ASCOLI PICENO –  è stato riconfermato presidente di Confindustria Ascoli Piceno, al termine dell’Assemblea Generale dei Soci che si è svolta questa sera, venerdì 19 aprile, nella sede di Corso Mazzini, ad Ascoli. Un plebiscito per Bucciarelli, che ha ottenuto il 97% dei voti.

Per il triennio 2013-16 sono stati inoltre eletti vicepresidenti gli imprenditori Giovanni Cimini, Giuseppe Allocca e Mario Tassi. Presenti, durante l’incontro, il presidente di Confindustria Marche Nando Ottavi, il Presidente della Provincia Piero Celani, il sindaco di Ascoli Guido Castelli, il sindaco di San Benedetto Giovanni Gaspari, il sindaco di Comunanza Domenico Annibali.

Di seguito il discorso di Bruno Bucciarelli.

Confindustria Ascoli PicenoIl mio più cordiale  benvenuto alle Autorità e agli ospiti che  onorano  questa  Assemblea Generale dei Soci di Confindustria Ascoli Piceno nonché a tutti i rappresentanti delle imprese presenti.

Potrei cominciare questo intervento parlando della solitudine dell’imprenditore che ho riscontrato, in diverse crescenti occasioni, nei colloqui con gli associati.

Come è stato a Torino – sabato scorso  nel convegno biennale della Piccola Industria – considero quella odierna la giornata che deve segnare anche per la nostra Organizzazione l’inizio della mobilitazione.

Mobilitazione contrapposta alla evidenza dei numeri ed a una situazione di forte emergenza economica e sociale a cui noi tutti dobbiamo dare risposte .

Non a caso il Capo dello Stato ha invitato gli italiani a misurarsi fattivamente  e senza pregiudizi sul Paese che vogliamo costruire .

Potrei sicuramente parlare dello stupore e dello sdegno di noi imprenditori e cittadini di fronte alla mancanza di responsabilità della classe politica nazionale“impantanata” da due mesi , troppo preoccupata di conquistare le “caselle del potere” piuttosto che dare un segnale di operosità e credibilità anche  alla Comunità internazionale.

Ciò nonostante, anzi proprio per questo, ritengo determinante  un collegamento ancora maggiore fra politica e territorio, per calare sempre di più l’azione dei nostri rappresentanti in Parlamento e al Governo nel mondo dell’economia e della vita reale.

A questo scopo, in occasione della campagna elettorale per le ultime elezioni politiche di febbraio scorso, abbiamo costituito un tavolo al quale si sono impegnati a partecipare gli onorevoli eletti nell’attuale Parlamento.

Con loro nei prossimi mesi discuteremo sulle necessità del nostro territorio e sulla possibilità di dare risposte alle istanze della Comunità, non solo economica, del Piceno.

E agli imprenditori che avvertono senso di abbandono, dico di partecipare e contribuire alla vita della loro Associazione : potranno così condividere difficoltà e sofferenze, ma anche iniziative, proposte e speranze per il futuro.

Tutti noi dobbiamo essere convinti del fatto che l’Associazione deve essere vissuta come luogo dell’ascolto e di  analisi dei problemi anche pratici, luogo in cui fare sistema e affrontare con forza le questioni di ogni giorno, con creatività imprenditoriale.

Alla politica non chiediamo scambi, ma ribadiamo l’esigenza di intervenire sui nodi dello sviluppo e riportare la produzione al centro del dibattito per migliorare la competitività del Paese.

E’ di questi giorni la notizia della proposta di Diego Della Valle di destinare da parte delle imprese che, nonostante tutto  fanno utili, l’1% degli stessi a iniziative di solidarietà.

Vi ricordo che Diego Della Valle è uno dei nostri   Consiglieri D’Onore; egli  rivolge esplicitamente un invito a tutti i colleghi affinché considerino la possibilità di “dare una mano” a giovani e famiglie oggi in difficoltà.

Esiste ancora una classe dirigente  con alto senso morale che il suo compito vuol portarlo fino in fondo, e di essa fa parte anche la nostra categoria.

Sottoscriviamo in toto la richiesta che il Presidente Squinzi ha rivolto alle Istituzioni: dare a noi tutti, cittadini e imprenditori,   il  diritto di vivere in un Paese che rispetti e premi il lavoro, l’impresa, la capacità di rischio.

Oggi invece li penalizza e li avvilisce.

Ma il Paese, cittadini ed imprese, ha bisogno, anzi  ha diritto  di avere risposte dalla politica che sia una BUONA POLITICA , fuori da ogni populismo, ideologia e calcolo elettorale. Per uscire da un clima generale di sfiducia c’è bisogno di FARE qualcosa, di non stare con le mani in mano.

