualche pubblicazione?

“Non mi dispiacerebbe affatto, e a riguardo ho in mente un progetto che sto sviluppando e di cui parlerò al Sindaco e alle altre istituzioni offidane. Inoltre, dopo aver trascorso un mese in Offida nel 2011 proprio per reperire materiale per la tesi, vivendo sul posto durante il periodo di Carnevale inevitabilmente ho maturato un affetto profondo per questa città e per gli offidani che sono diventati una sorta di “seconda famiglia”.

A proposito del suo mese di permanenza. Come ha trovato Offida e gli Offidani?

“Ho ricevuto un’accoglienza straordinaria. Appena sono arrivata conoscevo soltanto Luciano Casali, il presidente della Pro Loco. Il giorno dopo già conoscevo molte persone, tutte disposte ad aiutarmi per portare avanti il mio lavoro. Il mio stesso professore ha voluto inviare una lettera di ringraziamento al Sindaco Lucciarini e a tutti gli offidani per l’accoglienza dimostrata e per la loro disponibilità. Tanto che quest’anno subito dopo la discussione della mia tesi di laurea ho deciso di trascorrere la settimana di Carnevale proprio ad Offida per festeggiare con gli offidani il periodo più gioioso dell’anno, ma soprattutto ho dedicato la tesi oltre che alla mia famiglia anche a Offida, il Paese dei Balocchi e alla sua gente”.

Domanda più tecnica. Come si sviluppa la tua tesi?

“Ho impostato il mio lavoro dividendolo in due parti. La prima parte si configura come resoconto etnografico, in cui ho spiegato cosa avviene durante il rituale. Ho voluto anche trattare la prima parte della giornata, la mattina, quando la festa è solo offidana ed è vissuta in una sorta di intimità che poi si disperde nel pomeriggio quando arrivano visitatori da tanti altri luoghi. Per capire meglio la struttura del rito, inoltre, fondamentale è stato filmare, con l’ausilio di un cameraman, l’evento, di cui la la tesi contiene una sorta di sceneggiatura a posteriori. La seconda parte è invece quella che mi ha fornito più materiale, ovvero le testimonianze. Inizialmente volevo strutturala a mo’ di intervista, ma poi la forza delle testimonianze raccolte ha dato vita ad un vero e proprio racconto carico di emozioni e di suggestioni, la sezione più feconda ai fini antropologici, sia come memoria storica che come narrativa orale”.


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