ASCOLI PICENO – Il dipinto non sarà più lì, nell’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Commerciale Geometri Umberto I°, ma le prese di posizione non si arrestano. Così è la volta della Rete degli Studenti Medi del Piceno, che in una nota fa sapere che “era pronta a prendere vie legali pur di far spostare il quadro raffigurante Mussolini dall’aula magna dell’Itcg Umberto I° di Ascoli Piceno. Fortunatamente non ce n’è stato alcun bisogno. Il preside Arturo Verna ha provveduto alla rimozione dell’opera sta mattina stessa. Siamo felici che il nostro dissenso, assieme a quello dell’Anpi sia stato ascoltato”.
“L’indignazione ha toccato – continuano – in questi giorni, anche numerosi studenti che ci hanno contattato per un nostro intervento in quanto sindacato studentesco. Ad esempio una ragazza ci ha scritto: “Non so se siete al corrente (ma credo di sì) del ritrovamento del quadro di Castelli nella nostra scuola e mi chiedevo se se ne poteva parlare nel gruppo dato che non ho visto nessun post a riguardo! Devi sapere che noi, come studenti non siamo stati informati sull’accaduto… sinceramente se non fosse stato per i giornali non saremmo venuti a conoscenza né dell’esistenza di questo quadro né tanto meno della conseguente rimozione e questo non mi sembra giusto. Non c’è stato neanche un momento di confronto tra i ragazzi e tanto meno con gli insegnanti che potevano almeno spiegarci cosa era dipinto su quel quadro e cosa Castelli voleva esprimere attraverso quella rappresentazione.
Io credo che anche da li ai ragazzi si poteva dare una possibilità per crescere e crearsi anche una opinione personale che sia basata su principi antifascisti o su altri principi. Sarebbe stato comunque un buon punto per cominciare a pensare”.
“Tuttavia siamo contenti di aver raggiunto il nostro obbiettivo e di aver allontanato da una scuola pubblica l’effige di un dittatore che tempo fa nella scuola introdusse idee malsane e totalitarie con l’intento di plasmare le menti dei giovani studenti a suo piacimento. Ancora di nuovo ribadiamo il nostro desiderio di creare una scuola neutrale e aperta allo sviluppo di ogni singolo individuo senza influenze e senza favoritismi” concludono.
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Le mie ragioni.
L’iniziativa di ricollocazione nell’Aula Magna dell’I.T.C.G. “UMBERTO I” il giorno 12 ottobre 2012 del dipinto di Aldo Castelli obbediva ad una duplice finalità storico-culturale: 1) restituire gratuitamente alla città di Ascoli Piceno un’opera d’arte, ché opera d’arte è il dipinto di Castelli, comunque lo si giudichi sul piano politico; 2) ripensare in termini critici la storia degli Istituti Tecnici e Professionali.
Per quanto riguarda il punto 1) l’opera consta di due tele che il pittore aveva dipinto in modo che combaciassero, una di proprietà della Provincia l’altra (la parte superiore raffigurante Mussolini in posa e abiti da imperatore romano) di proprietà di un privato disponibile a cederla in comodato gratuito solo alla scuola perché l’intero quadro fosse ricollocato nell’Aula Magna in cui si trovava dal 1939 e dove è rimasto sembra fino agli anni sessanta. Con che solo la ricollocazione dell’opera nell’Aula Magna dell’I.T.C.G. “UMBERTO I” poteva consentirne la restituzione integrale alla città e ai suoi studenti!