Il Centro studi di Confindustria ha sviluppato un lavoro di analisi e  sintesi in cui  ha attestato che “siamo in una economia di guerra”, visto che, nel 2012,ogni giorno, hanno chiuso 41 imprese manifatturiere.

Nonostante tutto gli imprenditori continuano a combattere per creare occupazione e reddito, subendo la crisi della domanda interna, ma conquistando nuovi lavori in tutto il mondo.

Lo fanno per passione e per senso di responsabilità perché,  a fronte della globalizzazione e della necessità di affacciarsi sempre di più all’estero, il nostro sistema industriale ha impressionanti potenzialità.

I deficit di competitività  del Paese lo sono anche per le nostre imprese: noi tutti non possiamo accettare che vengano  cancellati i frutti del miracolo economico e che si rischi che fra 50 anni l’Italia diventi una economia arretrata.

Occorre reagire o rischieremo di assistere allo spettacolo dell’orchestra (la politica) sul ponte della nave che affonda  e noi dritti sull’attenti in procinto di  affondare.

So per certo che politici e amministratori locali ricevono ogni giorno le più disparate richieste di aiuto e le più drammatiche espressioni di bisogno  e sono sicuro che ne sono preoccupati.

Al di là dell’ascolto e, mi auguro, del sostegno alle proposte che mi accingo a fare, a loro chiedo di unirsi a noi in una iniziativa che vuol essere un richiamo allaresponsabilità della politica.

Essa  deve tornare a sostenere vie di sviluppo, usando “concretezza e rapidità”, con la capacità di adottare soluzioni attraverso mediazioni non compromissorie, ma ispirate al bene comune.

Nel momento più difficile della nostra storia abbiamo il dovere e la responsabilità, a partire dalle parti sociali,  di stringere un patto dei produttori.

Un patto tra tutti coloro che sono attori della fabbrica con il quale ci si impegna ad essere  responsabili perché  il  Paese sia nuovamente sulla strada della competitività .

Come parti sociali, noi e le organizzazioni dei lavoratori, siamo chiamati ad un ruolo di grande responsabilità : recuperare lo spirito di comunità che abbiamo perso! E’ già accaduto con l’accordo del ’92 – 93 sulla politica dei redditi e dell’occupazione.

Se riusciamo ad avviare insieme questo percorso potremo con più  forza chiedere alla politica di fare altrettanto !

Non vogliamo assolutamente rivolgere alla classe politica un generico lamento; vogliamo invece discutere su fatti concreti condivisi tra imprenditori e lavoratori.

Ci impegniamo su quello che dobbiamo fare noi adesso per il nostro Paese, ecco perché  pretendiamo  interventi mirati: vogliamo avere risposte reali, rapide e concretamente realizzabili !

A titolo simbolico propongo di condividere un “manifesto di protesta” nei confronti dell’immobilismo della politica, invitando gli eletti, a qualsiasi livello, ad agire subito.

Passo ora ad alcune proposte meno “simboliche” e più operative.

Consapevoli della limitatezza delle disponibilità economiche dello Stato, abbiamo voluto individuare 3 livelli sui quali avviare azioni per migliorare le condizioni socio/economiche del nostro territorio senza che da tali iniziative derivino spese insostenibili per le amministrazioni.

A LIVELLO LOCALE: un mese fa abbiamo scritto ai 33 sindaci della nostra provincia   chiedendo di poter avere un approfondimento sulle metodologie di calcolo della nuova TARES.

La nostra proposta è di istituire con loro un metodo condiviso attraverso il quale siano ponderate in maniera preventiva e congiunta le conseguenze per cittadini e  imprese,  delle scelte  delle amministrazioni comunali  in materia di fisco e servizi.

Nel frattempo, da subito, chiediamo di creare una task force composta da tecnici delle amministrazioni, delle banche e dell’Associazione per procedere alla quantificazione dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione e per accelerare le procedure predisposte dai recenti e futuri provvedimenti di legge.

Da parte nostra c’è la massima disponibilità a collaborare alla stesura dei bilanci di previsione  con i Sindaci che ne facciano richiesta .

A LIVELLO REGIONALE: in attesa di una auspicabile riforma del sistema fiscale nazionale, proponiamo l’immediata riduzione dell’IRAP a livello minimo per le aziende in start-up, abbattendo completamente l’addizionale regionale, attualmente fissata nella  misura dello 0,83%.

Occorre una terapia d’urto che produca risultati nel brevissimo periodo: ecco perché ritengo indispensabile una moratoria nell’utilizzo dei  fondi strutturali della prossima programmazione 2014/2020,da concentrare esclusivamente per interventi sul credito, rafforzando ad esempio i Confidi e il fondo di garanzia per le PMI, e per favorire l’attrattività dei nostri territori, introducendo agevolazioni per chi investe.

