ASCOLI PICENO – I nodi sono tutti venuti al pettine: forse, non ci sono abbastanza pettini, semmai. Ecco così che all’interno del Partito Democratico la sconfitta, o la “non vittoria” elettorale apre profonde divisioni. Lo si vede a livello nazionale ma lo stesso si ripropone nel Piceno, dove la batosta è stata eclatante ancor più che nel resto delle Marche, regione dove si è assistito allo storico ribaltone: il Pd non è più il primo partito, a beneficio ovviamente del Movimento Cinque Stelle.

Antonio Canzian, ex candidato sindaco di Ascoli, attuale consigliere comunale e assessore regionale, già nei mesi scontri andato in rotta di collisione con la parte “agostiniana” del partito, ora commenta quello che sta avvenendo. E usa parole dure: “Nella migliore tradizione del trasformismo italico, si è scatenata all’interno del Pd la gara a ribaltare su altri la responsabilità di un risultato elettorale deludente anche se prevedibile da tempo. Quello che però sconcerta è che dirigenti di partito che si sono schierati compatti con Bersani, oggi , improvvisamente, scoprano che “con Renzi il Pd avrebbe vinto “. Troppo comodo, come avvenuto nel Piceno, aver blindato le primarie, essersi scelti i concorrenti, aver incassato il risultato ed ora scaricare Bersani” afferma Canzian, che alle primarie, comunque, aveva sostenuto Bersani.

Dov’era questa stessa classe dirigente quando bisognava fare una nuova legge elettorale, ridurre il numero dei parlamentari, riformare il finanziamento pubblico dei partiti, abolire la miriade di enti, utili solo a sistemare esponenti di partito? Si è compreso che il confronto, o meglio , lo scontro per molti elettori non era tra destra e sinistra, ma tra chi era dentro il Palazzo e chi era fuori?”

Canzian non fa nomi ma poi individua nei Giovani Democratici uno degli anelli deboli del Partito (qui ad esempio una polemica sempre tra Canzian e Gd di qualche mese fa): “I nostri Giovani democratici si sono chiesti perché proprio i giovani hanno votato in prevalenza il M5S? L’aspetto più inquietante non è l’exploit del M5S, ma il risultato di Berlusconi che, nonostante tutto, continua ad intercettare la pancia e gli istinti primordiali di una parte del Paese. Nonostante qualcuno proponga un governo Pd-Pdl e similari, ora l’unica reale, seppur difficile, prospettiva è quella di verificare la disponibilità del M5S a condividere 4-5 riforme: conflitto d’interessi, legge elettorale, riduzione dei parlamentari e delle indennità, revisione del finanziamento pubblico ai partiti, misure a sostegno del lavoro e dei giovani. E sarebbe già una rivoluzione”.

“Infine – conclude – ho notato che in questi giorni importanti esponenti del mio partito mostrano particolare attenzione per Ascoli, dove peraltro il Pd si è comportato meglio, e molto meno per il resto del territorio dove , mi pare, siamo più in difficoltà. Sono contento , ma spero che lo facciano con uno spirito diverso rispetto al 2009 quando il loro interessamento non fu, come tutti ricordano, molto utile per conquistare l’Arengo” ironizza Canzian, in riferimento al fatto che alcune parti del Pd non avrebbero votato a favore dell’allora candidato Canzian.

SECONDO LUCCIARINI Il sindaco di Offida, che è stato il primo ad ammettere gli errori interni al Pd, si affida ad alcune righe su Facebook per rispondere pur in maniera indiretta: “Non c’è niente da fare, certi autorevoli esponenti del mio partito non ce la fanno a dire “abbiamo sbagliato”. No, continuano ad andare avanti per la propria strada come se nulla fosse cercando di confondere una dovuta assunzione di responsabilità con il trasformismo”. Tra i commenti quello di Fabio Urbinati, assessore a San Benedetto: “Valerio, non se ne sono accorti oggi e non lo faranno ora. Credo di riuscire a governare processi che ormai sono sfuggiti di mano da più di 10 anni. La nostra generazione forse ha la grave colpa di non essere riuscita a portare il Partito ad un rinnovamento generazionale che avrebbe portato anche idee e contenuti”.

E I “GD” Abbiamo già ospitato Francesco Ameli dei Giovani Democratici, il quale aggiunge: “In comune il discorso ricade sull’immobilismo della dirigenza locale, troppo impegnata a volte nel “cambiare tutto per non cambiare nulla. n città c’è una generazione che è stata buttata fuori dalla rappresentanza nel centrosinistra, è quella dei trentenni e quarantenni. Di questa mancanza qualcuno dovrà assumersene la responsabilità?” Per Gianluca Pompei “I continui riferimenti al governo Monti e le ripetute aperture di credito fatte (si diceva a prescindere da quelli che sarebbero stati i risultati elettorali) hanno lasciato intendere che il PD fosse coportatore di quella linea di austerità ottusa e recessiva al quale il professore bocconiano ci aveva costretto” e dunque le elezioni segnano la fine del “modello Marche”, ovvero l’alleanza tra Pd e centristi.


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