Dal n. 942, del 3 dicembre 2012, del settimanale Riviera Oggi. In vendita in tutte le edicole.
ASCOLI PICENO – Proseguono a tutto campo le indagini, da parte del sostituto Procuratore Cinzia Piccioni, per stabilire la fonte dalla quale si è sprigionata la nube tossica, che la notte tra il 22 ed il 23 novembre scorso ha stazionato, per oltre ventiquattro ore e per un raggio di circa quattro chilometri, nei cieli della zona industriale di Ascoli Piceno.
L’allarme è scattato poco dopo la mezzanotte, quando molti operai di alcune fabbriche della zona hanno allertato i Vigili del Fuoco. L’intervento è cominciato subito, con dei sopralluoghi laddove la concentrazione del cattivo odore aveva raggiunto valori significativi. La nube non ha creato gravi conseguenze per la salute pubblica, se non rari casi di nausea o dolore di stomaco avvertiti da alcuni operai, durante il turno di notte. Sintomi che fortunatamente non sono degenerati in nulla di più grave.
Al lavoro anche gli specialisti del Nucleo NBCR dei Vigili del Fuoco, che hanno setacciato a fondo i collettori fognari di alcune aree della zona industriale. I primi rilievi effettuati dall’Arpam hanno rilevato una alta concentrazione di ammoniaca presente nell’aria, oltre alla presenza, nelle acque reflue, di una significativa concentrazione di piombo e zinco. Dopo aver stabilito i punti critici, i tecnici dei Vigili del Fuoco hanno prontamente aperto i pozzetti della rete fognaria, scongiurando così l’eccessiva saturazione della mistura di idrocarburi presente.
Diversamente si sarebbe innescata una forte combustione. Il campo è stato ristretto ai pozzetti della Uniproject, l’azienda del Basso Marino attiva nella gestione del depuratore dei rifiuti liquidi, già da tempo oggetto di aspre critiche da parte degli abitanti di Caselle di Maltignano, che ne chiedono il trasferimento a causa di una controversia relativa alla distanza del sito rispetto al centro abitato di Caselle di Maltignano.
La preoccupazione della comunità scaturisce da alcune vicende che qualche anno fa fecero finire l’Uniproject nella bufera. L’azienda attiva nello smaltimento rifiuti pericolosi e non, di proprietà della Piceno Consind, di cui l’Uniproject ne è concessionaria, è situata, secondo il PAI (Piano Stralcio di Bacino dell’assetto idrogeologico) , in zona esondabile E3, quindi in una zona a rischio. Inoltre nel periodo 2004-2007 lo scarico della Uniproject fu oggetto di attenzioni da parte dell’Arpam, rilevando alcune anomalie. I liquidi smaltiti, pericolosi e non, trattati con procedure chimico-biologiche, andavano poi a confluire nella condotta consortile del depuratore di Campolungo, articolato all’epoca in modo da ricevere esclusivamente sostanze biologiche e non pericolose.
Il tutto contrariamente a quanto stabilito dall’Arpam, secondo cui eventuali rifiuti pericolosi, delle ditte che si allacciavano al depuratore consortile, dovevano essere trattate preventivamente all’interno dei propri scarichi prima di procedere allo smistamento. L’allarme rientrò, e da poco più di un anno il depuratore consortile di Campolungo risulta ufficialmente un impianto di trattamento di acque reflue urbane.
“Il cattivo odore si è maggiormente concentrato nella zona dove è ubicata la Uniproject”, dichiara il Direttore dell’ Arpam, Fabrizio Martelli. “E’ molto probabile che quella zona rappresenti il punto di origine”. Tuttavia, dal canto loro, i vertici della Uniproject escludono categoricamente l’ipotesi di un nuovo coinvolgimento dei loro impianti sulla vicenda della nube tossica che dieci giorni fa ha messo in allarme gran parte della zona industriale. L’Arpam ha consegnato al Pm, Cinzia Piccioni, tutti i prelievi effettuati nei punti critici, ed una volta ricostruito il quadro degli esami di laboratorio, il magistrato potrà stabilire eventuali responsabilità.
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