ASCOLI PICENO – Si è svolta questa mattina, 2 aprile, davanti al Gup Rita De Angelis e al Pm, Umberto Monti, l’udienza preliminare relativa all’inchiesta sul crac Decar, azienda ascolana del settore automobilistico, dichiarata fallita dal tribunale di Ascoli Piceno il 15 gennaio del 2010. Il suo titolare, S.O., quarantasettenne di Ascoli Piceno, accusato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale aggravata, è stato condannato a 2 anni di reclusione, con pena sospesa.
Tra le accuse a carico dell’imprenditore ascolano, difeso dall’avvocato Silvia Morganti, il fatto di aver ceduto gratuitamente a suo fratello un automezzo ed alcuni beni di proprietà della ditta, prima del suo fallimento, con l’obiettivo – secondo l’accusa – di sfuggire ai creditori. In seguito all’acquisizione della relazione del curatore fallimentare, e alle indagini della Guardia di finanza, sarebbero emerse, inoltre, delle anomalie nei bilanci della società.
L’attenzione degli inquirenti si è infatti concentrata sui libri contabili che sarebbero stati compilati in modo tale da non permettere l’esatta ricostruzione del patrimonio, oltre che degli affari della Deacar.
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