Per quanto riguarda il punto 2) premesso che la scuola rispetto alle altre (musei, pinacoteche, ecc.) è la struttura più idonea a contenere simboli perché la lettura storico/critica degli insegnanti ne media il significato e li priva di ogni forza propagandistica, per cui simboli, affermazioni, scritte o quadri dai contenuti più o meno discutibili a scuola ce ne possono essere e ce ne saranno sempre, il dipinto di Aldo Castelli, considerato nella sua interezza, non è una raffigurazione di Mussolini ma una esaltazione degli Istituti Tecnici cioè della loro equiparazione ai Licei e agli Istituti Magistrali che il regime fascista compie in una fase in cui (siamo appunto nel 1939, l’anno della “Carta della scuola” di Bottai) tenta il definitivo affossamento della Riforma Gentile cercando di portare a compimento il progetto già iniziato nel 1931 con la realizzazione degli Istituti Tecnici e degli Istituti Professionali. Orbene, come da me più volte già indicato, questo tentativo evidenzia aspetti discutibili perché gli Istituti Tecnici e gli Istituti Professionali, che la riforma Bottai equipara ai Licei e all’Istituto Magistrale, sono pensati nella prospettiva di una scuola totalitaria, una scuola che forma non uomini ma ingranaggi di un sistema, ossia uomini abituati non a pensare ma a eseguire. La ricollocazione del quadro di Aldo Castelli nell’Aula Magna dell’I.T.C.G. “UMBERTO I” non obbediva, quindi, a intenti celebrativi o apologetici di Mussolini o del fascismo ma costituiva una occasione per ripensare la storia degli Istituti Tecnici con le sue luci e le sue tante ombre, un’occasione che, come ogni altra opera d’arte, il dipinto di Aldo Castelli può pienamente fornire solo se ricollocato nell’edificio in cui all’epoca della sua produzione erano dislocati gli Istituti Tecnici. E nel modo suindicato e con intento puramente storico il dipinto doveva essere presentato agli studenti dell’UMBERTO I dai loro insegnanti (cosa che già io, come preside, avevo cominciato a fare il 12 ottobre 2012 in sede di presentazione) e alle scolaresche delle altre scuole che, accompagnate dai loro insegnanti, si sarebbero recate nell’Aula Magna dell’UMBERTO I (cosa già avvenuta nella giornata del 13 c.m. con una classe quinta del Liceo Linguistico di Ascoli Piceno che ha visitato l’Aula Magna accompagnata dal suo docente di storia dell’arte).
Orbene, dalle reazioni che si sono succedute (per esempio, le dichiarazioni in Conferenza stampa di alcune forze politiche nella mattinata del 13 c.m. e quelle dei “Giovani democratici” che tramite Internet hanno minacciato un “sit in” di fronte all’UMBERTO I previsto per il 19 ottobre) mi sono reso conto che le due finalità storico/culturali che avevano spinto la scuola a restituire alla città e ai suoi studenti un’opera d’arte non sono state comprese da una parte della città stessa, per cui, avendo assunto l’iniziativa agli occhi di molti valenza ideologica, ho tranquillamente e in tutta serenità ritenuto di dover recedere dalla stessa e, per evitare disordini che potevano verificarsi tra gli studenti e strumentalizzazioni da parte anche di organizzazioni politiche diverse da quelle che hanno già strumentalizzato l’operazione, per senso di responsabilità legato alle mie mansioni di Dirigente Scolastico ho disposto che fin dalla mattinata di oggi lunedì 15 ottobre 2012 il dipinto non si trovi più nell’Aula Magna dell’I.T.C.G. “UMBERTO I” ma sia restituito ai proprietari per la parte di loro spettanza.
Mi dispiace solo per la città che, venendo privata dell’opera di Aldo Castelli, subisce ancora una volta le conseguenze negative dell’insipienza della sua classe politica che riesce a far perdere agli studenti anche un patrimonio faticosamente (e gratuitamente) rimesso a loro disposizione! Una classe politica che per altro dovrebbe ispirare le sue affermazioni e i suoi comportamenti ai principi della Resistenza e della Repubblica, dai quali discende la libertà di insegnamento, per cui la scuola deve poter essere inclusiva di ogni contenuto non perché tutto sia parimenti accettabile ma perché l’insegnante ne saggia la consistenza e la validità sul piano storico e culturale e in questo modo, favorendo il libero e aperto confronto tra differenti posizioni culturali, fornisce all’alunno gli strumenti per formarsi autonomamente, cioè per divenire quello che consapevolmente vuole.
Vittoria del buon senso è stata definita la decisione di togliere il dipinto dall’Aula Magna: del buon senso sì, ma di quelli di chi, non obbedendo a una logica strumentale, ha preferito il male minore, garantire l’incolumità dei suoi studenti. In questo senso non darò la mia adesione né il mio appoggio a manifestazioni né a favore né contrarie alla mia decisione.
Il Dirigente Scolastico dell’I.T.C.G. “UMBERTO I”
Prof. Arturo Verna
Le nostre ragioni…..
Much Ado About Nothing (?)
L’incauto tentativo di ripristino del quadro di Mussolini a cavallo nella sua sede originaria si conclude con una frettolosa marcia indietro del preside dell’ITGC Umberto I°, che decide responsabilmente – spinto forse dall’inaspettato clamore suscitato dall’iniziativa – di rimuovere il quadro e restituire le due parti ai legittimi proprietari (quando e come stata ceduta la proprietà?) .
Molto rumore per nulla, quindi?
