ASCOLI PICENO – Per chi ha vissuto gli anni ‘80, forse calcisticamente i più belli per l’Ascoli e per l’Italia in generale, è uno dei giocatori ai quali si rimane maggiormente legati. Flavio Destro, dall’‘85 al ’90 fu difensore e capitano della grande Ascoli di quel periodo, anche se l’attualità lo riporta sulle pagine e sulle cronache nazionali per essere il padre di Mattia, giovane talento del Siena cercato da tutte le maggiori squadre di A dopo l’inserimento da parte del Ct della Nazionale Prandelli nella lista dei pre-selezionati per gli Europei che inizieranno a giugno.

Come ha preso, da padre, la notizia di questa pre-convocazione?
E’ una grande gioia, una cosa che mi fa enormemente piacere. Ora aspettiamo domenica per le convocazioni definitive, toccando ferro. Ma già è stato raggiunto un importante traguardo (nel frattempo è arrivata la convocazione ufficiale agli Europei, ndr)

Se lo aspettava ad inizio stagione?
Con un ragazzo giovane, che non sai quanto giocherà, è difficile fare pronostici e dire dove arriverà. Però le qualità Mattia le ha e vedendo che giocava spesso e che i gol arrivavano, una piccola speranza dentro ho cominciato a covarla.

Che consiglio si sente di dare ad un giovane che entra oggi nel mondo del calcio? Che differenze ci sono rispetto ad allora?
Il maggior rischio oggi è di essere circondato da ‘presunti’ amici, che invece mirano a fare gli interessi loro. Il consiglio che infatti do a Mattia è quello di dare confidenza a tutti e nessuno. A livello tattico poi le differenze sono molte. Sono sparite le marcature a uomo rispetto a quando giocavo io, le squadre cercano maggiormente lo spettacolo.

E Mattia in che cosa ha ripreso dal padre?

Probabilmente nella determinazione, nella voglia di migliorarsi sempre e nel cercare di salire un gradino alla volta. Poi tecnicamente ovviamente abbiamo caratteristiche diverse, io ero difensore e lui è attaccante.

Però anche da difensore le sue soddisfazioni in fase realizzativa se l’è prese, segnando niente meno che al Milan di Sacchi.
Sicuramente fare gol ad una squadra che allora era paragonabile al Barcellona di oggi è stata un grande gioia. Segnai anche in a San Siro, in coppa.

Che ricordi porta con sé di quegli anni?
Bellissimi perché per fortuna sono state praticamente soltanto gioie. Io ero il capitano di una squadra forte. Arrivammo ai quarti di coppa Italia eliminando squadroni, facemmo ottimi campionati.

Un episodio in particolare al quale è rimasto particolarmente legato?
La vittoria a Brescia all’ultima giornata di un campionato nel quale facemmo una grande rimonta. Era uno scontro diretto. Di fronte avevamo non undici ma trenta mila persone e a fine primo tempo eravamo sotto di un gol, poi ribaltammo il risultato e ci salvammo. Al ritorno trovammo i tifosi al casello di San Benedetto ad attenderci per scortarci fino allo stadio e festeggiare.

Un pò come accaduto all’Ascoli di Silva. Lei è rimasto legato ai colori bianconeri.
Ascoli è la mia squadra e la mia città. Quello che ha fatto Silva è qualcosa di molto importante. I meriti sono anche del presidente: mantenere una categoria come la B di questi tempi non è impresa da poco.


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