Le interviste sono state realizzate di fronte al presidio Manuli organizzato dalla Unione Sindacale di Base da lunedì 1° ottobre.
Riprese e montaggio Maria Josè Fernandez Moreno
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ASCOLI PICENO – La crisi c’è. Forse non siamo (ancora?) ai livelli di Grecia, Spagna e Portogallo, ma senza una inversione, la tendenza è segnata. Le parole del sindacalista dell’Unione Sindacale di Base, Andrea Quaglietti, chiamano in causa anche la politica locale.
Non è il solo: quasi tutti – lavoratori o imprenditori – lamentano la scarsa attenzione delle Istituzioni al problema del lavoro.
Migliaia di posti di lavoro scomparsi, decine di imprese “bruciate” dalla concorrenza internazionale, è vero, ma anche da un’assenza di politiche economiche nazionali, di assistenza alle imprese. E quando in Cina o Polonia, pur a fronte di produzioni a volte di livello qualitativo inferiore, il costo del lavoro è infinitamente più basso e gli incentivi statali infinitamente più alti, ecco che il quadro della “libera concorrenza” cambia colore, e siamo, piuttosto, dentro un’altra cornice: la libera “speculazione”.
Se ne può uscire? I pareri dei lavoratori del Presidio Manuli sembrano scettici. Forse ha ragione Quaglietti: “Già due anni fa abbiamo parlato del funerale del lavoro piceno“.
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Che la situazione sia alquanto grave è un dato di fatto oggettivo, ma leggendo quotidianamente delle accuse reciproche che i cittadini, la politica, gli imprenditori e i vari commentatori si scambiano mi viene in testa un pensiero ricorrente.
Dove’erano tutte queste figure quando, in tempi non sospetti, ad Ascoli si facevano comizi, fiaccolate e manifestazioni per la chiusura dell’Sgl Carbon ? Dove erano quando la Manuali prendeva vecchie macchine, le faceva tirare a lucido da aziende locali (magari le stesse che adesso partecipano alla protesta?) per trasferirle negli stabilimenti cinesi spacciandosi per nuove ed ottenendo finanziamenti dal governo cinese? Dove erano quando gli imprenditori locali subappaltavano la produzione alla manodopera cinese racchiusa nei sottoscala o nei capannoni fatiscenti con le vetrate tappezzate di cartoni per poter lavorare 24 ore al giorno? Dove erano quando la produzione veniva mandata avanti negli stabilimenti da ragazzotti privi di alcuna esperienza, assunti con contratti a tempo determinato che arrivavano anche a pochi giorni della settimana?
Insomma, secondo me, buona parte dell’attuale situazione è frutto della miopia e dell’indifferenza che ha contraddistinto non solo la classe politica, ma anche la classe lavoratrice.
Spero che tutto questo serva da lezione a tutti noi per non commettere in futuro gli stessi errori.
Io sono un artigiano di San Benedetto quindi in teoria no dovrebbe interessarmi la vicenda della MANULI, almeno questo è quello che molti erroneamente pensano quando mi fanno delle esclamazioni tipo ( beato te che lavori per conto tuo ) ma è proprio questo il punto che la maggior parte delle persone non capiscono e che io continuo ogni volta a ribadire è che ogni individuo, ogni padre di famiglia,ogni ragazzo che vorrebbe sposarsi potrebbe essere per me un potenziale cliente ma se Loro si fermano con il lavoro di conseguenza questa situazione si riperquoterà anche su di noi.
Forse non avrò mai contatti con questi operai perhè magari questi fanno parte di in altre zone dove ci saranno altri miei validi colleghi ma non per questo dovrei girarmi da l’altra parte e fare finte che la questione non mi interessi.
Siamo alla fine del loro piano ci hanno fatto toccare il benessere, ci hanno fatto convincere che facendo dei debiti avevemo il coreggio di investire nel nostro futuro, cosi facendo ci hanno portato a dipendere completamente da loro ( MA RICORDATE CHE SONO LORO CHE DIPENDONO DA NOI ) basta con le promesse dei GRILLINI o dei RENZI di turno che si fanno paladini di una giustizia in qui ormai non crede più nessuno.
Anche io sono un padre di famiglia e proprio per i miei figli penso che è arrivato il momento di organizzarsi in un eltro modo ed avere il CORAGGIO DI RISCHIARE.