Purtroppo, no: oltre lo spropositato incontrollabile clamore e l’asprezza delle polemiche suscitate (facilmente prevedibili, no?), molte cose si sarebbero forse potute evitare se si fosse preventivamente messa in atto una scelta partecipata che coinvolgesse nei modi più opportuni – oltre che amministratori pubblici, storici ed esperti d’arte – la società civile: associazioni, cittadini, giovani.
Il mancato coinvolgimento dei figli dell’artista, legittimi testimoni e custodi della sua memoria, non può essere percepito come una maldestra svista protocollare; sembra piuttosto una estromissione intenzionale, con la precisa volontà di evitare possibili intralci all’operazione. Tra i tanti aspetti sfuggiti agli sbadati organizzatori dell’evento, schierati sotto al dipinto in foto apparse sui media locali e nazionali, è il caso di ricordare la precisa volontà espressa dall’artista nell’accettare irrevocabilmente la definitiva scomposizione / rimozione del dipinto (di cui furono distrutti anche i disegni preparatori) e l’esistenza di una legge sui diritti d’autore [“Il diritto morale mira a tutelare la personalità dell’autore, il suo onore e la sua reputazione con una corretta comunicazione agli altri delle sue opere …. l’eventuale cessione dei diritti di sfruttamento economico dell’opera da parte dell’autore a terze figure, non pregiudica il diritto morale che rimane inalterato … Dopo la morte dell’autore il diritto morale può essere fatto valere, senza limite di tempo, dal coniuge e dai figli (art.23 L. 633/41)”].
L’idea di “tenerci fuori” è presto naufragata nella bufera di attacchi indiscriminati e di giudizi sommari e irriguardosi che hanno toccato pesantemente non solo l’opera artistica (che è stata perlopiù ridicolizzata – il soggetto, purtroppo, si presta – ma pazienza, l’esercizio del diritto di critica non si discute, per carità …) ma soprattutto la sfera privata di Aldo Castelli (il che è davvero difficilmente tollerabile). Alla famiglia tutta si sarebbe potuto risparmiare l ’inutile strazio di scoprire e veder circolare in rete un sedicente “documento storico in possesso di un comandante partigiano”, praticamente una lista di proscrizione scritta a mano, stilata probabilmente alla caduta del fascismo, in cui accanto al nome di Aldo Castelli compariva una laconica, scioccante definizione: Conferenziere di propaganda Fascista. Qualcuno pensa che per “fare i conti con la storia” si debbano risvegliare oggi le penose lacerazioni sociali e gli insostenibili disagi esistenziali che le epurazioni – talvolta sommarie – provocarono nel periodo post-fascista. All’epoca, nella famiglia Castelli e nella cerchia di amici i conti con la storia dovettero essere chiusi: fu fatta chiarezza, ci furono spiegazioni, scuse forse, e certi rancori furono sopiti per sempre.
Aldo Castelli fascista, proprio no: minacciato dai repubblichini di Salò che si era rifiutato di seguire, si unì a un gruppo di partigiani (ma abbandonò la “lotta clandestina” dopo un paio di giorni, incapace di tollerare i disagi e di affrontare le difficoltà materiali, fragile com’era … ). Piuttosto disimpegnato sul piano politico, aveva tuttavia un istintivo senso della democrazia che esercitava coerentemente e assiduamente sia nella vita pubblica che privata.
Era un artista, questo sì (ma non di regime); è l’autore del dipinto sconsideratamente riesumato ed esposto pubblicamente, ma anche di tantissime altre opere forse degne di maggior attenzione; francamente sembra ingeneroso e poco sensato che – per scelta di alcune autorità locali –nella memoria cittadina (e a questo punto anche nazionale, purtroppo) il suo nome debba essere associato ad un’unica opera eseguita su commissione nel 1937 – opera giustamente destinata all’oblio – e che la sua intera e varia produzione artistica rimanga sepolta nel dimenticatoio.
Chi si dovrà ringraziare di tutto questo assordante clamore di cui avremmo volentieri fatto a meno?
E chi avrà il buon gusto di chiedere scusa?
16 ottobre 2012-10-16 Fioretta, Paolo, Simonetta Castelli
“Chi si dovrà ringraziare di tutto questo assordante clamore di cui avremmo volentieri fatto a meno?”. Eppure mi pare che si continui ad alimentarlo questo clamore, è già il secondo mega comunicato ufficiale che leggo. Oltre a vari interventi qua e là. Scusatemi ma sono perplesso…