ASCOLI PICENO – Ancora lui, ancora Micolucci. Come la ramaccia, che più non vuoi vederla, più ricresce, così anche l’Ascoli Calcio e i suoi tifosi non riescono a liberarsi di uno dei cattivi protagonisti in una delle pagine più vergognose della storia bianconera. La notizia è di oggi ed è relativa ad un’articolo de ‘La Gazzetta dello Sport‘ a firma di Francesco Ceniti. Il titolo dice già molto: “La mamma ha una relazione con Micolucci. ‘Ci spiace, ma nell’Ascoli non puoi giocare’ “. La ‘rosea’ racconta la storia del figlio della compagna (o ex?) del giocatore abruzzese, come un ‘emarginato‘ dalla società bianconera proprio perché ‘reo‘ di essere legato a Micolucci.

Nell’articolo uscito oggi si legge: “Non sono cento passi, ma 40 chilometri di vergogna. E’ la distanza che separa Ascoli Piceno da San Benedetto del Tronto, la strada dei sogni per Andrea (nome di fantasia) (…). Segni particolari: una cicatrice nel cuore. La cicatrice è metaforica, ma fa male. Per cinque anni è stato un punto fermo degli allenatori. Lo sarebbe stato anche in questo campionato se solo glielo avessero permesso”. Poi l’accusa nei confronti della società: “(…) è stato spiegato alla mamma e al papà di Andrea, prima dal segretario e poi dalla figlia del presidente Silvia Benigni: ‘Non lo tesseriamo perché c’è un legame con Vittorio Micolucci. Può accadere qualcosa e dobbiamo tutelarci‘”. Quindi la ‘rosea’ traccia un breve ritratto dell’ex Bari e Udinese: “(…) squalificato dal luglio 2011 per il calcioscommesse. Il giocatore ha ammesso le sue colpe, patteggiando e collaborando con la giustizia. E’ stato il primo pentito: le sue rivelazioni hanno permesso il salto di qualità all’inchiesta della Procura di Cremona. Senza quelle parole molto del marcio che avvelena il calcio non sarebbe stato estirpato. Scelta non facile(…)“. Insomma, quasi un martire per il quotidiano milanese. Poi si riprende: “Di sicuro il coinvolgimento di Micolucci nelle scommesse è costato caro all’Ascoli: punti di penalizzazione e una multa. I rapporti non possono essere idilliaci. Ci sta. Come la rabbia dei tifosi: gli insulti al giocatore sono la prassi. La cosa si può ancora comprendere se non sfocia in violenza. Cosa mai accaduta a dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, che Ascoli è una città civile. E allora perché negare il tesseramento ad Andrea che non è figlio di Micolucci? La società ai genitori (separati) ha spiegato più o meno questo: ‘Ci risulta che l’anno scorso Micolucci è andato un paio di volte a prendere il bimbo fuori dal centro sportivo. Cosa gravissima, ma soprattutto il club non può rischiare che qualche tifoso possa passare alle vie di fatto. E se accade chi ci garantisce che voi non ci fate causa per i danni subiti?Ci spiace, può andare in un’altra squadra. Siamo liberi di faer quello che vogliamo a casa nostra“. La chiusura della Gazzetta chiama in causa personaggi anche troppo scomodi: ‘Mi piacerebbe cosa ne pensano i cittadini di Ascoli – dice l’avvocato Daniela Pigotti – iniziando dal sindaco’. Già qual è il pensiero delle istituzioni? E soprattutto Costantino Rozzi avrebbe mai permesso una vergogna lunga 40 chilometri?” Non vogliamo cadere in risposte affrettate al collega Francesco Ceniti. Una cosa è sicura: se ci fosse stato il Presidentissimo il signor Micolucci non si sarebbe neanche potuto avvicinare al centro sportivo.

Pronta la risposta della società bianconera tramite il proprio sito internet: “Incredulità, sgomento e stupore (…). L’Ascoli Calcio 1898 S.p.A. ha avuto fra i tesserati della propria Scuola Calcio il figlio della compagna del Signor Micolucci fino alla stagione 2011-2012 e precisamente fino al maggio SCORSO. Associare il non accoglimento dell’iscrizione del bambino per la stagione 2012-2013 non deve e non può, quindi, ricondursi alla vicenda calcio scommesse, emersa nel giugno 2011. A seguito della vicenda calcio scommesse, dunque, c’è stata da parte della Società bianconera un’apertura mentale molto ampia, nonostante fosse ancora fresca la ferita legata alla vicenda Micolucci. Apertura che, però, l’Ascoli Calcio non ha visto apprezzata dall’entourage dell’ex calciatore bianconero in quanto, a seguito di numerose segnalazioni, è emerso che più volte il Signor Micolucci si era recato presso il Centro Sportivo Città di Ascoli per accompagnare o riprendere il bimbo per gli allenamenti. La vicinanza del Micolucci al Centro Sportivo dell’Ascoli ha generato malcontento presso la Società stessa e presso i comuni tifosi, da qui la decisione ineccepibile: rappresentando il Signor Micolucci un cattivo esempio per tutti i giovani dell’Ascoli Calcio che si allenano quotidianamente presso il Centro Sportivo, dalla Scuola Calcio, ai Giovanissimi, Allievi, Primavera fino alla Prima Squadra, l’Ascoli Calcio 1898 S.p.A. non vuole e non può accettare la presenza del Micolucci presso le strutture, in cui svolge tutte le attività sportive. La Società si augura che chi ha sbagliato si assuma finalmente la responsabilità dei propri errori, visto che finora non è stato fatto e considerato che a pagare pesantemente per colpe NON PROPRIE sono stati l’Ascoli Calcio, i Tifosi e la Città“.


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