Un botto di quelli fragorosi. Che fanno dimenticare almeno per un istante gli exploit di Fabio Fazio e Roberto Saviano, raggiunti nella primavera scorsa con “Quello che non ho”. Michele Santoro torna sulla tv generalista e conquista quasi 3 milioni di telespettatori, pari al 13% di share. Tale è la portata della seconda stagione di “Servizio Pubblico”, per la prima volta in onda su La7.

Circa il doppio dei numeri totalizzati nell’intera stagione passata – confinata su su Cielo e su diverse emittenti regionali – ma pure di quelli raccolti dal predecessore di Santoro, Corrado Formigli, che proprio con “Piazza Pulita” ha lasciato campo libero una settimana fa all’ex europarlamentare.

Nemmeno i più ottimisti si sarebbero aspettati un impatto così travolgente. Considerato soprattutto l’affollamento palinsestuale del giovedì, dove regnano “Lo Show dei record”, “Pechino Express”, “X Factor” su Sky e i match delle italiane impegnate in Europa League.

Il risultato si attesta sul podio del prime time. Dietro solo alla fiction di Raiuno con Terence Hill, “Un passo dal cielo” (inarrivabile al 22%), e al programma condotto da Teo Mammucari su Canale 5, fermo al 15,2. Un tallonamento alla rete ammiraglia di Mediaset che ha avuto il merito aggiuntivo di rivitalizzare, grazie al traino, la seconda serata del terzo polo. “Omnibus Notte”, capace infatti di attestarsi mediamente all’1%, giovedì ha addirittura quintuplicato le sue cifre (5,7%).

“Servizio Pubblico” continua comunque a dimostrarsi un lontanissimo parente di “Annozero”. Pochi rvm, rari botta e risposta, ospiti dimezzati. Santoro abbandona l’arena e si dedica al faccia a faccia. Prima con Matteo Renzi, successivamente con Gianfranco Fini e Diego Della Valle. Solo con Luisella Costamagna, a cui aprono il microfono dopo due ore di trasmissione, gli animi si scaldano un po’.

Stupisce infine l’abbandono da parte del giornalista salernitano dell’opportunità d’interazione col pubblico da casa. Snobbati twitter e facebook, Santoro rilancia invece il tormentone del televoto: “quale leader vuoi eliminare?”. La prima sfida vedeva di fronte Maroni e Alfano, con quest’ultimo immediatamente silurati.

Nel primo autunno privo di ogni meccanismo da reality show a distanza di decenni, una trovata sinceramente evitabile ed anacronistica.


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