GRILLO E M5S 8 In realtà il risultato sarebbe da 10, ma, come ho già scritto, sarà la prova dei fatti a fornire il valore di questa impresa unica nella storia repubblicana, che supera quella del 1994 di Berlusconi, il quale disponeva però della forza delle televisioni. Certo è un miracolo del marketing politico e dunque di Casaleggio, tuttavia gli spin doctors di Monti e Bersani non crediamo siano pagati con noccioline. Grillo ha trattato temi quasi tutti di sinistra (No Tav, ambiente, no pensioni d’oro, rapporto salariato-dirigente) anche laddove la sinistra non si esponeva e faceva la chic perché all’apparenza destrorsi (sovranità monetaria, euro, Europa), ma puntando dritto alla pancia ovvero all’oppressione fiscale, denudando quindi la Lega e in parte Berlusconi. Perché sa (lui o Casaleggio) che il proletariato oggi è composto in gran parte anche da piccolissimi imprenditori, commercianti, partite Iva che dalla sinistra abituale si sentono oppressi e fustigati e invece in Grillo hanno trovato il proprio megafono (almeno, per ora, solo megafono). Certo, ci sarà retorica e demagogia, ma non meno di chi va all’estero a dire che chiederà un rafforzamento dell’austerità e poi va nelle mense Caritas o fra i cassa integrati: quando si dice che “noi siamo il 99%“, si capisce che Grillo ha messo il cappello su quel 99% con una abile operazione. E’ facile adesso pronosticare una ulteriore crescita del M5S perché il risultato elettorale di stallo favorirà grandemente il ruolo d’opposizione sistemica di questi ragazzi. Aria fresca, talvolta, significa anche rozzezza, è vero, e qui ci si giocherà gran parte della reputazione. Quando parlavo del M5S prima delle elezioni, dicevo che per giudicarlo basteranno 3-4 mesi, al massimo un anno, perché poi dovranno essere compiute scelte nette e chiare non solo sulla retorica della Casta e sulla trasparenza (che portano voti ma non il pane). Con questo risultato invece potrebbero continuare a lucrare sull’anti-politica senza esporsi troppo. Ma è probabile che presto verrà il momento di preparare nel dettaglio un programma per il Governo più articolato: a quel punto vedremo se sono solo dei boy scout da rimandare dalla mamma o se invece avranno, loro, il coraggio un po’ epico che manca agli altri. Savonarola 2.0.

BERLUSCONI 7 Il voto va solo a Silvio e non al Pdl, che è evidentemente una sua protesi simbolica. E’ vero che ha perso tantissimi voti rispetto al 2008 ma è altrettanto vero è risorto come un Lazzaro da una morte apparente. Il suo partito in realtà è da rifondare da cima a fondo, a livello territoriale è allo sfacelo un po’ ovunque, ma ad ogni modo ha annientato Monti e ingabbiato Bersani: nulla potrà accadere senza il suo consenso (o la sua opposizione), come per la legge elettorale, il nuovo capo dello Stato, il conflitto di interesse, la giustizia. Ha fermato le lancette dell’orologio con l’astuzia che conosciamo, riuscendo a passare da sostenitore di Monti a suo avversario principale, da co-autore dell’austerità a partito che l’ha subita. Ed ora non dovrà neppure restituire l’Imu… Mina vagante nei rapporti con l’Europa, è stato agevolato dalla prima campagna elettorale in cui i suoi problemi personali con la giustizia, le tv e le gaffe sono passate in second’ordine rispetto alle necessità dei cittadini. Aiutato dagli attacchi di Merkel&Co. Le brioches non nutrono chi ha fame. Troppo italiano.

MONTI 5 E SCELTA CIVICA Per essere l’uomo che ha salvato l’Italia, il suo 10% suona come una campana a morto. In realtà ci sono due Monti: quello che ha perso l’obiettivo minimo, ovvero essere determinante almeno al Senato e che ora dovrà guardare dal basso in alto Silvio Berlusconi all’interno del Ppe, e quello che all’interno ha fagocitato Udc e Fli, annullandoli e riuscendo laddove Berlusconi aveva fallito. Ha iniziato a perdere consensi quando ha tentato di fare il Silvio, dicendo che si potevano abbassare le tasse e anche l’Imu: se a Silvio lo credono in pochi ma comunque la croce ce la mettono perché non si sa mai, per Monti era un controsenso vivente. I tweet, la birra, il cagnolino, sono state operazioni di facciata che però non hanno fatto dimenticare – anzi, hanno ricordato – che lui è l’uomo della grande finanza europea, dell’austerità e dell’aumento delle tasse già programmato per il 2013, delle pensioni tagliate e degli stipendi che diminuiscono, del peggior crollo dei fondamentali economici degli ultimi decenni. Se Grillo è riuscito laddove nessuno mai era stato capace in Italia (portare al centro i temi della sinistra ma anche della destra, le famose “ali” che non vincerebbero mai), Monti invece ha tentato l’operazione opposta, ovvero condurre all’estremo il centro del Paese. Ma difficile che un poveraccio abbocchi. Professore bocciato dagli alunni.

BERSANI E IL PD 4 Evita lo zero per il pugno di voti che gli danno la maggioranza alla Camera ma il risultato è il “giusto” premio per una campagna elettorale costruita per non vincere. Intervistato da Mentana, la scorsa settimana, e invitato a dire qualcosa a Berlusconi, se ne è uscito così: “Silvio, ma dove trovi tutta quella energia? Dài, calmati“. Un autogol pazzesco segnale della sua inadeguatezza. A forza di parlare di responsabilità ha tolto qualsiasi nerbo al suo partito dopo che per vent’anni si era nutrito di antiberlusconismo di facciata, e se sperava in una vittoria con Monti per evitare la tragedia dell’austerità da lui stesso sbandierata in tutte le interviste sui giornali esteri, ora invece rischia di essere ricordato come il peggior segretario della storia del Pd – o Pds-Ds. Un anno fa avrebbe vinto con Sel e Idv senza problemi, ma ha deciso di dare il proprio appoggio ad un governo voluto dalla destra europea (Sarkozy-Merkel) e dal grande capitale: imperdonabile per i nipotini di Berlinguer. Ha ridotto l’unico vero partito italiano ad un calcolatore senza cuore e senza sogni, terminando un percorso da anni avviato che, però, si sta schiantando con un’altra terribile verità: il Paese è anche senza soldi. Smacchiato.

INGROIA E RIVOLUZIONE CIVILE 3 Si sentiva che l’operazione era raffazzonata: tutto avvenuto a due mesi dalle elezioni, vertici che decidono candidato e candidati regionali, unione di quattro partiti in difficoltà. Probabilmente una sua presenza almeno minima in Parlamento avrebbe consentito maggiore vivacità democratica, tuttavia i temi trattati erano o stati “scippati” da tempo da Grillo (critiche Europa, Tav, Ponte, nucleare, Casta) o affrontati con parzialità (le critiche all’Europa ma dentro la cornice europea sanno di un “voglio ma non posso” e di una mancata comprensione di quanto sta accadendo) o nel solito modo della sinistra: rischio classista e quindi incapace di comprendere le nuove forme di proletariato “borghese” di cui Grillo, volenti o nolenti, è interprete (e per questo, per ora, fa il pieno). Guatemalteco.

GIANNINO E FERMARE IL DECLINO senza voto Se non fosse esploso il caso master, lauree e Zecchino d’Oro, sarebbe stato interessante valutare il risultato di Fid “al netto”. Difficilmente però avrebbe preso un seggio. A studiare.


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