Dal N. 919, del 21 maggio 2012, del settimanale Riviera Oggi

SPINETOLI – E’ d’obbligo una premessa: Da più di un quarto di secolo siamo passati dalla politica dei partiti al leaderismo, dal leaderismo alla politica dei tecnici e da quest’ultima ad un evidente senso di antipolitica, generato proprio dall’insopportabile picco raggiunto dall’insieme delle spese che la comunità sostiene per dotarsi di apparati politico-amministrativi, ovvero de “I costi della politica”. E proprio su questo tema – peraltro il più ricorrente nelle e-mail che ben 95 mila cittadini italiani (analisi all’8 maggio scorso) hanno inviato al sito del Governo nell’ambito della Spending Rewiev. Degno di nota la vicenda di lunedì scorso, quando si doveva votare per il rimborso ai partiti e in aula si sono presentati appena 10-15 Deputati su 630 – esprime la sua opinione il capogruppo del PD in Provincia, Emidio Mandozzi:” In queste settimane sono finiti sotto la lente d’ingrandimento i costi di chi è impegnato nella politica. Io invertirei l’analisi: La politica è fatta di persone, e chi svolge questa professione in maniera seria, dedicando tempo e passione, è giusto che venga rimborsato per il proprio lavoro”.

Io, Sindaco in aspettativa.

“Sono un dipendente della pubblica amministrazione, come insegnante, e quando ho iniziato il mio percorso politico, sia come Sindaco di Spinetoli che come Amministratore Provinciale, ho deciso di andare in aspettativa dalla scuola senza stipendio, prendendo l’indennità prevista dal comune, corrispondente allo stesso reddito percepito dalla scuola. Questa è la scelta che ho fatto, perché ritengo che chi sceglie di mettersi al servizio dei cittadini deve farlo a tempo pieno, con grande dedizione e passione. Da Primo Cittadino e da Amministratore Provinciale lavoravo 40-50 ore a settimana, e credo che un rimborso equo debba essere parametrato al tipo di attività e di impegno”.

“Il problema nasce quando l’impegno in politica diventa un benefit per assolvere unicamente ad interessi propri. E questo va duramente condannato. Anche perchè ci sono persone che fanno gli amministratori pubblici, continuando, però, a svolgere la prima professione; di conseguenza l’impegno in politica diventa un elemento residuale, mentre dovrebbe essere l’inverso, e il cumulo delle indennità è un altro elemento da condannare duramente.”

Manca il buon senso.

Il Capogruppo Consiliare del Pd continua affrontando il tema degli sprechi, elemento responsabile delle sistematiche distorsioni che una cattiva amministrazione della cosa pubblica ha arrecato alla vita del paese, conseguente ad una vera e propria fuga dalla politica da parte dei cittadini, in particolare dei giovani:”  Sperperi, esagerazioni, l’utilizzo di macchine pubbliche, rimborsi che spesso non sono corrisposti ai tipi di impegni; sono tutti fattori che devono essere regolamentati rigidamente, dove il buon senso deve assolutamente prevalere. Ma attenzione a fare di tutta l’erba un fascio: E’ chiaro che non si può basare sul volontariato un’intera vita dedicata alla politica, ma è altrettanto chiaro che un amministratore, impegnato in prima linea e con scelte di campo che ricadono inevitabilmente sulla vita dei cittadini, deve essere dotato di buon senso, trasparenza, massima responsabilità e rispetto verso la comunità.”

Abbiamo sindaci da 1000 euro.

“Credo che i costi della politica vadano individuati nei grandi enti: Regioni e Parlamento, dove sussiste una evidente sproporzione tra, ad esempio, le indennità di un consigliere regionale o di un parlamentare, e quelle di un amministratore pubblico. Se penso che un sindaco di un comune come, ad esempio, Castorano o Colli non arriva prendere un rimborso di 1000 euro al mese, pur essendo in prima linea, firmando atti dalla mattina alla sera e con responsabilità anche penali; in contrapposizione ai compensi percepiti da un consigliere regionale che, tra indennità sui rimborsi, individuali e di presenza, prende dai 12 ai 14 mila euro al mese, senza avere nessuna responsabilità se non quella di alzare la mano per approvare leggi; allora è chiaro che c’è qualcosa che non va. Un reddito chiaramente sproporzionato se pensiamo che oggi gli anziani non arrivano a 500-600 euro al mese di pensione.  Ecco perché dico che il problema non è la politica ma come il singolo la affronta”.

La politica non è romana.

Emidio Mandozzi conclude sui grandi temi politici, rivolgendo l’attenzione al vortice giudiziario che ha coinvolto la dirigenza di varie formazioni:“ I partiti chiedono le tessere ai propri iscritti, gli si chiede un contributo per organizzare convegni, iniziative e manifestazioni; e poi scopriamo che a livello nazionale prendono centinaia di milioni di euro di rimborso pubblico, reinvestendone parte in lingotti o in operazioni bancarie in paesi esteri. Esiste un bilancio: Il contributo deve essere proporzionato alle iniziative che si adottano, e i contributi nazionali devono essere spalmati sul territorio. Perché la politica non si fa solo a Roma, ma si fa a partire dal piccolo comune di 300 abitanti fino alle grandi metropoli”.

 


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