A LIVELLO NAZIONALE: secondo i più recenti dati oltre ai disoccupati, ci sono gli inattivi , come li definisce l’Istat, che  “sfiduciati”, non cercano lavoro ma si occuperebbero, se lo trovassero; questi costituiscono una forza lavoro potenziale  di 3.086.000 unità.

Mentre esistono nel panorama normativo nazionale facilitazioni per le imprese che assumono i disoccupati di lungo periodo, restano fuori da ogni possibilità gli sfiduciati, ovvero coloro che non si attivano per la ricerca di un’occupazione in quanto, appunto, scoraggiati perché convinti di non trovarla.

Nella nostra Provincia il tasso di inattività particolarmente alto lascerebbe supporre la presenza di un numero molto elevato di “sfiduciati”.

Per tentare di “includere” nel mercato del lavoro anche gli appartenenti a questa categoria  e per provare a dare una risposta ad un problema sociale particolarmente avvertito, riteniamo di fare una proposta, pur sapendo che tali istanze vanno avanzate sui tavoli nazionali.

Facendo altresì molta attenzione ad evitare abusi e furbe strumentalizzazioni.

Per i giovani che sono oltre l’età per l’apprendistato e non si trovino in cassa integrazione, disoccupazione di lungo periodo o mobilità, che quindi non siano in situazioni previste dalla normativa per agevolazioni ed incentivi all’assunzione,potrebbe essere previsto un contratto che per i primi tre anni consenta il pagamento dei soli contributi di carattere assistenziale ed assicurativo esonerando aziende e lavoratori dal pagamento della contribuzione previdenziale.

Durante tale periodo i lavoratori interessati non maturerebbero la pensione ma tuttavia sarebbe loro garantito l’ingresso/rientro nel mercato del lavoro e, soprattutto, la dignità di un reddito.

Oltre tutto, tenendo conto degli attuali requisiti del pensionamento di vecchiaia, per essi molto probabilmente non ci sarebbero , in ogni caso,  le condizioni per maturare la pensione massima.

Esiste poi una categoria di soggetti emarginati dal mondo del lavoro ed ultrasessantenni che hanno i requisiti contributivi per il pensionamento ma sono privi di quelli anagrafici.

Anche per costoro prevediamo la possibilità di essere assunti per arrivare all’età pensionabile pagando, per un periodo massimo di 3 anni, i soli contributi di carattere assistenziale ed assicurativo. Essi, per un periodo fino a 3 anni, non migliorerebbero la loro posizione previdenziale, ma avrebbero garantiti dignità e reddito per il loro sostentamento

E’ vero che si richiederebbe un sacrificio corrispondente alla mancata incidenza economica e temporale del “periodo scoperto” sulla pensione, ma è altrettanto vero che, in alternativa, ci sarebbero scarse possibilità di entrare nel mercato del lavoro per i giovani che comunque non maturerebbero mai la pensione massima, data l’età, e scarsissime possibilità di avere un reddito da lavoro fino alla pensione per gli ultrasessantenni. Infine l’operazione non costerebbe nulla allo Stato.

Parliamoci chiaro,  oggi esiste un altro problema,  sia per il lavoro nel pubblico che nel privato:  consentire a giovani,  disoccupati ma volenterosi, l’ingresso nel mondo del lavoro . Uno dei fattori che inibiscono queste legittime aspirazioni è l’obbligo di conservare  il posto a  persone che dimostrano poco interesse per il lavoro e per l’ente o azienda nella quale quotidianamente dovrebbero  impegnarsi.

Così come dovrebbe essere consentito all’imprenditore di attribuire a collaboratori meritevoli premi “ad personam” soggetti a  tassazione attenuata.

Tutti noi siamo consapevoli della urgente necessità di interventi/provvedimenti  – rapidi, semplici e realizzabili – per sostenere  le imprese.

Basilare favorire la internazionalizzazione  delle imprese : queste devono essere messe in grado di formare figure professionali utili a proiettarsi sui mercati, intercettare sempre più fondi e  progetti comunitari e  trovare nei diversi paesi strutture e desk utili per semplificare gli approcci commerciali, non dimenticando anche iniziative di cooperazione tra territori e Paesi.  Alla politica chiediamo di evitare nei diversi Paesi esteri azioni/eventi  che non avvantaggiano in nessun modo le imprese ma risultano   solo inutile spreco. Basta con  iniziative  che non producono valore aggiunto  per l’azienda!

Sentiamo forti le nostre responsabilità,di imprenditori e di Italiani,ogni giorno siamo pronti a mettere a disposizione il nostro impegno per un domani migliore in cui anche la Politica abbia l’obiettivo solo del Bene Comune!

 


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