Carnevale e storia. Ho assistito nei giorni scorsi alla sfilata sambenedettese e alle parodie ascolane nel centro della città. Hanno entrambe attirato tanta gente.
In Ascoli i vari gruppi hanno fatto divertire come sempre e le scenette mi hanno ricordato Natale al borgo. Due le differenze, il dialetto (comunque simile) e i temi trattati, in Ascoli basati sull’attualità a San Benedetto sulla storia.
Sul lungomare della riviera picena i soliti carri maestosi ma privi di quell’attualità che caratterizza i carnevali importanti. La mancanza di creatività è evidente: solo qualche gruppo ha saputo ironizzare e bene sulla politica sambenedettese in particolare.
Essendo impossibile portare i carri allegorici nello splendido scenario del centro di Ascoli mi è venuta in mente un’idea di difficile realizzazione anche se abbrevierebbe i tempi del tanto auspicato brand piceno. Una comunione che potrebbe risollevare le sorti di un turismo rivierasco morente e di quello ascolano che definirei nascente: integrare la tradizione ascolana con quella sambenedettese miscelando Natale al borgo con l’Ascoli che era (è il primo nome che mi è venuto in mente) e rappresentare le scene tra le rue del paese alto sambenedettese e Piazza del popolo e dintorni.
Un progetto ambizioso (oltre che un grande segnale di civiltà) che potrebbe nel tempo avere anche connotati di richiamo nazionale. Sicuramente extra provinciale. Stessa cosa per il Carnevale in comune di stile ascolano da tenere la domenica prima del giovedì grasso presso una località intermedia, Offida, o Spinetoli-Pagliare per esempio.
Insomma la nascita di un Carnevale del Piceno e un revival storico delle tradizioni nel periodo natalizio potrebbero dare un importante input per destagionalizzare la mobilità turistica troppo fossilizzata ai soliti 45 giorni nel pieno dell’estate. Particolare mi fa venire in mente una distinzione tanto cara all’attuale presidente della federalberghi, Luciano Pompili. “Chi viene da noi non può essere definito turista ma vacanziero”. Trovare un modo di fare arrivare qualche “turista” seppur solo per qualche week end non la vedo un’idea da scartare.
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Sono contrario. Ma non per motivi campanilistici (che non mi appartengono) o perchè non credo nel brand piceno (lo sostengo da anni).
Ma il brand “PICENO”, fare rete tra i vari comuni del Piceno, non significa mescolare tutto e riproporlo in una località a metà strada. Sia perchè ogni manifestazione è completamente diversa dall’altra, sia perchè ogni manifestazione è legata ad un particolare scenario, sia perchè il Piceno è talmente piccolo che un turista, in 4 giorni, può venire qui e seguire tutte le varie manifestazioni storiche spostandosi al massimo nel raggio di 30 km.
La cosa giusta da fare non è quella di mettere insieme due-tre carnevali diversi e riproporli a Pagliare o, peggio ancora, fare una fusione tra manifestazioni. La storia va rispettata e noi, che ne abbiamo tanta (soprattutto i paesi dell’entroterra), dobbiamo esaltarla.
La cosa giusta da fare è seguire l’esempio di Ascoli, Castignano e Offida che da anni si sono messi insieme per quanto riguarda il Carnevale ed “escono” con un cartellone unico chiamato “CARNEVALE STORICO DEL PICENO”. Questo è un primo passo che va preso ad esempio in ogni campo.
Il mio auspicio è proprio il CARNEVALE STORICO DEL PICENO. La mia è stata una semplice idea senza approfondimenti per cui la ringrazio per il contributo. Comunque non era mia intenzione mancare di rispetto alla storia anzi il contrario. L’esempio di Pagliare e Offida era soltanto un qualcosa in più e più integrata rispetto a quando si fa adesso che non va toccato. Discutendone si può giungere alle conclusioni migliori. Tanto è che ho chiuso con queste parole: servono idee.