ASCOLI PICENO – Un doveroso omaggio a Cecco d’Ascoli ha concluso, sabato, la XXIV edizione del Premio Internazionale Ascoli Piceno, conferito quest’anno al professor Grado Giovanni Merlo. Gli attori dell’associazione culturale Mat hanno portato in scena “La sentenza di frate Accursio: sogno eretico del potere” che ha chiuso con una nota spettacolare e moderna la tre giorni promossa dall’Istituto Superiore di Studi Medievali Cecco d’Ascoli e quest’anno dedicata a “I giovani nel Medioevo – Ideali e pratiche di vita”. Un tema più che attuale, sviscerato nei tre giorni dei lavori dagli illustri relatori che, ognuno centrando un aspetto specifico del tema, hanno cercato di dipingere un quadro di ciò che significava essere giovane nel Medioevo.

La giornata finale del Piap ha avuto il suo momento clou nella lectio magistralis del professor Merlo, insignito del prestigioso riconoscimento per il volume “Il Cristianesimo medievale in Occidente”, che ha parlato della figura dello storiografo e dell’importanza, nel suo lavoro di ricerca, delle fonti. Per quanto riguarda gli altri premi, la Menzione Speciale della Giuria è stata assegnata al professor Tommaso Di Carpegna Falconieri per il volume “Medioevo militante. La politica di oggi alle prese con barbari e crociati”: l’opera è stata considerata un apporto di grande rilievo per la conoscenza del medievalismo e dei nessi positivi e negativi che lo legano alla scienza medievistica. Aver saputo dipanare una materia così attuale, e allo stesso pericolosa, con estreme coerenza e chiarezza costituisce uno dei meriti di una ricerca che ha avuto grande eco in campo nazionale ed internazionale.

La ricerca di miti ritenuti accessibili e vicini ha portato, infatti, sostanziali filoni della nostra civiltà a vedere nel Medioevo un immenso giacimento culturale in cui cogliere suggestioni e conferme. Una mentalità ed una sensibilità che per la sua vastità e riflessi nei costumi, nella politica e nell’economia non è possibile trascurare da chi si occupa dell’analisi storica del Medioevo. Sapere come nella nostra epoca ci si approcci a questo periodo storico è senza dubbio un contributo chiarificatore e discriminante. In tal senso Tommaso di Carpegna Falconieri si è addentrato in un campo difficile e controverso con metodologia coerente e sicura, cogliendo con lucidità i meccanismi che alimentano la percezione attuale del Medioevo e che portano a molteplici, legittimi o illegittimi, usi.

La Targa Gianni Forlini è stata conferita al volume “Poesia popolare ascolana” della compianta Elvira Felci, a cura di Mario Polia: una preziosa e approfondita ricerca, svolta sotto l’illuminata guida di un insigne e indimenticato studioso come Paolo Toschi e pubblicata opportunamente per iniziativa del “Centro Studi Tradizioni Picene”. Il volume “Poesia popolare ascolana”, edito da Lìbrati, ricco di canzoni e stornelli che toccano varie tematiche legate alla realtà rurale dell’Ascolano e che hanno il pregio di essere “commentate” dal prof. Mario Polia con puntuali rimandi e dovizia di particolari, costituisce una forma di resistenza della cultura orale, del canto popolare, così come della sua musica, e finisce per assicurare una irrinunciabile funzione propositiva, volta a riconoscere le peculiarità della comunicazione del canto popolare, il valore delle memorie e delle espressioni radicate nel territorio, a rafforzare il senso di appartenenza nonché a far sì che la cultura torni a farsi terreno, ricerca, domanda. La Targa Vito Fumagalli è andata alla tesi di dottorato di ricerca, in Scienze librarie e documentarie-XXIV Ciclo, della dottoressa Monica Bocchetta dal titolo “Biblioteche scomparse. Le librerie claustrali della Congregazione di San Girolamo degli Eremiti del Beato Pietro da Pisa. Ricostruzione storico-bibliografica”, dove l’autrice dimostra sul campo la fecondità di un approccio transdisciplinare in cui interagiscono le scienze librarie e documentarie, la storia religiosa e la storia intellettuale. La sua indagine ha preso le mosse dalle risposte al censimento voluto dalla Congregazione dell’Indice dei libri proibiti a cavaliere tra Cinquecento e Seicento, oggetto da alcuni anni di prestigiosi progetti nazionali guidati dai migliori specialisti, progetti ai quali ha attivamente partecipato anche la dottoressa Bocchetta. Concentrandosi sulla documentazione riguardante una congregazione come quella di san Girolamo degli Eremiti del Beato Pietro, dotata di solide radici marchigiane, l’autrice ha svolto un esemplare case-study, in cui la ricostruzione storico-bibliografica delle librerie claustrali appartenute a questa congregazione diventa un saggio a tutto tondo sulla storia, non solo culturale, di un’istituzione religiosa che ha attraversato le vicende ecclesiastiche e politiche d’Europa dagli ultimi decenni del Trecento al tramonto dell’Antico Regime.


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